Da Dagospia (21-7-06) Tutti i retroscena della vicenda Colao
21/7/2006 Un manager, una lobby e un salotto Tutti i retroscena della vicenda Colao da "Dagospia" 1 – MARCHETTI “QUADRA” L’ADDIO DI COLAO Due giorni di commissariamento, poi le “dimissioni”. E' durata poco la “convivenza” tra il notaio PierGaetano Marchetti, presidente del Patto di Sindacato Rcs, e Colao Meravigliao, il manager 45enne che due anni fa ha preso il timone del Gruppo. I due avrebbero dovuto scrivere a quattro mani la nuova governance di via Rizzoli, ma come abbiamo scritto ieri, in realtà hanno dedicato 48 ore all’incomunicabilità. Alla fine Colao si è fatto vivo e la sapienza mediatrice di Marchetti ha trovato la quadratura del cerchio. 2 – LA SCONFITTA DELLA LOBBY MCKINSEY (PASSERA & PROFUMO), LA VITTORIA DI “MIELIG” La domanda che girava ieri sera nelle trattorie dei Navigli e nei salotti di Milano era: "come esce Colao da tutta questa vicenda?". La risposta è univoca: certamente non bene. Contrariamente a quanto si crede, nell'estate 2004 il manager bresciano non lasciò Vodafone di sua volontà perchè allettato da Corrado Passera di cui era stato assistente quando il banchiere occupava la carica di direttore in Mondadori. Certamente Passera fece pressioni perchè Colao accettasse la "sfida" della Rcs e del dopo-Romiti, ma come testimoniano vari suoi ex-collaboratori di Vodafone, Colao in quell'epoca si trovava alla vigilia di una clamorosa rottura, e l'offerta di Passera per conto del vertice Rcs, costituì un'insperata e brillante via d'uscita. Chi ricorda questo importante dettaglio non ha mai creduto alle voci messe in giro qualche mese fa dall'entourage di Colao quando erano balenati i primi problemi in Rizzoli-Corriere. In quei giorni fu sparsa abilmente la voce che l'azionista americano di Vodafone gli avrebbe offerto di tornare alla guida internazionale della holding telefonica. Onore ai vinti, non è il caso di infierire. Ma i problemi di Colao sono legati alla sua natura e all'ambizione di capo assoluto che con una spiccata intelligenza (generalmente riconosciutagli) ha mescolato una cultura manageriale estranea all'editoria che lo ha portato due anni fa a fare tabula rasa dei manager di prima linea in via Solferino e via Rizzoli e a ricorrere al contributo decisivo (molte volte nascosto dietro le quinte) dei suoi ex-colleghi McKinsey. E soprattutto l’attitudine di Colao era avulsa da un’azienda anomala qual è Rcs, con un condominio di potere formata da 15 azionisti rissosi, più un sedicesimo “socio” che si chiama Paolo Mieli – così Zelig che si è meritato il nomignolo di “Mielig”. La lobby McKinsey esiste e nella giornata di ieri si è scatenata per tenere in piedi uno dei suoi esponenti più autorevoli. In prima linea si sono mossi Corrado Passera e Alessandro Profumo, i due banchieri che pur con valutazioni diverse considerano Colao un "collega". Ma fare marcia indietro significava andare contro natura. 3 – A META’ SETTEMBRE IL DOPO-COLAO Chi esce male da tutta la vicenda non è soltanto l'uomo McKinsey, ma il salotto degli azionisti di via Solferino. Che cosa vogliono in realtà questi "magnifici" soci?, qual è per loro il profilo ideale della corazzata che tratta di editoria e non di hamburger?, cercano un uomo con gli attributi che abbia alle spalle una robusta cultura editoriale e ami il profumo della carta?, oppure hanno bisogno di un feudatario che dia compimento ai loro desideri e riesca a salvaguardare i diversi interessi? Le ultime scelte (Maurizio Romiti e Vittorio Colao) dovrebbero far riflettere e indurre i "magnifici 15" a cercare un uomo di grande profilo. Non sarà facile perchè qualsiasi top manager con i fiocchi si guarderebbe bene dal mettersi nelle mani di un azionariato composto da tante prime donne, quasi mai d'accordo fra di loro e quasi sempre indecise su tutto, tranne che a voler voce in capitolo. E per queste ragioni il totonomine è davvero complicato e rende vacillanti i nomi di Perricone, Dal Pino, Calabi e Vallardi. In casa Mondadori i problemi li hanno risolti con Maurizio Costa, l'uomo che dal 1997 guida il Gruppo di Segrate ed è oggi il più quotato esperto del settore editoriale. La Fininvest di Silvio Berlusconi e della figlia Marina (presidente di Mondadori) se lo tiene ben stretto e ci vorrebbero i tesori del Louvre più quelli dell'Hermitage e degli Uffizi per convincerlo a trasferirsi. Su qualche giornale spunta l'ipotesi di un doppio incarico a Paolino Mieli (il giornalista-regista che si sta leccando i baffi per l'estromissione di Colao) ma anche questa è un'ipotesi impraticabile per ragioni politiche. Ha preso corpo invece nella notte l'idea di attribuire per il momento le deleghe di Colao al notaio PierGaetano Marchetti, quindi a metà settembre sbarcherà il nuovo amministratore delegato.21/07/2006
Documento n.6216