OLIMPIADI: SURREALE NON E' L'ESPOSTO ADUSBEF ALLA CORTE DEI CONTI PER DANNO ERARIALE, ED ALLA PROCURA DI ROMA PER MINACCE CONTRO UN CORPO POLITICO, MA I SOLDI SPESI DAL MALAGO' PER CONSULENZE, COLLABORAZIONI, TRASFERTE, PERSONALE E SERVIZI VARI

in Comunicati stampa

COMUNICATO STAMPA

  OLIMPIADI:  SURREALE NON E’ L’ESPOSTO ADUSBEF ALLA CORTE DEI CONTI PER DANNO ERARIALE, ED ALLA PROCURA DI ROMA PER MINACCE,  MA I SOLDI SPESI DAL MALAGO’ PER CONSULENZE, COLLABORAZIONI, TRASFERTE, PERSONALE E SERVIZI

  Il signor Giovanni Malagò, che nonostante le indebite pressioni e la minaccia di danno erariale per i soldi spesi dal comitato promotore Roma 2024, non è riuscito a raggiungere lo scopo di far indebitare intere generazioni, con la finalità di realizzare i loro sollazzi delle Olimpiadi, che sarebbero gravate sulle casse pubbliche per circa 8 mld di euro nel preventivo, chiedendo alla sindaca di Roma di fare la diretta streaming, senza aver mai praticato la trasparenza e le dirette streaming nei summit del CONI e nei loro circoli esclusivi a Roma, come l’Aniene all’Acquecetosa, ancora deluso e frustrato per la bocciatura, fa finta di non capire  la natura dell’esposto Adusbef alla Corte dei Conti, che ha aperto un fascicolo di danno erariale, per i soldi spesi da Lorsignori:  altro che storia surreale !

   Qualche ora prima della delibera comunale il signor Malagò, denunciato da Adusbef anche alla procura della Repubblica di Roma il 27.9.2016 per minacce ad un corpo politico, intimava: "Le consiglio di non presentare la mozione" per mettere fine alla procedura. Perché "gli amministratori che firmeranno quella delibera dovranno assumersi le loro responsabilità".

   Recita l’art. 338 codice penale: Violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario:

“Chiunque usa violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ad una rappresentanza di esso, o ad una qualsiasi pubblica Autorità costituita in collegio, per impedirne in tutto o in parte, anche temporaneamente o per turbarne comunque l’attività, è punito con la reclusione da uno a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi commette il fatto per influire sulle deliberazioni collegiali di imprese che esercitano servizi pubblici o di pubblica necessità, qualora tali deliberazioni abbiano per oggetto l’organizzazione o l’esecuzione dei servizi”.  Il delitto di cui all'art. 338 cod. pen. è configurabile anche nei casi in cui l'agente abbia minacciato un solo componente dell'organo collegiale (nella specie, il sindaco), non in presenza dello stesso organo collegiale riunito (nella specie, per deliberare la costituzione di parte civile in un processo nei confronti dello stesso imputato), essendo sufficienti la coscienza e volontà dell'agente di minacciare, attraverso il singolo componente, l'intero organo collegiale allo scopo di impedirne o turbarne l'attività.

   Per le suesposte ragioni, Adusbef  depositò un esposto alla Procura della Repubblica di Roma, chiedendo di accertare se le condotte del Comitato Promotore le Olimpiadi Roma 2024, nella fattispecie le dichiarazioni del Presidente del Coni Giovanni Malagò: “Consiglio alla Raggi di non presentare la mozione per dire no alla candidatura” del 21 settembre 2016, dopo la giornata che ha posto la parola fine all’avventura di Roma 2024, non integri una minaccia, punita dall’art. 338 del Codice Penale, o quantomeno un avvertimento per riaprire in extremis le Olimpiadi a Roma nel 2024, e se l’ultima carta che il comitato promotore ha giocato, ossia lo spauracchio di un procedimento per danno erariale contro la sindaca Virginia Raggi (e contro tutti i consiglieri che dovessero votare a favore della sua decisione), non rappresenti un forte condizionamento per continuare a sperperare fondi pubblici, nella scelta dei soggetti inseriti nel bilancio di Coni Servizi, beneficati di contratti di consulenza, spese per il personale, altri costi per servizi, collaborazioni e prestazioni professionali, viaggi e trasferte, che non appaiono effettuati secondo le vigenti normative volte a trasparenza e pubblica evidenza.

   A colpire l’attenzione i costi del personale. La coordinatrice Diana Bianchedi, ha firmato un contratto biennale dal valore di 190mila euro (l’anno, ovviamente), a cui bisogna aggiungere altri 38mila euro di quota variabile. Per il direttore della Comunicazione Fabio Guadagnini, volto noto di Sky e Fox Sports, sono previsti 200mila euro, più 40mila di possibili premi (chissà se raggiunti, a questo punto). E ancora: 90mila euro per Roberto Daneo, advisor del dossier che aveva già svolto lo stesso incarico per Expo 2015; 100mila euro per il planning manager Simone Perillo, 45mila euro per il programma multimediale di valorizzazione artistico/sportiva della città. Ma anche 40mila euro per chi ha curato il progetto del bacino remiero, o 25mila euro per quello delle gare di vela (che non si disputeranno mai). Alcuni di questi contratti erano a progetto, altri sono già stati stipulati fino al 31 dicembre 2017. E salvo sorprese o rinunce dovranno essere onorati. Dal punto di vista tecnico, funziona più o meno così: il governo stanzia dei fondi, il Comitato promotore di Roma 2024 spende quei soldi attraverso la Coni Servizi (la società per azioni che rappresenta il braccio operativo economico del Comitato olimpico). E quest’ultima al termine delle operazioni si fa riaddebitare dall’Ente i costi sostenuti. Il tutto al di fuori del contratto di servizio, che vale da solo 124 milioni di euro di contributi pubblici l’anno. Nel bilancio 2015, già approvato e pubblicato, si legge che lo scorso anno sono stati spesi 2,2 milioni di euro per le attività di Roma 2024. La voce più alta è tutt’altro che definita nel dettaglio: 785mila euro di “altri costi per servizi”. Ma ci sono anche 450mila euro di supporto tecnico legale, 485mila euro di collaborazioni e prestazioni professionali, 150mila euro di viaggi e di trasferte, più altre uscite minori riconducibili a catering, convegni, materiali, merci. Solo un anticipo delle spese ben più consistenti del 2016: nel budget per l’anno corrente, infatti, sono segnati 7,5 milioni di euro di costi previsti. Un +5,1 rispetto al 2015, visto che le attività “avranno particolare impulso considerando che si tratta dell’anno precedente a quello in cui il Cio designerà la città ospitante l’evento”. Quando verrà approvato il consuntivo 2016 si saprà cosa e quanto è stato speso con precisione.

  E mentre il paese non riesce a crescere ed uscire dalla lunga recessione, i manutengoli del potere politico, economico ed imprenditoriale, invece di trovare le giuste ricette per superare la lunga crisi iniziata nel 2007 con la bolla dei sub prime, pensano di poter continuare a giocare sulla pelle dei giovani, super indebitati e senza lavoro al 39,2%, utilizzando i giochi e le Olimpiadi come potenti armi di distrazioni di massa, per continuare a perpetrare un potere basato sull’inganno e sull’oppio dei poveri.

  Quasi tutte le Olimpiadi, lasciano poche infrastrutture e molti debiti per intere generazioni, anche sulla base di studi e ricerche, come l'analisi di Gavin Poynter, professore di scienze sociali alla East London University e direttore del centro di ricerca universitario LERI. Le Olimpiadi vengono: "spesso presentate come opportunità di rigenerazione per la città che li ospita, ma finiscono invece col diventare uno spreco di risorse pubbliche e un ottimo affare solo per le speculazioni private". Come si può agevolmente verificare dalle tabelle elaborate da Adusbef (www.adusbef.it) e da un recente studio della Oxford University, quasi tutte le edizioni dei giochi, oltre a portare debiti, hanno visto raddoppiare il budget iniziale previsto, in media di un + 176%. Un caso di scuola furono le Olimpiadi di Montreal, nel 1976: nonostante l’allora sindaco Jean Drapeau avesse detto che «i giochi olimpici non possono perdere soldi più di quanto un uomo possa avere un bambino», i costi – inizialmente stimati in 250 milioni di dollari – lievitarono fino a ben oltre i due miliardi, e nel maggio del 1976 il governo locale introdusse una tassa speciale sui tabacchi per ripagare i debiti, in particolare per la costruzione dello stadio olimpico. La tassa era ancora presente trent’anni dopo la fine dei Giochi e i debiti vennero pagati integralmente solo alla fine del 2006.

   Si può anche comprendere le frustrazioni di questi potenti, adusi a dare ordini alla politica obbediente, ma confondere – come tenta di fare Malagò- la denuncia per danno erariale per i soldi spesi, con un presunto danno dalla mancata candidatura di Roma alle Olimpiadi, oltre ad essere un artificio, è un evidente raggiro della pubblica opinione, che non si lascia ingannare da questi maldestri tentativi di depistaggi.

 

           

31/05/2017

Documento n.10536

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