Da Dagospia (11-6-06). SCALFARI: “PRODI STA DANDO UN´IMMAGINE DI SÉ SCOMPOSTA, SCIANCATA, MEDIOCRE”
SCALFARI: “PRODI STA DANDO UN´IMMAGINE DI SÉ SCOMPOSTA, SCIANCATA, MEDIOCRE” BARENGHI: “PRODI HA FATTO FELICI GIÀ 102 SOTTOSEGRETARI. COSA VOLETE DI PIÙ?” DOPO TRE SETTIMANE È GIÀ FINITA LA MORTADELLA CON LA STAMPA DI RIFERIMENTO ROMANO LO SCIANCATO A tre settimane dalla nascita del governo è già agli sgoccioli la luna di miele di Romano Prodi con la stampa di riferimento. Malgrado l’endorsement di Paolino Mieli, il Corriere della Sera è stato il primo a smarcarsi dal bacio alla pantofola del Prof di Bologna, sparando missili sull’esecutivo. Oggi, domenica 11 giugno, scendono in campo “La Repubblica” e “La Stampa”. L’editoriale di Eu-Genio Scalfari – di cui riprendiamo la prima parte – brutalizza il prodismo con una scarica di aggettivi, secchi come un cassetto chiuso con una ginocchiata: “scomposto, sciancato, mediocre”. Sempre sulla prima pagina del quotidiano diretto da Ezio Mauro, brilla la cronaca di Alberto Statera al convegno senile dei Giovani Industriali, riuniti a Santa Margherita Ligure, dove l’arrivo inaspettato di Gianfranco Fini ha oscurato D’Alema e Bersani a caccia di rendite da tassare. A “Repubblica” aggiungere “La Stampa” di Giulio Anselmi, con un pezzo ripieno di sarcasmo al cetriolo sul prodismo senza limitismo di Riccardo Barenghi (segue l’articolo). Mezza pagina 5 è occupata dal titolo: “Delusi da Prodi. Scatta l’allarme”. Si legge: “A tre settimane dalla nascita del nuovo esecutivo guidato da Romano Prodi, è già finita la pausa di favore e di attesa che sempre le categorie sociali e le organizzazioni che mediano il rapporto della politica con la società civile. Così gerarchie ecclesiastiche, quelle militari, oltre alle comunità che si occupano di tossicodipendenze e ai gruppi di pressione impegnate nel grande «affare» delle opere pubbliche, sono già in allarme. La luna di miele è finita con le toghe, che speravano in uno «stop» immediato all’odiata riforma Castelli e anche con la Confindustria, con Montezemolo che chiede i fatti al governo e a tutte le forze politiche di smettere una «campagna elettorale permanente». Così il Professore si trova a dover affrontare due fronti: uno interno alla maggioranza, con i problemi ancora aperti su molti problemi, e con pezzi importanti della società. Senza contare che il Senato rimane l’anello debole della sua maggioranza”. 1 - IL GOVERNO PRODI STA DANDO UN´IMMAGINE DI SÉ SCOMPOSTA, SCIANCATA, MEDIOCRE Eugenio Scalfari per La Repubblica Dirò una cosa spiacevole. Spiacevole per me che la scrivo e, suppongo, anche per molti di quelli che la leggeranno: il governo Prodi sta dando, almeno per ora, un´immagine di sé scomposta, sciancata, mediocre. Analoghe sensazioni suscita la maggioranza parlamentare che dovrebbe sostenerlo e che sembra invece intenta a seminare sulla sua strada petardi e bombe-carta con effetti deleteri non tanto sulla linea politica quanto sul consenso popolare. Il quale sta scemando in misura preoccupante. Che i problemi da affrontare fossero di difficile soluzione si sapeva. Dunque non è una sorpresa. In politica economica il lascito ereditato da cinque anni scriteriati impone scelte ardue quanto necessarie, la cui responsabilità non ricade né su Prodi né su Padoa-Schioppa né su Bersani. La politica estera si muove su un sentiero altrettanto stretto e impone lucidità ed equilibrio che per fortuna non fanno difetto a chi ha il compito di gestirla. Così altre decisioni che riguardano la giustizia, la scuola, l´immigrazione, il "welfare", i penitenziari, la bioetica. Ciò che si rimprovera a questo governo ad un mese dal suo insediamento non è dunque l´erto percorso che deve intraprendere, ma l´esitazione che sembra averlo colto fin dai suoi primissimi passi, quasi sia restio a mettersi in cammino per timore di dover prendere decisioni sgradite a questa o quella parte della lunga coalizione di partiti dalla quale è sostenuto. Come chi, dovendo tuffarsi in acqua da un alto trampolino, tema di compiere quel salto che non può più oltre rimandare ma al quale non sa decidersi, deludendo il pubblico radunatosi per assistere a quell´esibizione e indotto ai fischi anziché agli applausi. Quest´esitanza nel fare, oltre a deludere e irritare la pubblica opinione pregiudizialmente favorevole, ridà fiato e vigore agli avversari, li ricompatta e li motiva ad un antagonismo radicale che rende ancor più sfibrante un percorso di per sé accidentato. Emergono spinte centrifughe nella coalizione di governo, si accentua la nefasta gara mai sopita alla visibilità dei partiti, la corsa agli incarichi, l´affanno delle mediazioni infinite. Continua l´aumento della falange di sottosegretari, le liti sullo spacchettamento delle competenze ministeriali, le dispute su temi che il programma di governo pretendeva d´aver risolto una volta per tutte. Questo il quadro desolante che rischia di dissipare una parte del credito e delle aspettative riposte in Prodi e nella sua squadra, ancora così poco coesa da far temere l´avverarsi delle peggiori previsioni. Temo che i protagonisti politici del centrosinistra non si rendano ben conto dei rischi crescenti di una situazione così fragile. Temo che se non supereranno rapidamente il crinale che li sovrasta, non riusciranno più a procedere nell´ardua scalata di cui conoscevano l´erta pendenza. E perciò li esorto, nel loro interesse e soprattutto nell´interesse del paese il quale non attende altro che d´esser governato con equità, con senno e conoscenza dei problemi, a rompere gli indugi e impedire esibizioni esiziali per una maggioranza così esigua. Non si è ancora sentita una mano ferma e non si è percepito un pensiero illuminato. Si continua a parlare di verifiche da parte di questo o di quel partito scontento. Ma una cosa debbono invece temere i dirigenti del centrosinistra: che la verifica sia chiesta a tutti loro da chi ha loro dato consenso e ora dubita dei risultati. Non c´è molto tempo a disposizione, anzi ce n´è assai poco… 2 - BANDO AGLI SCANDALI IPOCRITI. PRODI HA FATTO FELICI GIÀ IN CENTODUE (SOTTOSEGRETARI) Riccardo Barenghi per La Stampa Ha fatto benissimo il presidente del Consiglio a organizzarsi una squadra di governo così numerosa, infischiandosene di quel che dicono in giro i soliti quattro moralisti del Paese. Dicono per esempio che centodue tra ministri, viceministri e sottosegretari costano troppo allo Stato. Ma i soldi pubblici a cosa dovrebbero servire se non a fare il bene pubblico? E a cosa servono i ministri, i vice e i sotto se non a governare il Paese e dunque a produrre bene pubblico? Come si vede, il problema non sussiste, ogni ministro, viceministro, sottoministro sarà capace in cinque anni di produrre più reddito di quanto ne consumerà. Aggiungono però che ci sarebbe anche un altro problema, cosiddetto di immagine. E prima la lotta intestina sui presidenti delle Camere, poi la battaglia del Quirinale, dunque le notti bianche del governo, ministri che nascevano e morivano in pochi minuti e i vice e i sotto e le commissioni... Dicono che non è stato un bello spettacolo, che è sembrata una sorta di grande abbuffata, l’opinione pubblica di centrosinistra (ma forse anche l’altra) non ne sarebbe entusiasta. Sbaglia l’opinione pubblica, qui si tratta di una legittima, anzi sacrosanta spartizione del potere tra chi il potere l’ha democraticamente conquistato grazie anche alla stessa opinione pubblica che oggi si lamenta. E cosa pensavano, che mandano uno al potere e quello poi non se lo prende, non lo distribuisce, non lo usa per creare altro potere il quale crea a sua volta vicepotere, sottopotere, semipotere? L’obiettivo della politica è la conquista del potere e poi il suo esercizio, dunque più siamo e meglio lo esercitiamo, capillarmente, al centro e in periferia, ovunque riusciamo ad arrivare. Non è sempre stato così? Avanti allora e bando agli scandali ipocriti. Vogliamo fare grandi cose, far ripartire il Paese, dargli più giustizia sociale, più eguaglianza, più ricchezza, vogliamo insomma che la gente sia più felice. Ma ricordatevi che solo chi è già felice può far felice gli altri, noi per esempio abbiamo appena cominciato e siamo felici già in centodue. Dagospia 11 Giugno 200612/06/2006
Documento n.6071