da Dagospia. MAGNASCHI - COSTAMAGNA - PRODI - ROVATI
MAGNASCHI - COSTAMAGNA - PRODI - ROVATI 1 - TRA LEVI E SANTAGATA, PRODI BALLA CON ROVATI… Appena la bufera della Finanziaria sarà passata Romano Prodi si dedicherà a rimettere a punto la macchina e la squadra di Palazzo Chigi. Le ragioni per farlo sono numerose, ma in questo momento il Professore di Bologna è "condannato a scontentare tutti", come ha dichiarato ieri al settimanale francese L'Express. Per adesso è costretto a sopportare la guerra tra le prime donne del suo staff che rispetto all'esperienza di dieci anni fa stanno dimostrando di avere il fiato corto e di essere privi di quell'entusiasmo con il quale avevano varcato il portone del Palazzo. Non è solo invecchiamento della loro cultura di governo, ma anche delusioni per i sondaggi che girano tra le loro mani e che vengono ricevuti regolarmente da Ricky Levi attraverso una misteriosa società di ricerche. Ed è proprio l'esploratore Ricky una delle ragioni che indurranno Prodi a ritoccare la squadra. Il giornalista, che è stato storico portavoce del premier nell'esperienza di Bruxelles, sembra stia scalpitando per raccogliere l'eredità di Angelone Rovati, l'ex consigliere economico che prima di essere bruciato dalla vicenda Telecom, aveva il compito di gestire le nomine nelle aziende pubbliche e nell'amministrazione dello Stato. Ricky Levi vorrebbe fare il Rovati della situazione, ma la strada gli viene sistematicamente tagliata da Giulio Santagata, il barbuto ministro cinquantaseienne (che è nato nel paese di Vasco Rossi) e da Daniele de Giovanni, il giovane sottosegretario all'economia che si è fatto le ossa in Goldman Sachs. Quest'ultimo cura i dossier economici più delicati e sta appollaiato come un falco sulle spalle di Prodi. Lo sgomitamento all'interno dello staff è grandioso e tutto fa pensare che quando Prodi avrà tirato il fiato recupererà il contributo del suo vecchio amico Angelone Rovati, l'uomo che si è sacrificato in Cina, ma con il quale il Professore non ha mai interrotto il dialogo del potere. 2 - NATALE TRISTE PER MAGNASCHI… Continuano i terremoti dentro il mondo dell'informazione e Dagospia che ha il sismografo con il pennino acuto è in grado di anticipare una notizia da leccarsi i baffi: il direttore dell'Ansa, Pierluigi Magnaschi lascerà la sua poltrona il 31 dicembre. Così sembra che abbiano deciso il presidente Boris Biancheri e l'amministratore delegato, Mario Rosso (ex capo del personale di Telecom). Magnaschi è nato a Piacenza sessantacinque anni fa e ha fatto la sua carriera nel giornalismo passando dalla vicedirezione de "Il Giorno" e de "La Notte", alla vicepresidenza di "Class Editori", il gruppo nel quale ha diretto fino all'agosto 1999 le testate che ne fanno parte. Per la sua successione è scattata la ricerca di un candidato esterno, ma dentro l'Agenzia si fa il nome di Giampiero Gramaglia che dirige la sede di Washington. Boris Biancheri e Mario Rosso stanno cercando però un candidato esterno capace di rilanciare l'Ansa che quest'anno chiuderà il bilancio con un modesto utile intorno ai 400mila euro. 3 - COPPOLA TAGLIA I CAPELLI E LOCATELLI… Danilo Coppola, l'immobiliarista-finanziere romano si è tagliato i capelli. La notizia non ha un particolare valore storico, ma è il segno di una svolta che ha portato il trentanovenne a cambiare stile ed interessi. Il nuovo look del costruttore siciliano sembra più appropriato alla passione che venti giorni fa lo ha indotto a mettere i piedi dentro l'editoria. Come è noto Coppola ha acquistato il 54% di "Editori Perla finanza", il gruppo che pubblica il quotidiano Finanza Mercati e il settimanale Borsa & Finanza. Il sismografo di Dagospia ieri intorno alle 13 è letteralmente impazzito perchè ha registrato l'arrivo sul tavolo dei giornalisti di una e-mail con la quale il presidente della società Gianni Locatelli si è dimesso "per un atto unilaterale". Locatelli è un nome conosciuto nel mondo dei giornali perchè è stato direttore de Il Sole 24 Ore e nel 1993 ha ricoperto per tredici mesi la carica di direttore generale della Rai. Dentro la casa editrice Perla Finanza era stato chiamato da Silvano Boroli come direttore editoriale, e non più tardi di dieci giorni fa l'ex-capellone e neo-padrone Danilo Coppola lo ha nominato presidente al posto dello stesso Boroli. Ieri l'improvviso colpo di scena che ha lasciato di stucco i redattori e di cui non c'è traccia nei giornali di oggi. Il sismografo di Dagospia ha localizzato l'episodio e ha trovato anche la causa del fenomeno. Sembra infatti che appena insediato sulla poltrona di presidente, l'irrequieto Locatelli sia entrato in rotta di collisione con l'amministratore delegato. 4 - LA SPADA DELL'ARCANGELO MORETTI STA PER FERMARSI… Il ciclone delle Ferrovie Mauro Moretti ha incontrato i sindacati per anticipare alcune linee della sua riorganizzazione. Nell'incontro l'ex ferroviere e sindacalista era accompagnato dall'amministratore delegato di Trenitalia che si chiama Vincenzo Soprano, soprannominato per le sue attitudini "soprano muto, detto playback". La rivoluzione di Moretti, che ha esibito dati terrificanti sulla situazione di bilancio, è apparsa ispirata a una visione aziendale che riporta il modello organizzativo delle Ferrovie e di Trenitalia alla fine degli anni Novanta, prima che arrivasse l'indossatore-Delegato Roberto Testore. D'ora in avanti le competenze saranno accentrate in quattro Divisioni sulle quali prevarrà un forte coordinamento. Nelle Divisioni scompaiono sia le Relazioni Esterne, sia l'Organizzazione e la Formazione. Durante l'incontro con i sindacati il ciclone Moretti non ha aperto bocca sulle teste dei manager che saranno tagliate. Per adesso la vittima più illustre tra i dirigenti di Trenitalia resta Vicenzo Armanna, l'uomo preposto agli acquisti. E comincia a farsi strada la sensazione che la spada fiammeggiante di Moretti si sia fermata a mezz'aria. 5 - L'ULTIMO VALZER DI COSTAMAGNA… Sta girando male il vento per Claudio Costamagna il banchiere milanese che ha lasciato Goldman Sachs dove era diventato il primo italiano partner, in attesa di meravigliosi incarichi in Italia. Quando a metà settembre è scoppiato il caso Telecom è saltata fuori la voce di un suo impegno nella stesura del famoso Rapporto che avrebbe dovuto trasferire la rete telefonica alla Cassa Depositi e Prestiti. Le rivelazioni poco innocenti di Tronchetti Provera hanno bruciato il progetto di cui Romano Prodi (amico storico di Costamagna) si è dichiarato del tutto ignaro e da quel momento il banchiere si è chiuso nel silenzio. Solo a distanza di venti giorni si è dissociato dal progettone di scorporo della rete, e ha messo in circolo la notizia di aver costituito la sua finanziaria Sciuveki che prende il nome suggestivo di un'isola. Ma il nome di Costamagna era circolato anche per la possibile presidenza di Mittel, la holding di Banca Intesa. Ieri Abramo-Bazoli, il mistico presidente che si è ingoiato il San Paolo di Torino, ha detto che sul futuro della Mittel non c'è nulla di definitivo. Nella sua infinita miseria Dagospia è riuscita a carpire negli ambienti milanesi la notizia che le distanze tra Bazoli e Costamagna sono diventate una voragine. Per il cinquantenne ex banchiere di Goldman Sachs l'alternativa alla presidenza della Cassa Depositi e Prestiti non era affatto la Mittel ma la Santa Intesa che è nata dal matrimonio tra le banche di Milano e di Torino. Costamagna si ritiene non un banchiere, ma un top-banchiere, l'uomo amico di Draghi che nel 2001 gli inglesi hanno nominato responsabile di tutti i team di banchieri di investimento che Goldman Sachs aveva in Europa. Per questa ragione gli sarebbe piaciuto entrare nella superbanca di Abramo-Bazoli, ma la scelta di guidare le danze è stata fatta su Corrado Passera. E il valzer è finito.10/11/2006
Documento n.6336