SANTAINTESA: ADUSBEF PREOCCUPATA, SIA DA CONCENTRAZIONE, CHE DA RAPPORTI VESSATORI DEL SAN PAOLO IMI.

in Comunicati stampa
SANTAINTESA: ADUSBEF PREOCCUPATA, SIA DA CONCENTRAZIONE, CHE IN ALCUNE AREE MONOPOLIZZA IL MERCATO CREANDO POSIZIONE DOMINANTE, CHE DA RAPPORTI VESSATORI E POCO TRASPARENTI DEL SAN PAOLO IMI. L’ANTITRUST DEVE VALUTARE TALI ASPETTI IMPONENDO IL RIPRISTINO DI CONDIZIONI DI NORMALE CONCORRENZA, TRAMITE VENDITA DI SPORTELLI ECCEDENTI. LE CONCENTRAZIONI BANCARIE HANNO CREATO INGENTI DANNI UTENTI CON IMPOSIZIONE DI COSTI PROIBITIVI E ABBASSAMENTO QUALITA’. La fusione deliberata oggi tra Banca Intesa e San Paolo Imi,che avrà circa il 20 per cento del mercato in Italia, la prima dopo la legge di riforma del risparmio che assegna ulteriori poteri all’Antitrust,deve essere attentamente valutata per le ricadute che tale concentrazione potrà avere in alcune aree geografiche, dove si viene a creare una vera e propria posizione dominante. L’Antitrust saprà certamente valutare,nell’interesse della concorrenza e del benessere dei consumatori, tale forme di monopolio,fissando un piano di ripristino delle condizioni di mercato anche tramite la vendita di sportelli eccedenti, a prescindere dall’accordo sottoscritto da Banca Intesa con Credit Agricole che prevede la cessione di 650 sportelli in Italia (Cariparma, Friuladria e altri 193 sportelli eccedenti in Piemonte, Veneto e Lombardia) per un valore di 6 miliardi di euro. Adusbef è preoccupata sia da tale mastodontica concentrazione, vera e propria operazione di potere (politico ed economico),che dai rapporti spesso vessatori e poco trasparenti offerti dal San Paolo Imi alla clientela, dapprima frodata con la vendita di bond bidone (Cirio,Parmalat,ecc.),successivamente assistita in tribunale mediante la costituzione di Comitati di comodo, con l’offerta di costituzione di parte civile,funzionale ad evitare azioni giudiziarie di rivalsa a migliaia di risparmiatori. Adusbef resta ancorata alla sua posizione sulle concentrazioni e fusioni bancarie realizzate dal 1992, le quali hanno certamente portato vantaggi al management,ma solo danni e disfunzioni agli utenti bancari. Invece dei vantaggi tanto professati dai sostenitori delle grosse fusioni tali aggregazioni bancarie, hanno portato ad un netto e decisivo peggioramento della qualità dei servizi offerti oltre ad un aumento del loro costo. Numeri alla mano nel 1994, quando le banche erano 1.037 con 22.133 sportelli bancari, un conto corrente non convenzionato, con 11,5 operazioni mensili, costava 217,88 euro. Le fusioni e le concentrazioni (398 dal 1993 al 2005) hanno ridotto il numero delle banche, da 1.037 a 778 (-259) e fatto aumentare il numero degli sportelli, che sono passati da 22.133 a 31.000 (+8.867). Ma, invece di far abbattere i costi dei conti corrente, li hanno fatto aumentare del 155,39%. Gli utili, al contrario, sono più che raddoppiati,passando da 7,8 mld di euro a 18,7 mld di euro. Si confida che almeno l’Antitrust,alla luce della legge di riforma del risparmio e del decreto Bersani,possa invertire tale odiosa prassi, che ha irrimediabilmente danneggiato milioni di consumatori ed imprese. Elio Lannutti (presidente Adusbef) Roma,12.10.2006

13/10/2006

Documento n.6365

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