INCHIESTA DERIVATI: CLAUSOLE CAPESTRO COSTATE 24 MLD EURO ULTIMI 4 ANNI. ADUSBEF COSTITUITA IN GIUDIZIO, RITIENE MANCANZA DI STILE ASSUMERE DIFESA DI MORGAN STANLEY EX SOTTOSEGRETARIO GOVERNO MONTI, CHE CONTESTA GIURISDIZIONE E SI OPPONE TUTELA INTERESSI DIFFUSI CONSUMATORI.

in Comunicati stampa

COMUNICATO STAMPA

 

   

INCHIESTA DERIVATI: CLAUSOLE CAPESTRO COSTATE 24 MLD EURO ULTIMI 4 ANNI. ADUSBEF COSTITUITA IN GIUDIZIO, RITIENE MANCANZA DI STILE ASSUMERE DIFESA DI MORGAN STANLEY EX SOTTOSEGRETARIO GOVERNO MONTI, CHE CONTESTA GIURISDIZIONE E SI OPPONE TUTELA INTERESSI DIFFUSI CONSUMATORI.

 

   Il procuratore della Corte dei Conti del Lazio, Massimiliano Minerva, nel corso della prima udienza del processo che vede sul banco degli imputati anche gli ex ministri all’Economia Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli, il direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via e Maria Cannata, che per oltre 17 anni – fino allo scorso febbraio – ha gestito il debito pubblico italiano, nell’argomentata ed appassionata arringa svolta stamane, ha giustamente accusato il ministero dell’Economia di aver ignorato e sottovalutato i rischi dei contratti derivati sul debito pubblico sottoscritti con Morgan Stanley, con una gestione del denaro pubblico come se fosse privato.

    Tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 (col Governo Monti che si era appena insediato, che vedeva l’ex presidente dell’Antitrust nel ruolo di sosttosegretario alla presidenza del Consiglio, nominato successivamente vice ministro allo Sviluppo economico con il governo di Enrico Letta), la banca d’affari Morgan Stanley aveva chiesto ed ottenuto, senza che il Tesoro si fosse opposto, l’attivazione di una clausola di estinzione anticipata di uno di questi contratti, procurando – secondo l’accusa della Corte dei Conti- un danno erariale allo Stato quantificato in 4,1 miliardi di euro.

    E’ singolare che l’ex presidente dell’Antitrust ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio del Governo Monti difensore di Morgan Stanley,  che contesta la giurisdizione della Corte dei Conti, dopo che la stessa banca di affari- risulta-  abbia offerto 30 milioni di euro per chiudere la vertenza giudiziaria, si opponga alla costituzione di parte civile di Adusbef ed altri portatori di interessi diffusi dei consumatori che tentano ad adiuvandum del dottor Minerva di tutelare i diritti dei tartassati cittadini contribuenti, salassati da quei contratti capestro di ben 24 miliardi di euro negli ultimi 4 anni.

 L’impatto negativo di quei contratti capestro, sono infatti costati all’erario ben 24 miliardi negli ultimi 4 anni, al ritmo medio di 6 miliardi di euro l’anno vanificando la riduzione dei tassi di interessi sul dedito pubblico, 13,7 miliardi di esborsi netti, 10,3 mld di riclassificazioni statistiche, come riportato dai conti dell’agenzai di stampa Reuters. Dal Rapporto sul debito pubblico reso noto sul sito del ministero dell’Economia, risulta che al 31 dicembre 2016, il valore di mercato di tutti gli strumenti derivati sul debito era negativo per 37,9 miliardi, a fronte di un valore nozionale di 143,5 miliardi.

   Tali contratti capestro, invece di assicurare l’Italia contro il rischio di un aumento dei tassi, durante i peggiori anni della crisi finanziaria, come accaduto negli altri Paesi europei che con quei contratti hanno perso pochissimo (la Germania 852 milioni, la Francia 52 milioni) o persino guadagnato (11 miliardi di euro l’Olanda nei soli ultimi due anni), come giustamente rivelato dalla procura della Corte dei Conti, alcuni di essi  “evidenziavano profili speculativi che li rendevano inidonei alla finalità di ristrutturazione del debito pubblico - l’unica consentita dalla normativa per operazioni in derivati - non essendo ammissibile per lo Stato, investitore pubblico, di assumersi rischi rilevantissimi”.

   Adusbef a fianco del Procuratore Massimiliano Minerva, ha tutte le carte in regola per esercitare la tutela degli interessi diffusi, come già riconosciuto dalla giurisprudenza di merito nei processi penali e civili.

 

19/04/2018

Documento n.10671

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