Il ConsigliO n° 71 bis. Alcune banche ritardano bonifici. Altre ostacolano il prelevamento di contanti allo sportello. Di M. Novelli 19-10-2011

in Il Consiglio
Il ConsigliO n° 71 bis Alcune banche trovano pretesti per ritardare bonifici ordinati da correntisti a favore di conti di deposito. Altre impediscono prelievi di contanti allo sportello. Vanno denunciate! Di Mauro Novelli 17-10-2011 – aggiornamento del 19-10-2011 1) Alcuni concittadini ci informano di difficoltà pretestuose poste in essere dalla propria banca nell’eseguire ordini di bonifico miranti a trasferire somme presso noti conti di deposito, dove manifestamente la remunerazione delle somme è superiore. In alcuni casi, dopo una settimana, il bonifico ancora non era stato eseguito per fantomatiche autorizzazioni che non arrivano o ritardi dovuti a problemi di funzionamento dei centri elettronici di elaborazione. Questa informazione va associata a quella relativa all’andamento degli spread applicati al tasso dei mutui: alcuni istituti di credito hanno portato la maggiorazione rispetto al parametro di indicizzazione (euribor o tasso BCE) a livelli manifestamente fuori mercato, con spread del 3,5 per cento e, in un caso, del 4,60 per cento. Queste politiche aziendali non possono che condurci alla considerazione che alcune banche siano a corto di fondi ed abbiano difficoltà di approvvigionarsi (problemi di funding, in termine tecnico). Cercano pertanto di mantenere in cassa – per quanto possibile – le loro disponibilità liquide, sia ritardando le uscite generate da ordini di bonifico, sia scoraggiando nei fatti le richieste di finanziamento. C’è da considerare che se questa seconda manovra è del tutto legittima, ricadendo tra le scelte di politica industriale di limitazione degli impieghi, la prima (ritardo nell’eseguire ordini di uscita) è del tutto arbitraria e va denunciata. Anzitutto alla nostra associazione, ma anche all’Ufficio di vigilanza della Banca d’Italia (via Nazionale, 91 - 00184 Roma), perché viola il diritto dei correntisti a veder eseguire i loro ordini con la diligenza del buon contabile, al di là dei danni finanziari e giudiziari che tali speciosi ritardi possono causare. In un settore che, a sentire Abi e Bankitalia, è soggetto ai duri meccanismi della concorrenza, esiste un solo modo corretto di superamento dei problemi di approvvigionamento di fondi: aumentare la remunerazione offerta ai depositanti. 2) Sempre per mantenere quanto più possibile liquidità in cassa, in alcune agenzie si ostacola - oltre una certa cifra - il prelevamento di contanti richiesto dai correntisti. Il pretesto è giustificato da direttori e/o impiegati con fumose considerazioni sull’uso del contante, limitato da leggi per motivi di contrasto al antiriciclaggio ed alla evasione fiscale. Al correntista che insiste perché ha comunque bisogno di liquidi arriva la minaccia: “Guardi che, se insiste, dobbiamo avvisare la Guardia di Finanza….. dobbiamo chiederle a che cosa le servono….!”. Informiamo i cittadini che la limitazione dell’uso dei contanti è nei pagamenti effettuati e non nei prelevamenti presso sportelli bancari. I quali soggiacciono a due sole condizioni: che il saldo del conto corrente o del libretto di risparmio sia capiente e che la banca sia stata informata preventivamente della necessità di prelevare. Questa seconda condizione deriva da motivi di contenere danni in caso di rapina: è opportuno non avere in cassaforte troppi soldi. Per questo è necessario informare qualche giorno prima la banca della nostra necessità di prelevare somme di una certa entità. Alla minaccia di chiamare la Guardia di Finanza da parte del bancario, suggeriamo di rispondere che non solo chiameremo noi la Guardia di Finanza, denunciando questa vera e propria minaccia ed il rifiuto ad eseguire il nostro ordine, ma che informeremo della vicenda anche la Banca d’Italia e l’Adusbef. Riteniamo pertanto urgente informare i concittadini che, nonostante si decantino le peculiarità (tutte positive) del sistema bancario italiano, tali caratteristiche potrebbero in alcuni casi diventare tanto sottili da mettere in discussione la stabilità di alcuni istituti. Si sostiene che in Italia le banche non falliscano mai. In effetti, trentacinque anni fa, non fallirono neanche le banche di Sindona (Banca Privata e Banca Unione) i cui debiti e i cui dipendenti furono assorbiti dal sistema bancario. E’ anche vero, però, che la crisi che stiamo attraversando ha caratteristiche di durata, di diffusione e di gravità mai riscontrate in precedenza. Cominciamo ad alzare qualche antenna su questo problema: le banche che devono ricorrere ai mezzi perché hanno problemi di funding dovrebbero essere molto ben monitorate dalle Autorità di controllo. Continuate ad informarci.

19/10/2011

Documento n.9069

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