Dagospia 4-9-2007 SIGNORI, ECCO MUTUOPOLI
- SIGNORI, ECCO MUTUOPOLI Franco Bechis per “Italia Oggi” Sarà perché l'hanno visto così asciutto e morigerato, ma Piero Fassino ispira fiducia. Tanto che una banca lo ha ritenuto meritevole di credito fino alla vigilia del compimento del suo ottantatreesimo anno di età. Nel 2032 infatti scadrà l'ultima rata del mutuo venticinquennale concesso dal Monte dei Paschi di Siena per l'acquisto della seconda casa dell'ultimo segretario Ds, il buen retiro di Scansano dove respirare aria buona e passare in serenità i weekend con la consorte e consocia Anna Serafini. Condizioni particolari, ma meglio ancora quelle fatte dal Banco di Napoli per l'acquisto della residenza romana della coppia, in piazza delle Coppelle. Non è una rarità. Quasi tutti i politici hanno comprato casa così. Quando la scorsa settimana è esplosa «Casa nostra», grazie a un lungo servizio del settimanale L'Espresso, poi ripreso da molti quotidiani, per tutti è stata una sorpresa. Non per i lettori di ItaliaOggi che in un anno avevano già letto gran parte di quelle primizie, con dovizia di particolari. Per questo abbiamo deciso di offrire un servizio in più, rintracciando i contratti di mutuo con numerosi istituti bancari stipulati dagli stessi uomini politici di cui avevamo raccontato gli investimenti sul mattone. Ed è venuto fuori quel che era immaginabile: se gli sconti ottenuti da enti previdenziali e società private, come sostengono i diretti interessati, erano simili a quelli di altri inquilini con diritto di prelazione, certamente le condizioni ottenute dalle banche per i mutui fondiari o ipotecari sono state ben diverse da quelle reperibili sul mercato da cittadini comuni. Lo sconto extra arriva da lì, e si unisce a investimenti sul mattone di un certo valore assoluto. Da Rosy Bindi a Walter Veltroni (per mezzo della legittima consorte), da Fassino a Massimo D'Alema, da Lorenzo Cesa a Fausto Bertinotti (anche lui tramite la legittima consorte, Gabriella Fagno) si sono tutti indebitati fino al collo e per lunghi anni pur di avere prima, seconda e talvolta terza casa. Nel solo caso di Fassino si tratta di due investimenti superiori al milione e mezzo di euro. Che verranno pagati (è il caso di tutti) con comode rate e interessi di un punto medio meno di quelli di mercato. Ma che soprattutto la dicono lunga sia sulla capacità di risparmio di questi leader politici (non è da tutti mettere da parte anche solo quote di capitale così consistenti), sia sulla possibilità di riforme dei costi della politica. Impossibile, perché se il parlamento decidesse mai di tagliare i vitalizi a questi signori, di fronte a Montecitorio e a palazzo Madama si troverebbero i principali banchieri in piazza, certi di perdere le ricche rate di mutuo dei prossimi decenni. La casta si tiene su così, per interessi intrecciati che vanno ben al di là dei loro confini. Possiamo scriverne fino alla nausea, ma non cambierà nulla. Perché privilegi e poteri sono solo la cima di una piramide infinita... 2 - È IN ARRIVO LA MUTUOPOLI DEI POLITICI SUBPRIME Fosca Bincher (Alias Franco Bechis) e Stefano Sansonetti per “Italia Oggi” Il fisico è lì a testimoniarlo. Piero Fassino, ultimo segretario dei Democratici di sinistra, deve avere una salute di ferro. Magro come un chiodo, non ha grandi vizi. Anche se vogliono metterlo in pensione dal prossimo 14 ottobre, quando il Partito democratico avrà Walter Veltroni come leader, lui avrà ancora davanti a sé lunghi anni per lavorare. Se lo augura il diretto interessato, e non è l'unico. A fare il tifo per un Fassino in gamba e superlavoratore ottuagenario è anche il Monte dei paschi di Siena-Banca per l'impresa spa, che attenderà fino al prossimo 10 giugno 2032 il pagamento dell'ultima rata del mutuo fondiario concesso al celebre politico italiano. Il quale sarà arrivato alla vigilia del suo ottantatreesimo compleanno. Il mutuo è stato sottoscritto da Fassino e dalla moglie Anna Serafini (che all'ultima rata avrà appena compiuto 79 anni) il 5 ottobre 2004, e poi rivisto e corretto il 23 marzo 2006. In tutto 800 mila euro per l'acquisto del buon retiro di Scansano, provincia di Grosseto, e relativi terreni. Mutuo venticinquennale con pagamento di 50 rate semestrali consecutive con decorrenza 10 giugno 2007. Tasso identico a quello iniziale del 3,95% annuo con piano di ammortamento alla francese. Mutuo raro, perché di solito le banche non accettano piani di ammortamento oltre il 75° anno di età. Buono anche il tasso, ma era meglio quello ottenuto dal Banco di Napoli da parte della stessa coppia per l'acquisto della residenza romana nella centralissima piazza delle Coppelle. In quel caso il mutuo era decennale, l'importo di 600 milioni di vecchie lire, pari ad attuali 309.874 euro, e un tasso di interesse iniziale indicato nel 2,650% semestrale. Poi l'importo è stato successivamente rivisto in sede di saldo, è diventato di 500 milioni con restituzione in 20 semestralità. Quota di interesse calcolata al tasso iniziale dell'1.90% semestrale e poi interessi variabili semestrali pari «all'Euribor a 6 mesi a valere al 50% rilevato il primo giorno lavorativo del semestre di maturazione degli interessi, arrotondato allo 0,05% superiore, maggiorato di uno spread semestrale di punti 0,40 calcolato sul residuo capitale all'inizio di ciascun semestre di riferimento». Per dare un'idea secondo un'inchiesta di Milano Finanza nell'agosto 1999, stesso mese della concessione del mutuo ai Fassino, la migliore offerta di mutuo decennale variabile sul mercato prevedeva interessi pari all'Euribor a sei mesi maggiorato di uno spread di 0,75. La maggiore parte delle banche però chiedeva uno spread superiore ai 2 punti. Fassino è in buona compagnia. Perché quasi tutti i mutui concessi dalle principali banche agli uomini politici, allora come oggi, erano a condizioni assai più favorevoli di quelle reperibili da un comune cittadino sul mercato. Molti di loro avranno anche ottenuto sconti simili a quelli che gli enti pubblici e società private hanno concesso a tutti gli inquilini, come sostengono tutti da quando è esplosa «Casa Nostra», ma il vantaggio competitivo rispetto agli altri mortali lo hanno poi ottenuto allo sportello. Doppio sconto, perché mutuopoli, come rivela questa prima puntata dell'inchiesta di Italia Oggi, non vale meno di affittopoli o casopoli. Ecco i primi contratti venuti alla luce del sole. Per par condicio, dopo un politico del centrosinistra, eccone uno di centrodestra: Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc. Abitazione nel cuore di Roma conquistata il 17 marzo 2004. Mutuo di 160 mila euro in 15 anni, banca contraente il Monte dei Paschi di Siena. Tasso annuale iniziale per il primo biennio del 3,800% annuo. Poi tasso variabile pari all'Euribor semestrale maggiorato di 1,40 punti. Ma la casa è così garantita, sei anni e mezzo dopo avere perso un lungo braccio di ferro in tribunale la precedente abitazione all'Acqua Acetosa. L'ha dovuta lasciare alla moglie da cui si era separato «al fine di definire la controversia sorta a seguito della mancata corresponsione da parte del dr. Lorenzo Cesa dell'assegno di mantenimento mensile determinato all'atto della separazione consensuale». Allora «le parti addivenivano ad un accordo transattivo convenendo che lo stesso dr. Cesa avrebbe trasferito l'immobile di sua proprietà alla signora in compensazione dei crediti vantati dalla stessa_». Poi c'è il ministro degli esteri, Massimo D'Alema, che già diversi anni fa era stato bloccato davanti alla sua bella casa di lusso da un'incontenibile inviato di Striscia la notizia. L'affitto che l'allora segretario del Pds pagava era a dir poco modesto, e fu lì che il caso di affittopoli arrivò al grande pubblico. Il ministro decise in seguito di correre ai ripari e di acquistare casa. E così, insieme alla moglie Linda Giuva, nel 1997 ha contratto un mutuo con il Banco di Napoli del valore di 250 milioni di lire (corrispondenti a 129.114 euro). Si tratta di un mutuo decennale per cui venne previsto un tasso semestrale iniziale del 4,25%, poi soggetto a variazioni. I coniugi D'Alema si impegnarono a coprire l'onere finanziario attraverso il pagamento di 20 rate, una ogni semestre, per aggiudicarsi un appartamento situato nel quartiere Prati. Anche l'attuale presidente della camera, Fausto Bertinotti, ha lasciato il segno. Non lui direttamente, ma la moglie Lella, che nel 1999 ha stipulato un contratto di mutuo anche in questo caso con il Banco di Napoli. Il valore dell'operazione era di 60 milioni di lire (30.987 euro) e venne spalmata su cinque anni a un tasso di interesse effettivo semestrale dell'1,90%. L'immobile in questione, 4 vani, è situato a un passo dalla centralissima stazione Termini. I Bertinotti si impegnarono a pagare il tutto attraverso 10 semestralità , ciascuna costituita dalla quota di rimborso del capitale e dalla quota di interesse per un totale di 6 milioni e 644 mila lire. L'ex pm di mani pulite, e attuale ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha invece colpito in quel di Milano. Correva l'anno 2004, e il ministro si accordò con la Bnl per un mutuo variabile di 15 anni del valore di 300 mila euro. Il veicolo utilizzato, ovvero il reale benenficiario del mutuo, è la società An.to.cri. (dalle iniziali dei nomi dei figli), totalmente controllata dall'ex pm. Qui le condizioni prevedono il pagamento di un tasso annuo del 2,200%. Infine, il ministro della famiglia, Rosy Bindi, che l'anno scorso ha chiesto al Banco di Napoli un prestito di 200 mila euro per aggiudicarsi un appartamento a Roma, a due passi da Piazza del Popolo. Il mutuo è stato contratto per la durata di 20 anni a un tasso annuo del 5,500% (con spread allo 0,8 annuo). Dagospia 04 Settembre 200704/09/2007
Documento n.6792