UBI-BANCA, INDAGATA PROCURA BRESCIA ANCHE PER IL REATO DI RICICLAGGIO. ADUSBEF INSISTE: COSA HANNO FATTO BANKITALIA E UIF (UFFICIO INFORMAZIONE FINANZIARIA), PER IMPEDIRE I REATI ?
UBI-BANCA, INDAGATA PROCURA BRESCIA ANCHE PER IL REATO DI RICICLAGGIO. ADUSBEF INSISTE: COSA HANNO FATTO BANKITALIA E UIF, PER IMPEDIRE I REATI ?
Sul gravissimo scandalo di Ubi Banca, la cui gestione fraudolenta del credito e del risparmio è sempre stata avallata dalla silente, contigua Bankitalia, molto attenta a non disturbare gli affari privati dei banchieri soci, in particolare Giovanni Bazoli, il maggiore azionista del Governatore Ignazio Visco, spuntano gravi ipotesi di riciclaggio internazionale, denunciato da Adusbef e piccoli azionisti Ubi, nel dettagliatissimo esposto alle Procure della Repubblica, il 4 aprile 2016 (allegato).
Infatti, dopo le denunce e gli esposti di Adusbef (fine 2012), dei 5 consiglieri di minoranza (luglio 2013) e del presidente dei piccoli azionisti di Ubi Giorgio Jannone, la procura di Bergamo ha attivato una robusta inchiesta giudiziaria riguardante 39 soggetti più Ubi, a carico di banchieri come Emilio Zanetti, Andrea Moltrasio, Giampiero Pesenti, l’ad di Ubi Victor Massiah, il vicepresidente Mario Cera, Giovanni Bazoli e la figlia Francesca, per i quali la GDF aveva chiesto l’arresto nel dicembre 2015 per la “spiccata indole delinquenziale”.
L’indagine Ubi e la misura della custodia cautelare, chiesta ai sensi dell’articolo 274 del codice di procedura penale per il pericolo di reiterazione del reato e, nel caso di Giovanni Bazoli (presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo), per “un'indole delinquenziale particolarmente accentuata”, nell’inchiesta condotta dalla procura di Bergamo che il 17 novembre 2016 ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a 39 persone fra amministratori e dirigenti di Ubi Banca, della controllata Ubi Leasing, di due associazioni di azionisti e altri soggetti esterni al gruppo, coi magistrati che non ritennero di procedere con l’arresto delle 16 persone indicate dalla Guardia di Finanza, per l’effetto dirompente e le ripercussioni imprevedibili nei confronti del mercato, si arricchisce di nuovi sviluppi, con la procura di Brescia che ha aperto nei giorni scorsi un ulteriore filone per il reato di riciclaggio.
La Guardia di Finanza su mandato della Procura di Brescia, ha acquisito e sequestrato infatti tutta la documentazione informatica e cartacea utile alle indagini, dove ci sarebbero segnalazioni di operazioni sospette in materia di antiriciclaggio e agli obblighi di adeguata verifica della clientela, su un correntista che avrebbe fatto rientrare ingenti capitali dall’estero, in particolare una ferriera di Brescia riconducibile all’ex presidente del consiglio di gestione Ubi, utilizzando la succursale Ubi in Lussemburgo, la Ubi Banca International.
Di fronte a questi ulteriori elementi, messi nero su bianco negli esposti denunce di Adusbef e piccoli azionisti Ubi- come emerge dal dettagliatissimo allegato con nomi, cognomi ed indirizzi- alcuni denunciati anche dall’ex responsabile dell’ufficio antiriciclaggio Ubi Banca Roberto Peroni, Bankitalia e Uif (Unità di informazione finanziaria), hanno il preciso dovere di rispondere, come mai non si sono accorti o non hanno prestato la dovuta attenzione al riciclaggio internazionale, che è stato concretizzato da Ubi Banca, anche nella triangolazione internazionale delle sue controllate.
Un ufficio di vigilanza di Bankitalia, che non fa nulla per impedire la gestione fraudolenta del credito e del risparmio di Ubi Banca (alla quale regala come premio di fedeltà 3 delle 4 banche in risoluzione- CariChieti, Banca Etruria e Banca Marche- ad 1 euro), del banchiere socio Giovanni Bazoli, ed una Unità di informazione finanziaria per l'Italia (Uif), che avrebbe il dovere di prevenire fenomeni di riciclaggio, come quelli denunciati da Roberto Peroni nel 2014 e da Adusbef e piccoli soci Ubi nel 2012 ed il 4 aprile 2016, che non intervengono, forse per non disturbare gli affari sporchi dei ‘banchieri amici’- già provati inconfutabilmente dalle indagini della Procura di Bergamo in quasi 50.000 pagine- devono essere destituiti ed incriminati dalle Procure della Repubblica inquirenti, per ripristinare la denegata giustizia e la legalità.
Elio Lannutti (Adusbef)
Roma,13.6.2017
-allegato Esposto Denuncia del 4 aprile 2016
SCANDALO “PANAMA PAPERS” - UBI BANCA ANCORA UNA VOLTA PROTAGONISTA ASSOLUTA (IN NEGATIVO). ASSOCIAZIONE AZIONISTI UBI BANCA ED ADUSBEF, PRESENTANO ESPOSTI DENUNCE A PROCURE DELLA REPUBBLICA,CHIEDENDO DI ACCERTARE GRAVISSIMI FATTI
In un esposto denuncia inoltrato alle Procure della Repubblica di Milano, Bergamo, Roma, l’associazione azionisti Ubi-Banca e l’Adusbef, hanno chiesto di accertare fatti e circostanze riguardanti il Gruppo Ubi-Banca, già oggetto di inchieste penali dietro analoghe denunce presentate in precedenza, riguardanti frodi fiscali e costituzione all’estero di rilevanti capitali.
“Secondo quanto riportato dai media nazionali ed internazionali, con riguardo allo scandalo (definito Lux Leaks) di trecentoquaranta multinazionali che hanno sottoscritto accordi elusivi con il Granducato di Lussemburgo per pagare meno tasse agli Stati di provenienza, UBI Banca risultava essere tra i protagonisti assoluti- e dopo lo scandalo “Lux Leaks”- scrivono le due associazioni ai magistrati- UBI Banca viene ora chiamata in causa per aver giocato un ruolo di primissimo piano in quello che è stato definito lo scandalo “Panama Papers”, un’inchiesta di proporzioni planetarie che ha rivelato, tra le altre cose, esportazioni di capitali derivanti da attività illecite.
Si parla di cifre enormi potenzialmente sottratte al Fisco italiano e di altri Paesi europei, anche da parte di istituti di credito che hanno avuto, in questi anni, l’ardire di vantarsi della trasparenza dei propri bilanci. Nel caso di UBI Banca, l’istituto si è professato paladino dei valori e delle tradizioni cattoliche, inserendo testualmente nel proprio Bilancio Sociale tale affermazione: “il Gruppo non è presente in paradisi fiscali o altri centri finanziari non ancora adeguati agli standard fiscali internazionali” e ancora” adottiamo tutte le misure necessarie a prevenire la commissione di reati (…) di corruzione e concussione, reati societari, fiscali e di truffa ai danni dello Stato…”.
I media hanno riportato di un coinvolgimento diretto in “Panama Papers” della società lussemburghese UBI Banca International S.A.. Da chi è composto il Consiglio di Amministrazione di questa banca coinvolta direttamente nell’inchiesta de “L’Espresso”?
Il presidente del cda è Pietro Gussalli Beretta, appena rieletto membro del Consiglio di Sorveglianza di UBI Banca, titolare della omonima fabbrica di armi bresciana. Il Vicepresidente è Costantino Vitali, attuale presidente del Banco di Brescia (una delle principali controllate del Gruppo), già precedentemente coinvolto nello scandalo di UBI Leasing, vicenda oggetto di indagine da parte della Procura della Repubblica di Bergamo. La Banca d’Italia ha inoltre sanzionato l’operato di Vitali con le seguenti motivazioni: “carenze nell’organizzazione, nei controlli interni e nella gestione del credito”, Vitali è inoltre amministratore della sanzionata UBI Factor oltre che di CentroBanca, dove è stato ulteriormente sanzionato per “carenze nell’organizzazione e nei controlli interni”. Amministratore delegato è Massimo Amato. Fra gli atri consiglieri risulta Elvio Sonnino, attuale Vicedirettore generale Vicario di UBI Banca e attualmente accreditato dalla stampa quale prossimo membro nominato nel Consiglio di Gestione di UBI Banca.
Un’altra società del Gruppo UBI coinvolta direttamente in presunte attività illecite, oggetto di indagini da parte della Procura della Repubblica di Milano è Iw Bank i cui esponenti, a diverso titolo, sono chiamati in causa, come si può evincere dal prospetto di bilancio pubblicato da UBI Banca, per i seguenti reati:
- associazione a delinquere ex art. 416 C.P.;
- riciclaggio e concorso in riciclaggio ex artt. 110 e 648 bis C.P.;
- autoriciclaggio e il concorso in autoriciclaggio ex artt. 110 e 648 ter C.P.;
- reato penale e tributario (e relativo concorso ai sensi dell’art. 110 C.P.) di “sottrazione fraudolenta dei beni al pagamento delle imposte” ex art. 11 D.Lgs. 74/2000;
- violazione degli obblighi, sanzionati penalmente, di adeguata verifica ex art. 55 D.Lgs 231/2007.
Tali reati si vanno ad aggiungere a quelli per i quali sono indagati altri esponenti di rilievo del gruppo UBI, reati di seguito elencati:
- associazione a delinquere;
- frode fiscale;
- truffa;
- riciclaggio;
- autoriciclaggio;
- ostacolo all’attività di vigilanza;
- appropriazione indebita;
- falso ideologico;
- violazione della normativa sul conflitto di interessi;
- influenza illecita sull’assemblea.
A riguardo di quest’ultima ipotesi di reato è bene ricordare che gli attuali amministratori, tuttora, in parte, inspiegabilmente alla guida di UBI Banca, sono stati “eletti” nell’ambito della assemblea 2013 dei soci, definita dagli organi inquirenti “svolta in maniera del tutto irregolare” tramite “atti simulati o fraudolenti” con un “reclutamento serrato (…) finalizzato alla conservazione del potere”, “mediante la configurazione di un sistema di deleghe in bianco o palesemente false dirette a precostituire la necessaria maggioranza nelle assemblee”, con “costi rimasti a carico della Banca, con distrazione di risorse rispetto all’ordinaria attività”. La Consob ha inoltre, solo nelle scorse settimane, formalizzato sanzioni agli amministratori riconosciuti responsabili di aver occultato alle preposte Istituzioni esistenti patti parasociali. Nel contempo la stampa ha evidenziato azioni intimidatorie dei vertici finalizzate a condizionare il voto assembleare dei dipendenti.
A tali reati si vanno ad aggiungere numerosissimi rilievi mossi da Banca d’Italia e Consob negli anni, spesso agli stessi esponenti chiamati poi a rivestire ruoli apicali dell’intero gruppo UBI Banca. Anche gli amministratori di Iw Bank , nonostante la serietà dei reati oggetto di indagine, attuali e passati hanno ricoperto, ricoprono, e si dice siano, in procinto di ricoprire incarichi apicali in all’interno del Gruppo UBI, con particolare riferimento ai seguenti nominativi:
- Mario Cera, già eletto Vicepresidente vicario del Consiglio di Sorveglianza;
- Rossella Leidi, attuale Vicedirettore generale e responsabile commerciale, accreditata dalla stampa quale futuro membro del Consiglio di Gestione;
- Ettore Giuseppe Medda, attuale Vicedirettore Generale e Direttore Affari Generali Partecipazioni.
Sorprende non poco rilevare che i responsabili della gestione di Iw Bank, istituto in cui sono state riscontrate, a seguito di imponenti perquisizioni, come riportato dalla stampa, ben 100.000 operazioni sospette da parte della Guardia di Finanza, di cui molte riferibili a società con sedi alla Bahamas e Cayman, ossia le medesime oggetto dell’attuale scandalo “Panama Papers”, siano stati premiati con ulteriori e più prestigiosi incarichi di vertice, quasi a ricompensare le azioni perpetrate.
E’ bene quindi , ancora una volta, riepilogare quanto gli scriventi hanno da tempo comunicato alle Istituzioni di Vigilanza, CONSOB e BANKITALIA, in merito alla struttura estera del Gruppo UBI, struttura che si estrinseca anche in numerosissime società, con sedi in paradisi fiscali o paesi a fiscalità agevolata.
UBI Banca primeggia, come da elenco sotto riportato, per società con sedi in Paesi quali Cina, Singapore, ben sedici società con sede in Lussemburgo e otto con sede in Delaware (USA), (stato noto alla cronaca in quanto ultima destinazione conosciuta del mitico aereo di Lele Mora, venduto ad una società locale per la capiente cifra di circa € 60.000), quattro in Svizzera e ancora nel Baliato di Jersey, a Dublino, a Madrid, a Bruxelles e a Cracovia.
OVVIAMENTE I NOSTRI ELENCHI NON POSSONO CHE ESSERE PARZIALI (in difetto)