dagospia 26-6-07 UNIPOL-BNL, CONSORTE GIOCAVA SU TRE TAVOLI...
UNIPOL-BNL, CONSORTE GIOCAVA SU TRE TAVOLI: TRATTAVA COL BILBAO, NON ESCLUDEVA DI ADERIRE ALLA SUA OPS, MA IN REALTÀ PUNTAVA ALL'OPA OBBLIGATORIA – TUTTO SOTTO LO SGUARDO BENEVOLO DI BANKITALIA – LE ACCUSE DEI PM? INSIDER TRADING E AGGIOTAGGIO… Vincenzo Chierchia e Giuseppe Oddo per “Il Sole 24 Ore” Quando scatta la scalata di Unipol a Bnl? Che percorso segue Giovanni Consorte, presidente e amministratore delegato del gruppo della Legacoop, per lanciare l'Opa sulla banca romana governata da un patto di sindacato tra gli spagnoli del Bbva, Generali e Dorint? Chi sostiene Consorte, in questo percorso? E che parte avranno, nella fallita scalata, gli immobiliaristi del contropatto guidati dal cementiere-editore Francesco Gaetano Caltagirone, che si opponevano al patto ufficiale con una quota complessiva del 27,5% di Bnl? Da documenti, in parte inediti, che «Il Sole- 24 Ore» ha potuto consultare, emergono nuove chiavi di lettura dei fatti; su cui indagano, parallelamente, la Procura di Milano e quella di Roma. (Giovanni Consorte - Foto Lapresse) Le ipotesi di reato al vaglio dei magistrati sono varie: dall'insider trading, che si consuma nel momento stesso in cui il manager trasmette un'informazione privilegiata a persone con cui non intrattiene relazioni di lavoro, all'aggiotaggio informativo e manipolativo, cioè a comportamenti finalizzati alla manipolazione diretta e indiretta dei corsi azionari. I primi indizi di un interessamento di Unipol verso Bnl risalgono all'incontro svoltosi, tra la fine del 2004 e i primi del 2005, in Banca d'Italia tra il governatore Antonio Fazio, il segretario dei Ds Piero Fassino e il futuro ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani. Nell'incontro con i leader della Quercia, di cui Fazio riferirà ai magistrati nel corso dell'inchiesta su Antonveneta, il Governatore avrebbe delineato i possibili scenari del mondo bancario che prevedevano intese tra Unipol, Bnl e Monte dei Paschi di Siena (Mps). Peraltro Unipol, che già aveva l'1,97% dell'istituto di Via Veneto, possedeva anche il 50% di Bnl Vita, la società mista per la distribuzione di polizze agli sportelli, e cercava di rilevare da anni, senza risultati, l'8,7% di Bnl detenuto da Generali. Le confessioni ai magistrati È tra marzo e aprile 2005 che Unipol avrebbe maturata la decisione di un'Opa su Bnl. A raccontarlo ai Pm di Milano che indagano su Antonveneta (Francesco Greco, Eugenio Fusco e Giulia Perrotti) è Gianfranco Boni, ex braccio destro di Gianpiero Fiorani in Banca Popolare Italiana (Bpi). Fiorani era stato infatti incaricato da Fazio di contrastare, tramite Bpi, l'avanzata degli spagnoli,per difendere l'"italianità" di Bnl. «Già ad aprile —riferisce Boni ai magistrati — si cominciò a parlare con quelli di Unipol di un loro interessamento a Bnl, ma ritengo che il via libera di Fazio a Unipol sia intervenuto tra la fine di aprile e la prima quindicina di maggio 2005», dopo cioè che il Bilbao aveva annunciato il lancio di un'Offerta pubblica di scambio su Bnl (una Ops) . «Preciso che ero a conoscenza — aggiunge Boni — dell'interesse di Consorte e Sacchetti a giocare il ruolo di banca aggregante in Bnl e che tale mia conoscenza effettivamente risale a fine di marzo primi di aprile». Intanto è già entrato il 2005, e il 28 gennaio il consiglio di Via Stalingrado, a Bologna, dove ha sede il quartier generale di Unipol, incarica Consorte e il suo vice, Ivano Sacchetti, di sondare Banca d'Italia circa l'intenzione della compagnia di aumentare al 9,99% la partecipazione in Bnl. Il 3 febbraio, dunque, i due manager si recano a Palazzo Koch per incontrare Francesco Frasca, in quel momento responsabile della Vigilanza sugli enti creditizi, anche se Unipol farà formale richiesta per salire al 9,99% solo l'11 maggio e otterrà il via libera di Fazio il 27. Il 21 aprile 2005 — stando alla memoria inviata ai magistrati dall'ex numero uno di Unipol — Consorte e Sacchetti illustrano a Frasca il progetto, che gli consegneranno di persona il 29, secondo cui Unipol sarebbe dovuta diventare azionista di riferimento di Bnl con il 33-35% del capitale. Essa avrebbe potuto acquisire questa quota sia dai soci del contropatto (Caltagirone,Vito Bonsignore, Danilo Coppola, Stefano Ricucci, Giuseppe Statuto e i fratelli Lonati) sia da Mps, Bpi, Carige e Bper (Banca Popolare dell'Emilia Romagna). In alternativa, Consorte avrebbe potuto fondere Unipol Banca con Bnl attraverso un aumento di capitale che gli avrebbe permesso di salire al 33% dell'istituto romano senza obbligo di Opa. Oppure avrebbe rinunciato del tutto ad essere azionista di riferimento di Bnl, per rilevare e fondere in Unipol il 100% di Bnl Vita e mettere così al sicuro un canale di vendita stimato in 2,5 miliardi di euro di premi assicurativi. Ma come poteva Consorte — si chiedono oggi i magistrati — prospettare già in aprile,a Bankitalia, un progetto che prevedeva l'acquisizione del controllo di Bnl senza essersi prima garantito le quote del contropatto e delle banche amiche? La domanda è più che legittima perché, nel frattempo, s'erano susseguiti eventi decisivi per il futuro della banca. Il 12 marzo gli spagnoli, che avevano la maggioranza relativa di Bnl, avevano comunicato al Governatore la possibilità di un'Ops che formalizzeranno a Bankitalia sei giorni dopo. Un Fazio allarmato aveva chiamato a raccolta i fedelissimi come Fiorani, affidando loro il compito di sbarrare la strada agli spagnoli. A tale scopo, il 19 marzo, fallito il tentativo del Banco Popolare di Verona e Novara di assumere il controllo di Bnl, erano state convocate una serie di riunioni tra le abitazioni di Fazio e Caltagirone, con Fiorani nel ruolo di ufficiale di collegamento, per sondare la disponibilità del contropatto a svolgere un ruolo strategico in Bnl, evitando che gli immobiliaristi aderissero all'offerta del Bbva. Riferirà Fiorani ai magistrati che, per decretare l'insuccesso del Bbva, sarebbe stata determinante sia l'apporto del contropatto sia quello di Unipol. Il contropatto, infatti, non avrebbe mai potuto assumere il controllo di Bnl in base alla norma che impediva a un'impresa industriale di possedere più del 15% di una banca. Il ruolo di Unipol si preannunciava pertanto decisivo. Inoltre, il 30 aprile 2005, era sfumata l'assemblea degli azionisti di Bnl per l'assenza del contropatto e di Banca Finnat, Banca Intermobiliare (Bim), Bpi e Unipol, segno d'una prima convergenza tra questi soggetti, la cui saldatura avverrà poi in luglio con gli accordi che consentiranno a Consorte di annunciare l'Opa obbligatoria. «Noi in una prima fase — spiegherà Fiorani ai magistrati— siamo stati come una ruota di scorta del contropatto. Eravamo d'accordo per adeguare le nostre mosse in Bnl alle decisioni del contropatto. Per questo non partecipammo all'assemblea dell'aprile 2005, avendo appreso dall'avvocato Gianni (Francesco Gianni, consulente legale di Caltagirone) che il contropatto non avrebbe partecipato». Partono le operazioni a Piazza Affari Si arriva così al maggio 2005, quando Bankitalia dà il via libera a Unipol per crescere nell'azionariato di Bnl. Dice Boni ai Pm:«Già dai primi di maggio, secondo i miei ricordi, inizia l'operatività di Unipol su Bnl con rastrellamenti sul mercato». Cosa significa questo? Che, se la circostanza sarà confermata dalle indagini, Consorte avrebbe di fatto avviato la scalata ancor prima dell'Offerta degli spagnoli (che sarà lanciata il 20 giugno) e contestualmente alla richiesta alla Vigilanza di salire dall'1,97% al 9,99% di Bnl. Consorte, invece, dell'incontro con Frasca dice, nella sua memoria, che si limitò ad illustrargli il citato progetto strategico che prevedeva, tra l'altro, la fusione tra Unipol Banca e Bnl; e che Unipol, in quel momento, non aveva alcuna intenzione di procedere a una vera Opa su Bnl. Della possibilità del lancio di un'Opa, Consorte riferisce, invece, il 13 maggio 2005 a Pierluigi Stefanini e Vanes Galanti, rispettivamente presidente e vicepresidente di Holmo, la holding delle cooperative "rosse" che, tramite Finsoe, controlla Unipol. E il 20 maggio presenta a Holmo e Finsoe il progetto denominato "Opa su Bnl".Nel documento vengono indicate tre possibilità: 1) Unipol aderisce all'Ops degli spagnoli. rinunciando a Bnl Vita; 2) Unipol non aderisce all'Ops, ma rimane socia di Bnl chiedendo in cambio agli spagnoli l'intero capitale di Bnl Vita e Artigiancassa; 3) Unipol lancia l'Opa obbligatoria su Bnl, con aumenti di capitale a cascata di Holmo, Finsoe e della medesima Unipol. I mezzi finanziari per l'Opa sarebbero dovuti arrivare per 2 miliardi dalla ricapitalizzazione di Unipol, per 300 milioni da risorse già disponibili, per 800 da prestiti obbligazionari emessi da Unipol e Aurora, per altri 800 dalla cessione a Finsoe del 33% di Aurora, per 110 dalla vendita di Quadrifoglio Vita a Banca Agricola Mantovana e per 850 dalla vendita di Unipol Banca a Bnl.Così sarebbero stati recuperati 4,8 miliardi. Il Pm milanese Luigi Orsi ha comunque accertato, al di là di quanto ha dichiarato Boni, che i primi rastrellamenti di titoli Bnl erano già partiti in maggio a prezzi non distanti dai 2,7 euro per azione che saranno poi offerti in luglio al resto del mercato. Il Leonardo Capital Fund londinese (Lcf) aveva venduto il 17 maggio a Bper, sul mercato dei "blocchi", l'1,97% di Bnl a 2,73 euro per azione, a fronte di un prezzo di Borsa inferiore. E a intermediare i titoli era stata Centrosim. Gli scambi s'erano intensificati il 23 maggio quando Unipol e Aurora aveva acquistano ai blocchi, dallo stesso Leonardo Capital, il 2,97% di Bnl a 2,77 euro per azione, mentre sul mercato il titolo quotava a un prezzo leggermente superiore. L'intermediario era stato Euromobiliare, che nello medesimo giorno aveva acquistato, sempre ai blocchi, un ulteriore 1,87% di Bnl da Chenye Capital Fund Db, K Capital K Ubs, Tisbury, Glg Partners Lp e ancora una volta dal fondo Leonardo. Un'altra negoziazione, intermediata sempre da Euromobiliare, era avvenuta il 30 maggio: venditore, stavolta, era stato Paulson& Co; acquirenti, sempre Unipol e Aurora. Un operatore avrebbe svelato alla Procura di Milano i retroscena di queste operazioni. La "gola profonda" sosterrebbe di aver eseguito le negoziazioni in Borsa dopo essersi «confrontato» con Carlo Cimbri, direttore generale di Unipol. Se così fosse, a far da tramite tra acquirente e venditori sarebbe stata la stessa Unipol, nella persona del suo dirigente più alto in grado delegato alle operazioni. Lo stesso Cimbri avrebbe chiesto che parte delle azioni rastrellate (l'1,87%) fosse parcheggiata presso la Dresdner Kleinwort Benson (Dkb) dopo essere rimasta in deposito per un giorno presso Euromobiliare. Questo passaggio, se riscontrato, configurerebbe il primo portage a favore di Unipol. Dkb, il 25 maggio, vendette infatti alla compagnia bolognese un diritto d'opzione all'acquisto di titoli Bnl (una call option), diritto che trasformava di fatto Unipol nel possessore finale delle azioni. L'operazione avveniva, peraltro, appena due giorni prima che Unipol ricevesse l'ok di Bankitalia a crescere in Bnl. Non solo: sempre il 25 maggio Consorte incontrò nuovamente il responsabile della Vigilanza, Frasca, per discutere «in chiave teorico-progettuale» se Unipol e i suoi azionisti fossero in grado di reggere l'urto finanziario di un'Opa su Bnl. Le vere intenzioni di Consorte Consorte tuttavia sottolinea, nel suo memoriale, che, mentre Bankitalia autorizzava Unipol a salire in Bnl, la possibilità di un aumento di capitale finalizzato all'Opa era ancora a uno stadio di valutazione. E che l'Opa in quanto tale, in quel momento, non era ancora all'ordine del giorno. Consorte stava in sostanza giocando su tre tavoli: trattava col Bbva per cercare di ottenere Bnl Vita e Artingiancassa, non scartava la possibilità di aderire all'offerta pubblica di scambio degli spagnoli, ma in realtà puntava a un'Opa obbligatoria che impedisse il rilancio degli spagnoli, con gli unici interlocutori possibili: il contropatto e le banche alleate. Tale eventualità fu accennata anche a Consob, assieme alle altre opzioni, il 30 maggio. Ma gli spagnoli non stavano certo a guardare. Il 21 presentarono un primo esposto alla Procura di Roma, denunciando presunti accordi tra il contropatto e alcune banche (Bim e Finnat). Consorte viene così convocato dai Pm il 15 giugno 2005 e, nello stesso giorno, incontra il presidente di Generali, Antoine Bernheim, che gli avrebbe dichiarato di non apprezzare l'offerta carta-contro-carta degli spagnoli e di essere invece interessato ad aderire a un'eventuale Opa di Unipol, purché in contanti. Da questo momento, le pressioni di Consob su Consorte e Sacchetti si intensificano. Le indiscrezioni sulla scalata sono infatti finite sulla stampa.Audizioni e richieste di informazioni da parte dell'Authority del mercato avvengono il 18 e il 30 maggio e poi il 6, l'8,il 9, il 10, il 13 e il 20 di giugno, quando Consorte comunica alla Borsa di non avere «in cantiere» nessuna Opa. Eppure pochi giorni dopo l'ex numero uno di Unipol incontra il Credit Suisse First Boston, una delle banche estere che rileverà, per conto di Unipol, un pacchetto di azioni Bnl superiore al 4%: uno dei passaggi fondamentali nella costruzione dell'Opa. Dagospia 26 Giugno 200726/06/2007
Documento n.6647