Perche' ZONIN va arrestato. Subito. E non da solo.

in Consigli e guide

Secondo l'avvocato Massimo Pecori (del Foro di Vicenza), che il figlio avvocato dell'ex prima sostituto procuratore poi procuratore capo facente funzione di Vicenza, abbia incarichi professionali dalla Banca Popolare di Vicenza non costituisce illecito né può dar luogo a scandalo (Leggi l'intervista a Vicenza più)

Può darsi.

Ma allora chiediamo a lui di fornirci la chiave di lettura di una certa (come dire?) “astenia” operativa del locale ufficio giudiziario requirente nei confronti della civica istituzione finanziaria per eccellenza e, soprattutto, del suo padre padrone, al secolo, il cavaliere del Lavoro dott. Gianni Zonin.

E chiaro che non ci riferiamo, evidentemente, alla speciale proclività alle archiviazioni: non è un'esclusiva di Vicenza.

Siamo abituati come ADUSBEF alla visita dell'ufficiale giudiziario che ci scarica valanghe di richieste di archiviazioni su denunce magari presentate anni prima relativamente a procedimenti non identificabili dal destinatario. Gli avvisi riportano infatti solo un numero di registro interno alla procura : guai ad allegare anche la paginetta pigra di richiesta di archiviazione. Si scoprirebbe agevolmente che la denuncia ha dormito in procura e nessun atto d'indagine é stato compiuto in quel lungo tempo.

Chi é animato dalla curiosità di sapere prima ancora del perché dell'archiviazione, a quale denuncia si riferisca (cioè di cosa si tratti) occorre recarsi fisicamente presso gli uffici giudiziari, perdere mezza giornata di tempo, fare le file per la gioia dei cancellieri che non aspettano altro che ostenderti il fascicolo….

Ma così è dappertutto. A Vicenza però le cose sono andate diversamente.

Ricordiamo che il 18 marzo 2008 ADUSBEF invia al dott. Ivano Nelson Salvarani, Procuratore della Repubblica di Vicenza un esposto denunciando l'illiceità di alcune condotte societarie ed in particolare la sopravvalutazione dell'azione della BPVI conseguente ad una delibera dello stesso Consiglio di amministrazione di aumento della quotazione azionaria a 58 euro che avrebbe dovuto essere approvata nell’assemblea degli azionisti fissata per il successivo 19 aprile 2008.

ADUSBEF non ne dà notizia.

Il 2 gennaio 2009, tramite un lancio d'agenzia di stampa, si apprendeva che il sostituto procuratore delegato alle indagini, dottoressa Angela Barbaglio, aveva richiesto al giudice per le indagini preliminari la prosecuzione del termine per le indagini.

Il successivo 23 aprile, ex abrupto, un ANSA diffonde la notizia dell'avvenuta archiviazione da parte del GIP di Vicenza: in ADUSBEF si resta stupefatti ed increduli anche per non essere stati avvertiti come richiesto in calce alla denuncia (ex art. 408 cpp).

Ed invece ricostruendo la vicenda si scopre che effettivamente il 15 aprile 2009 lo stesso pubblico ministero Barbaglio richiedeva al giudice l’archiviazione della stessa denuncia,omettendo di darne comunicazione alla parte offesa/denunciante ADUSBEF;

il successivo 21 aprile 2009 il giudice per le indagini preliminari, dott.ssa Eloisa Pesenti, accogliendo le richieste del pubblico ministero emetteva il decreto di archiviazione;

il 23 aprile 2009 l’ufficio stampa della Banca Popolare di Vicenza Scarl diramava un comunicato nel quale enfatizzava l’avvenuta archiviazione;

il 24 aprile 2009 tutti i giornali, soprattutto quelli economici, riportavano la notizia;

il 25 aprile si teneva l’assemblea degli azionisti della banca nel corso della quale il cavalier Zonin si fece tributare il trionfo riguadagnandosi agevolmente la presidenza.

Resta un mistero come la PM Bargaglio il 2 gennaio2009 avesse ritenuto quanto meno non del tutto infondate le contestazioni di ADUSBEF ( tanto da meritare un approfondimento con la richiesta di prosecuzione delle indagini) ed appena tre mesi dopo, in prossimità dell'assemblea dei soci, decide di chiudere tutto velocemente chiedendo riservatamente l'archiviazione (immediatamente disposta dal GIP Pesenti).

Ordinanza poi, come é noto nel 2010 annullata dalla 5° sez. penale della S.C. di Cassazione - Presidente Ferrua Rel. Vito Scalera, proprio per aver considerato abusivo da parte del PM l'aver escluso la qualità di parte offesa ad ADUSBEF prima dell'udienza GIP senza il contraditorio tra le parti.

Oggi si scopre le le denunce di ADUSBEF erano tutt'altro che infondate o, come dice l'avv. Massimo Pecori, non provate. Sul punto, duole dover puntualizzare ad un legale per giunta figlio di procuratore che ad un'associazione di consumatori spetta denunciare un fatto illecito. Compito della procura è indagare magari con l'ausilio della polizia giudiziaria per acquisire gli elementi probatori d'accusa da rappresentare in tribunale.

Non può con i limitati mezzi a disposizione un sodalizio di cittadini raccogliere le prove.

Altrimenti – é un'idea? – gli si metta a disposizione la Guardia di Finanza. Magari qualche generale avrà altro da fare che interloquire con toni d'osteria col presidente del consiglio dandogli – fors'anche non a torto, - sin troppo amichevolmente dello “stronzo”….

In difetto é la Procura delle Repubblica che ordina alla Finanza: l'immensa ed unica Trani docet!

Che i rapporti incestuosi tra politica, magistratura ed affari nella capitale dell'oro siano tutt'altro che bieca diffamazione di ADUSBEF - come ancora sostiene l'avv. Pecori - é cosa nota da sin troppo tempo ( si veda l'indagine Toghe,politica e avvocatura. A Vicenza il record nazionale dell' incompatibilita - di Massimo Milioni su FQ.it del 14 gennaio 2011)

Ora non é più differibile il momento di spezzare i legami spuri.

Alla luce di quanto ampiamente noto, delle malversazioni praticate ai danni di clienti e soci della Banca Popolare di Vicenza SCARL, la dirigenza storica della banca dovrebbe essere chiamata a rispondere di falso, estorsione e truffa pluriaggravati e continuati in concorso.

Ed é francamente scandaloso ed intollerabile che inquietanti figuri che occupano da troppi anni i piani alti di Battaglione Framarin nonostante l'apertura delle indagini, dovute – questa é l'impressione forte- più che dal crescente malcontento dei clienti depauperati, da qualche inchiesta televisiva delle ultime ore, siano ancora non solo a piede libero ma addirittura al loro posto ai vertici della banca: la Procura della Repubblica di Vicenza in queste sta assumendo un altissimo rischio non é dato sapere quanto calcolato, omettendo di richiedere provvedimenti restrittivi della libertà personale in funzione cautelare nei confronti di Gianni Zonin, del Consiglio di Amministrazione presente e passato e di quanti per interesse ed opportunismo gli hanno retto il mantice.

Ne ricorrono i presupposti di legge: il concreto pericolo di fuga ( a Zonin non mancano certo le risorse per svernare in qualunque parte del mondo), la reiterazione del reato e soprattutto il serio pericolo di inquinamento delle prove: non rasserena immaginare che mentre si sviluppano indagini ZONIN, Monorchio, Gianandrea Falchi e compagnia cantando potrebbero passare il tempo a progettare la fuga o a distruggere preziosi files, documenti o comunque prove della loro grave colpevolezza.

Bankitalia fa sapere solo oggi di essersi accorta che il processo di quotazione delle azioni della BPVI era “truccato” sin dal 2001. Anche tale libera ed ampia confessione non dovrebbe lasciare indifferente la procura berica che dovrebbe accantonare senza ulteriore indugio la configurabilità di ogni ipotesi di reato che veda l'autorità di vigilanza vittima e non complice dei crimini bancari come la manipolazione del mercato e l'ostacolo alla vigilanza.

Bankitalia in 15 anni non ha minimamente ostacolato le valutazioni faraoniche di ZONIN dell'azione BPVI. Ed anzi nel 2008 all'avvocato dell'ADUSBEF che per difendersi in giudizio davanti al Tribunale di Roma dalla citazione a 2.5 milioni euro per diffamazione da “azioni gonfiate” , tramite prima il dott. Luigi Donato, poi Vittorio Tusini Cottafavi rispondeva picche. Avverso il silenzio - diniego veniva interposto ricorso proditoriamente respinto dal TAR Lazio di Roma sez. terza - Bruno Amoroso Presidente Giuseppe Sapone, Consigliere Estensore - con sentenza n° 239/2011 (RG 7193/ 2010).

Un'autentica associazione per deliquere di stampo bancario ha operato impunemente a Vicenza e non solo in quest'ultimo quarto di secolo.

I protagonisti non possono più stare piede libero.

 

 

28/09/2015

Documento n.10178

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