SWAP E DERIVATI: DRAGHI PENTITO,AMMETTE CHE CREANO PROBLEMI !
COMUNICATO STAMPA DERIVATI: ANCHE IL GOVERNATORE MARIO DRAGHI, FOLGORATO SULLA VIA DI DAMASCO, AMMETTE CHE SWAP E PIRAMIDI FINANZIARIE,CREANO PROBLEMI MA DAL G7 NON E’ ARRIVATA ALCUNA SERIA PROPOSTA PER ARGINARE LE NOTE BANCHE DI AFFARI, CHE BATTONO MONETA,SEPPURE SENZA AUTORIZZAZIONE, CON LA FINANZA CREATIVA DEI DERIVATI ED I FONDI SOVRANI SPECULATIVI. Il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, folgorato sulla via di Damasco, dopo aver pubblicamente tranquillizzato (anche dall’ultima riunione del CICR) che la crisi dei sub-prime americani avrebbe mai colpito l’Italia e le banche italiane,dalla riunione del G7 ha corretto il tiro affermando,di non aver mai detto che non ci fossero problemi sui derivati. Niente pericoli in Italia dalla crisi dei mutui, ha ripetuto Mario Draghi- ma «non ho mai detto che non ci fossero problemi a comprare e vendere derivati, né ho mai detto che la distinzione fra compratori al dettaglio e investitori evoluti fosse sempre applicata». La crisi dei mutui sub-prime riverbera invece i suoi nefasti effetti anche in Italia, dove proprio grazie alla grave carenza di legalità delle banche che non applicano la legge (decreto Bersani) ed alla mancanza di buona consulenza, 3,2 milioni di famiglie,pari al 91% del totale sono stati indotti a contrarre mutui a tasso variabile, perché i tassi fissi non venivano proprio erogati, quando la soglia dei tassi aveva raggiunto il minimo storico e tutti gli indicatori propendevano per un loro imminente aumento. La vendita allegra di prodotti finanziari derivati a Comuni,Province e Regioni o a piccoli imprenditori per garantire loro,in sede di rinnovo dei fidi, i rischi di volatilità dei tassi o dei cambi, è stato finalmente confermato anche dalla riunione del G7,quando si afferma che gli aspetti più equivoci della recente «finanza innovativa» possono essersi manifestati anche da noi: «il danno alla finanza mondiale è molto esteso, e la situazione ancora non è risolta», pur se nel complesso «i mercati hanno funzionato bene». Nella riunione del G7 il ministro del Tesoro Usa Henry Paulson ha accennato al maxi-fondo (chiamato «Mlec») di 75 miliardi di dollari, o forse 100, che dovrebbe dare liquidità ad attività finanziarie altrimenti non commerciabili perché non ispirano più fiducia, considerato da Draghi positivo,perchè promosso dalle 3 grandi banche di affari,Citigroup, Bank of America e JP Morgan Chase,tra le più esposte nell’allegra finanza derivata. Ma dal G7, che oltre ad approvare operazioni di auto-salvataggio da parte proprio di quelle stesse banche che avevano innescato la crisi, non è stata avanzata alcuna proposta o seria iniziativa,per monitorare il fenomeno in continua espansione della finanza creativa, pari a 430-450 mila miliardi di dollari (11 volte più del Pil mondiale) e porre un efficace rimedio teso a contingentarne la crescita. I Governi ed i partecipanti al G7 non hanno affatto deliberato nulla sull’urgenza di fissare una discussione da attivare nelle competenti sedi internazionali per costruire una nuova architettura finanziaria finalizzata ad evitare futuri crack finanziari ed il ripetersi di bolle speculative, con l’obiettivo di sostenere l’economia reale ed intraprendere le iniziative necessarie per arrivare al più presto, insieme ad altre nazioni, alla convocazione di una conferenza internazionale a livello di Capi di Stato e di Governo, per definire globalmente un nuovo e più giusto sistema monetario e finanziario,che sottragga il governo dei prodotti derivati dall’avidità delle banche di affari e del Fondo Monetario. La questione di una bolla finanziaria dei derivati,le cui modalità di commercializzazione agli Enti locali ed alle imprese sono in Italia sotto lo scrutinio di diverse procure della Repubblica, deve indurre il Governo a rafforzare i presidi di garanzia,già nella finanziaria, ma deve convincere i banchieri più esposti,come il dr. Profumo di Unicredit,ad aprire un tavolo a tutela degli utenti bancari.22/10/2007
Documento n.6888