PETIZIONE: NO ALLO SCIPPO ARERA DI ADDOSSARE BOLLETTE LUCE A UTENTI VIRTUOSI PER I DEBITI DEI MOROSI
NO
ALLO SCIPPO DI ARERA (EX AUTORITA’ ENERGIA) DI FAR ADDEBITARE LE BOLLETTE ELETTRICHE A UTENTI VIRTUOSI IN REGOLA CON I PAGAMENTI, I DEBITI DEI MOROSI
SI
ALLA RIFORMA DI AUTORITA’ LOTTIZZATE, CONTIGUE CON I GOVERNI ED I VIGILATI
L’ex Autorità per il Gas e l’Energia (Arera), ha previsto di addossare, con la Delibera del 1 febbraio 2018 n. 50 (https://www.arera.it/allegati/docs/18/050-18.pdf), sulle spalle di famiglie, consumatori e degli utenti dei servizi elettrici in regola con i pagamenti, gli oneri non recuperabili per mancato incasso degli oneri di sistema, quantificati in circa 1 miliardo di euro su base annua.
Per addossare alle famiglie ed agli utenti dei servizi elettrici già vessati e saccheggiati, il buco creato dal crac di alcune aziende di vendita dell’energia, tra le quali Gala, il cui presidente Filippo Tortoriello legato a Renzi, è anche presidente dell'Unione industriali del Lazio.
“La moglie dell’imprenditore, Patrizia De Rose, lavora a Palazzo Chigi come capo dell’Ufficio tecnico-scientifico e affari generali del Dipartimento politiche antidroga. Nell’ultima legge di stabilità, poi, fu inserita una norma ad hoc che avrebbe aiutato Gala a ridiscutere un maxi appalto da un miliardo con Consip, la centrale degli acquisti della Pa. Firmato da Elisa Simoni, parlamentare piddina e cugina alla lontana di Matteo Renzi. L’emandamento consente la revisione dei prezzi di fornitura dell’energia elettrica, se il prezzo del petrolio subisce «un aumento o una diminuzione non inferiore al 10%, tale da alterare significativamente l’originario equilibrio contrattuale». Non legandolo più, quindi, alle quotazioni del petrolio Brent”. Lettera 43, link allegato del 27 luglio 2016.
Come se non bastassero gli aumenti di spesa per famiglie sulla bolletta elettrica (per il mercato tutelato) deliberati a dicembre ed in vigore dal 1 gennaio 2018, con una stangata di 95 euro per una famiglia di 3 persone, + 5,3% in più per le forniture elettriche +5% per il gas; incrementi giustificati da Arera per un maggior prezzo all’ingrosso del gas nei mesi invernali, la bassa produzione di idroelettrico a causa della minore disponibilità di risorse idriche, costi per la sicurezza e soprattutto le perdite subite per la dispersione nelle reti del Sud (per le quali paghiamo in bolletta la manutenzione, che sembra non ci sia mai stata).
Mentre a partire da gennaio 2019, con l’abrogazione del mercato tutelato la stessa Autorità garante per l’energia elettrica ed il gas, aveva documentato che il passaggio al mercato libero significa energia più costosa del 15% per la luce, del +8% per il gas, per addossare a chi consuma meno energia, costi fino al 46% annuo in più in bolletta a causa dell’entrata in vigore delle nuove tariffe progressive. Queste ultime saranno le stesse sia per le famiglie virtuose che risparmiano energia che per coloro che sperperano consumi per incentivare il consumo elettrico (delibera 867/2017/R/EEL del 14 dicembre 2017), nel solco di quella dottrina totalitaria neo-liberista nel solco di una dottrina totalitaria denominata neo liberismo, introdotta negli USA da Milton Friedman, che ha sostituito la sovranità popolare con la sovranità di mercato, la prevalenza dell'economia sul diritto e sulle costituzioni, relegando gli uomini a merci (con il Jobs Act ed i voucher), una vera e propria pandemia del XX Secolo, che ha corrotto la società, favorito le disuguaglianze, privatizzato i beni comuni, ed ha condotto l'economia in una delle più gravi recessioni della storia, interpretati in Italia dai Governi Renzi-Gentiloni e dai ministri dello sviluppo economico Carlo Calenda e dell’Economia Pier Carlo Padoan.
In tal modo si tenta di spalmare sugli incolpevoli consumatori e sulle famiglie già saccheggiate da rincari, balzelli ed inique delibere dell'Autorità ARERA (che sembra tutelare gli esclusivi interessi delle imprese fornitrici, i cui costi sono tra i più elevati d'Europa), il mancato recupero degli utenti morosi, siano essi allacci di energia elettrica abusivi non pagate che altre fattispecie di consumi non recuperati.
Ritenendo che tale addebito potrebbe costituire una plateale violazione del Codice del Consumo emanato con il decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in materia di diritti del consumatore, nonché possibile violazione delle norme del Codice Penale in materia di abuso in atti di ufficio e concorso nel reato di appropriazione indebita, addirittura istigato dalla suddetta delibera, Adusbef si è tempestivamente mobilitata al fine di evitare questo ennesimo scippo con destrezza a danni dei cittadini italiani già spolpati e taglieggiati da tutta una serie di oneri di sistema sulle bollette elettriche, perfino gravate dall’odioso canone Rai.
Dopo aver pubblicato sul sito Adusbef un modulo a disposizione di ogni utente già saccheggiato delibere ARERA (http://www.adusbef.it/Consultazione.asp?id=10135), a disposizione di ogni consumatore dei servizi elettrici, che non intende subire l’ennesimo sopruso, una diffida da inviare per mail anche alla procura della Repubblica di Milano, competente per territorio, per tutelare anche in via per tutelare legalità e diritti dei cittadini consumatori.
“Con la presente lettera, inviata al rappresentante legale pro-tempore Guido Bortoni, il/la sottoscritto/a diffida Arera a far addebitare qualsivoglia onere o balzello sulle fatture a me intestate, derivante dall'altrui morosità, per le evidenti violazioni indicate, ed invita la Procura della Repubblica, che legge per conoscenza la presente diffida, ad aprire una inchiesta per verificare l'integrazione di gravi reati a danno dello/a scrivente”.
Secondo quanto stabilito dalle fonti di diritto di gerarchia superiore ai regolamenti dell'Authority, il provvedimento deliberato è da considerarsi nullo ed inefficace. Il provvedimento infatti, viola la Costituzione della Repubblica, in quanto secondo l'art. 23 “nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla Legge”, essendo Arera autorità amministrativa indipendente, che può imporre nell'interesse pubblico, il pagamento dei cosiddetti “oneri di gestione” solo se tale potere impositivo è descritto da una norma di Legge. In altre parole il potere impositivo non può essere lasciato all'arbitrio del potere amministrativo dell’ Authority. Come del resto previsto anche dall'art. 21 ter ex Legge 241/90.
Perché viola il principio di equità stabilito dalla Costituzione imponendo la ripetizione di una stessa tassa in capo allo stesso soggetto. Viola il principio stabilito dal codice tributario secondo il quale tasse ed imposte, possono essere decise ed applicate solo con una legge dello Stato ed assolutamente mai in altri modi (quindi legge del parlamento o decreto legge e decreto legislativo del governo). Questa regola ha, quindi, lo scopo di assicurare la facoltà di imporre tributi solamente agli organi che rappresentano la volontà popolare; volontà espressa con elezioni libere pubbliche e democratiche. Viola il divieto di retroattività - art. 3, L. 212/00 (cd. statuto dei contribuenti), il quale dispone che escluse le ipotesi di norme interpretative autentiche, le disposizioni tributarie non hanno effetto retroattivo. Viola il codice del consumo, per quanto riguarda buona fede, correttezza, e informazione del consumatore nel contratto. Viola il codice civile italiano in materia di contratto diritti ed obbligazioni dai quali si alimentano. Per tali ragioni la delibera di Arera è illegale sotto molteplici profili giuridici, trattandosi di tassazione invece che di tariffa sui consumi, non è prevista dalla legge, unica fonte primaria, è incostituzionale in violazione del principio di equità considerato che impone la ripetizione di una tassa in capo ad uno stesso soggetto. Contrasta con il principio stabilito dal codice tributario che prevede che tasse ed imposte possono essere decise ed applicate solo ed esclusivamente con legge dello Stato; è in contrasto con il codice civile in materia di contratti, diritti e conseguenti obbligazioni dai quali sorgono, è in aperto contrasto con il divieto assoluto di introdurre l’illegittimo principio di retroattività, come disposto dallo Statuto dei diritti del contribuente di cui all’ articolo 3, in merito a norme tributarie che non possono avere e non hanno alcun effetto retroattivo.
AUTORITA’ ‘INDIPENDENTI’ DA RIFORMARE
Le funzioni delle Autorità indipendenti, quali organi super partes, sono indispensabili per l’equilibrio dei poteri, la buona amministrazione e la tutela dei diritti dei cittadini consumatori. Il fenomeno delle autorités administratives indépendantes è nato in Francia, dove si è voluto sottrarre ai poteri del Governo una serie di settori sensibili, in cui il conflitto tra interessi pubblici e interessi privati di rilievo costituzionale necessitava di una specifica attenzione, e dove, soprattutto, le autorità più sono amministrative meno sono indipendenti. La nascita di questi organismi, piuttosto che come istituzione di un quarto potere, è stata vista come un “mescolamento” ed un bilanciamento dei tre poteri, radicatisi così in un unico soggetto, il quale agisce per una double mission, ossia di regolazione sociale (fonction publique) e di protezione delle libertà.
il 6 aprile 2011, nell’audizione presso la I Commissione permanente (Affari Costituzionali, della Presidenza del consiglio e interni) della Camera dei deputati, in merito alla “Indagine conoscitiva sulle autorità amministrative indipendenti”, il Presidente del Consiglio di Stato affermava: le Autorità indipendenti si caratterizzano, rispetto ai modelli ordinari di amministrazione, per particolari profili legati, da un lato, alla circostanza che, proprio per la loro indipendenza, si sottraggono al rapporto di subordinazione sussistente tra tutte le amministrazioni statali ed il Governo, interrompendo, di conseguenza, per i settori ad esse affidati, il rapporto di responsabilità che lega il Governo al Parlamento; dall’altro, alla circostanza che, essendo chiamate a svolgere funzioni di normazione, di vigilanza e, in taluni casi, di risoluzione di controversie, derogano al principio di separazione tra i poteri sotteso al nostro impianto costituzionale, principio in base al quale le funzioni normative, amministrative e giurisdizionali sono esercitate da apparati distinti. In sostanza, nei regimi a matrice parlamentare quale quello italiano, la caratteristica naturale degli organi investiti di poteri amministrativi consiste nella dipendenza dal potere politico e, specificamente, dai Governi, per cui la locuzione “autorità amministrativa indipendente” esprime un concetto che può sembrare contraddittorio. Ne consegue che, per definirne l’effettiva natura, occorre individuare quale dei due aggettivi (amministrative o indipendenti) uniti al sostantivo autorità deve prevalere, in modo da attribuire a questi organismi la connotazione dominante;
L’inchiesta di “Report” (Raitre) firmata da Michele Buono, intitolata “I garanti” (ossia il sistema delle Authority in Italia, il loro ruolo per quanto riguarda la regolamentazione e la tutela degli interessi dei cittadini nei campi della finanza, dell’informazione, dell’energia, della tutela della concorrenza, la nomina dei Presidenti e dei Commissari di queste autorità, che non sembra essere assoggettata ai criteri di competenza, trasparenza ed indipendenza dai poteri politici ed economici, specie nel confronto fra l’Italia e il resto d’Europa), andata in onda domenica 7 ottobre 2012, alle ore 21,30, su Rai3, ha raccontato di un sistema illegale e di rapporti “amicali” tra il presidente della Consob e le banche, ed altre anomalie già messe in luce da una inchiesta di Adusbef nell’ottobre 2006.
http://www.adusbef.it/public/adusbef_5267.pdf
La madre di tutte le Autorità, la Banca d’Italia infatti, i cui soci sono le banche private alle quali vengono corrisposti dividendi (ben 1,040 miliardi di euro dopo la rivalutazione delle quote da 156.000 euro a 7,5 mld di euro, non si è mai accorta degli ultimi 7 crac bancari (Mps, BpVi, Veneto Banca, Carichieti, CariFerrara, Banca Etruria, Banca Marche), che ha messo in mezzo ad una strada oltre 500.000 famiglie, bruciando negli ultimi anni oltre 160 mld di euro,
L’Antitrust, che pure in passato aveva svolto importanti indagini sulle intese restrittive della concorrenza, abusi di posizione dominante, operazioni di concentrazione che implicano la riduzione della concorrenza, come la multa di 700 miliardi di vecchie lire (360 milioni di euro) inferta al cartello assicurativo operante nel settore RC Auto, facendo pagare le tariffe obbligatorie a prezzi più elevati di quanto sarebbero scaturiti da una corretta concorrenza; nel settore della pubblicità ingannevole comminando sanzioni a numerosissime imprese e marchi nazionali ed internazionali, comprese Rai e Mediaset, facendo cessare reclame fraudolente, ha perso smalto dopo la nomina di Giovanni Pitruzzella da parte dell’ex presidente del Senato Renato Schifani.
ARERA, ex Autorità gas ed energia, operativa dal 23 aprile 1997 grazie alla legge 481/1995, con il compito di fissare i livelli di qualità del servizio e gli standard accettabili di erogazione, garantire la soddisfazione degli utenti, sorvegliare gli esercenti e formulare proposte e pareri a Parlamento e Governo sugli assetti dei due settori, finita sotto gli strali delle associazioni dei consumatori e delle piccole e medie imprese, per la questione dei mancati indennizzi, seppur previsti da alcune carte di servizi, per gli standard cost ed alcune delibere che sembra abbiano salvaguardato Enel ed Eni, senza che si sia mai adoperata per far diminuire tariffe elettriche e del gas tra le più care d’Europa, sembra preda dei vigilati e dei loro interessi, invece che salvaguardare anche i diritti di utenti e consumatori.
L’ISVAP (ISTITUTO DI VIGILANZA DELLE ASSICURAZIONE PRIVATE), oggi Ivass, i cui utenti sono caduti dalla padella nella brace da quando è caduta nelle grinfie della Banca d’Italia e del presidente Salvatore Rossi coi piedi in due scarpe, meglio stendere un velo pietoso. Analogamente alla Consob, .commissione succursale subalterna degli interessi dei vigilati.
AUTORITA’ GARANTE DEI DATI PERSONALI (PRIVACY). In breve, chi raccoglie, conserva, elabora, modifica, interconnette, diffonde, cancella, notizie su un individuo, deve informarne all'interessato. Sul flusso dei dati vigila il Garante per la privacy (legge 675 del 1996) finita sotto gli strali dei consumatori per le banche dati private che registravano, anche dopo 20 anni, milioni di cittadini, bollati con la qualifica di “cattivi pagatori”, condannati a non avere più credito,anche per il ritardo di una rata o di una bolletta; che per la violazione della privacy da parte di aziende specializzate, che inviavano SMS “trappole” invitando i consumatori a telefonare a numeri telefonici (a pagamento) per ritirare dei premi inesistenti, considerate poi, vere e proprie molestie telefoniche.
AUTORITA’ PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI (istituita dalla legge 249/1997), per gestire il passaggio equilibrato da situazioni di monopolio ad altre di mercato, attiva dal 10 marzo 1998, il cui vasto programma e competenze in materia di telecomunicazioni, radiotelevisione ed editoria, considerata atipica perché chiamata a vigilare sia sulla televisione, sia sulla telefonia, non ha mancato di attirare le critiche dei consumatori con delibere fatte “ad hoc” a salvaguardia degli interessi dei gestori; per i mancati interventi sul duopolio televisivo Rai-Mediaset e relativa posizione dominante nella raccolta pubblicitaria delle rispettive concessionarie (Sipra-Publitalia); per i tardivi interventi sulle società telefoniche che, mediante servizi a valore aggiunto con i prefissi,144-166-899,ecc, hanno consentito truffe collettive a migliaia di consumatori, la più lottizzata dalla politica, come risulta dalle porte girevoli dei commissari tra Forza Italia, il partito azienda ed AgCom.
Si chiede quindi al signor presidente della Repubblica ed al presidente del Consiglio, di intervenire ognuno nelle rispettive competenze, per studiare una riforma delle Autorità cosiddette indipendenti, che possano essere sottratte alla lottizzazione politica-partitica, le cui delibere e provvedimenti- come nel caso di specie- ledono diritti ed interessi dei consumatori utenti e delle famiglie espropriate e taglieggiate, impegnandosi altresì a far approvare la legge sulla class action, non a caso bloccata da Confindustria che predica bene e razzola male, azione collettiva che con il danno punitivo è uno dei pochi deterrenti contro i predoni del mercato, che ricorrono ad artifici e raggiri per conseguire ingenti profitti sulla pelle delle famiglie, formidabile strumento- come negli Stati Uniti dove è in vigore da oltre 1 secolo- per impedire illeciti guadagni mediante pratiche commerciali scorrette, usi, abusi e quotidiani soprusi con il concorso dei controllori.
Soggetti promotori
Elio Lannutti (giornalista, fondatore Adusbef)
Antonio Tanza (avvocato cassazionista, presidente Adusbef)
23/02/2018
Documento n.10655