DERIVATI:MINA VAGANTE DA 400.000 MLD DOLLARI USA

in Comunicati stampa
COMUNICATO STAMPA CRISI DEI MUTUI SUB-PRIME: LE COMPIACENTI BANCHE CENTRALI, CHE HANNO LASCIATO CRESCERE UNA MASSA MONETARIA FUORI CONTROLLO MOLTIPLICATA DALL’EFFETTO LEVA DEI DERIVATI,CONFIDANDO CHE “L’ECONOMIA DI CARTA” POTESSE REGGERE E PREVALERE SULL’ECONOMIA REALE, METTANO SERIO FRENO E SOLIDI CONTROLLI AD ESPANSIONE DI STRUMENTI,RISCHIOSI PER IL RISPARMIO. 400.000 MLD DI DOLLARI USA L’AMMONTARE STIMATO,10 VOLTE IL PIL MONDIALE. Gli strumenti derivati,corresponsabili della crisi dei mutui sub-prime americani,alla stessa stregua delle agenzie di rating che ne hanno lodato e magnificato la solidità finanziaria con certificati di ottima affidabilità da tripla “A” (il massimo), sfuggono ad ogni controllo e ad ogni serio monitoraggio perfino della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), che fa fatica a stare dietro a crescite quotidiane esponenziali e vertiginose,per la loro capacità di moltiplicarsi e di clonarsi all’infinito nell’economia elettronica globale, mediante un effetto leva, che con 1 solo dollaro reale, arriva a garantire anche 1 milione di dollari “virtuali”, basato sul puro azzardo. Gli ultimi dati risalenti al 2006,arrivano a stimare in 385.000-400.000 miliardi di dollari Usa la massa circolante degli strumenti derivati (basti pensare, per un raffronto, che il Prodotto Interno Lordo mondiale-PIL, misuratore dell’economia reale, è pari a 38 miliardi di dollari Usa l’anno), che i Paesi più esposti in strumenti derivati che scommettono sui tassi e sui cambi,sono gli Stati Uniti e la Svizzera,mentre le banche italiane,con una massa di 6.400 miliardi di euro,sembrano le più virtuose, avendo il miglior rapporto sul Pil (1 su 4). Questa gravissima crisi delle borse e dei mercati finanziari,innescata dal credito facile e dai bassi tassi di interesse arrivati all’1 per cento negli Usa per edificare la ripresa dell’economia sul debito e spingere le famiglie all’indebitamento facile, superiore per i suoi effetti a quella del 1929 ( che non viene mai evocata con la finalità di esorcizzarla) perché coinvolge i mercati globali senza soluzione di continuità, deve servire almeno da lezione a compiacenti banche centrali,che hanno lasciato crescere la massa monetaria “virtuale” da “Second Life”,moltiplicata dall’effetto leva degli strumenti derivati a livelli mai raggiunti, nelle precedenti crisi sistemiche,con l’unica differenza che non ha finora toccato, i mercati dei cambi ed i rapporti tra le monete. Ma deve servire anche da monito a settori della maggioranza di Governo,spesso ventriloqui di corporazioni,che cercano anche con strumenti legislativi di favorire gli interessi esclusivi di banche e finanziarie, spingendo le famiglie ad indebitarsi anche al di sopra dei loro bisogni, affermando che gli italiani meno indebitati, devono colmare il gap con altri paesi,tipo gli Usa, adducendo modelli sociali incompatibili con storia e tradizioni di un Paese fatto di formidabili formichine, che riusciva a risparmiare il 20 per cento del Pil,suo malgrado trasformato in popolo di debitori, costretto ad una vita a rate,solo per poter sbarcare il lunario ed assicurare una vita dignitosa ai propri famigliari.. Gli operatori bancari e finanziari infatti, dando una lettura partigiana dei dati relativi al risparmio, affermano che non è vero che le famiglie s’indebitano di più perchè in questi anni si sono impoverite, ma al contrario, folgorate da una immensa ricchezza, dovuta ai buoni uffici dell’Istat su inflazione e retribuzioni, hanno cominciato a praticare l’ultimo degli sport provando piacere ad indebitarsi ed a pagare così gli alti interessi a banche e finanziarie, che tanto per essere chiari, sono fissate anche al tasso del 20 per cento l’anno, raddoppiando il capitale prestato in pochissimi anni. All’aumento del credito al consumo non corrisponde infatti un analogo aumento delle sofferenze- affermano il gatto Abi e la volpe Assofin- per indurre le famiglie italiane,addirittura le più abbienti, a seppellire nei debiti il loro futuro ipotecando anche il quinto dello stipendio e le case dei vecchi, per rilanciare i consumi ed entrare così in una nuova schiavitù finanziaria,che può portare anche all’usura: per garantirsi i loro interessi, banche e finanziarie, oltre a fare appelli interessati, secondo i quali si può comprare oggi, iniziando il pagamento tra due e perfino tre anni (solo che quei prestiti bisogna poi pagarli), non esitano a piegare i dati economici secondo i quali oltre a crescere i debiti, aumenterebbe contestualmente, la propensione al risparmio ! Dalla crisi dei mutui sub-prime, che dispiegherà i suoi effetti negativi anche nelle prossime settimane sulle borse e sui mercati (augurandoci che non ci siano sconquassi sui mercati dei cambi) anche lavoratori e risparmiatori devono trarre doverosi insegnamenti,soprattutto quelle famiglie che si sono indebitate a tasso variabile e devono mettere in conto fino a 330- 350 euro di rate mensili in più, che superano anche 4.000 euro l’anno, per ammortizzare i loro mutui con grave rischio di insolvenza e che si andranno ad aggiungere a 450.000 famiglie, già oggetto di procedure esecutive da parte delle banche, su 3,5 milioni di mutui erogati dagli Istituti di Credito. Utenti e consumatori,che hanno già subito il fenomeno del “risparmio tradito”,che ha bruciato 50 miliardi di euro ad un milione di risparmiatori, non si devono fidare più che mai dei consigli interessati delle banche,sia quando devono contrarre debiti,che quando devono investire i loro sudati risparmi,resistendo così alle prospettive di magnifici rendimenti di obbligazioni,o polizze index o unit linked, spesso vendute in conflitto di interessi, laddove esiste la certezza assoluta del guadagno anticipato del proponente l’investimento, e perdite certe per i sottoscrittori che non garantisce neppure il capitale versato 2 volte su 3,denunciando sportelli bancari che arrivano a sconsigliare Bot e Bpt. Infine,e spiace doverlo constatare ancora una volta da parte di un’associazione come Adusbef, che ha sempre propugnato la costituzione indispensabile del secondo pilastro integrativo dei fondi pensione,la crisi delle borse e dei mercati, fa leccare profonde ferite ad 1,6 milioni di lavoratori,che hanno scelto di destinare il proprio TFR proprio ai fondi pensione, che come i Fondi Comuni, risentono del monopolio bancario con professionisti del risparmio gestito tra i più pagati al mondo, che invece di fare gli interessi degli investitori (piccole eccezioni a parte), fanno gli interessi esclusivi delle banche mandatarie,applicano commissioni esagerate,vantando “performance” inferiori ai rendimenti dei Bot,solo per questo, in un mercato serio,dovrebbero essere licenziati in tronco. .. SCHEDA SULLE STIME DEI DERIVATI CIRCOLANTI NEL 2006 Il volume delle operazioni finanziarie derivate continua ad aumentare in maniera esponenziale. La Federal Deposit Insurance Corp. (FDIC, l'ente che garantisce i depositi bancari USA) ha calcolato il valore nozionale delle operazioni in derivati delle banche commerciali USA a 101.900 miliardi di dollari, mentre la sovrintendenza sul denaro circolante, Office of the Comptroller of the Currency (OCC), riferisce che le prime 25 banche USA detenevano alla fine del 2005 contratti derivati per 105.000 miliardi di dollari. La Banca per i Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea ha reso noto il 30 giugno 2005 che i derivati trattati over-the-counter, cioè non registrati, ammontavano a 270 mila miliardi e i derivati trattati in borsa ammontavano a 58 mila miliardi. Il totale era dunque di 328 mila miliardi di dollari, e per la fine dell'anno la proiezione lineare della BRI prospettava un totale di 360-365 mila miliardi, mentre a fine 2006, l’ammontare totale dei derivati avrebbe sfiorato 400.000 miliardi (385.000).. Le banche più esposte sono quelle americane: in testa c'è sempre la JP Morgan, con 48.600 miliardi (valore nozionale dei contratti aperti). Nel corso del 2005 l'aumento sarebbe stato di “soli” 3.600 miliardi, cioè l'8%, rispetto ai 7.600 miliardi (20%) del 2004. Al secondo posto c'è Citigroup con 23.200 miliardi a fine del 2005 (+ 18% sull'anno precedente). I derivati della Bank of America erano 22.200 miliardi all'inizio dell'anno, con un aumento del 24% nel 2005 e del 18% nel 2004. L'aumento più vistoso è quello dei derivati sul credito, che sono quasi raddoppiati tra la metà del 2004 e la metà del 2005, secondo le cifre della International Swaps and Derivatives Association (IDSA). Al 30 giugno 2006 gli swaps e le options sui tassi d'interesse e sulla moneta riferiti dall'ISDA ammontavano a 213 mila miliardi, con un aumento annuo del 16% (29.600 miliardi). Nello stesso periodo gli swaps sulle insolvenze creditizie (derivati sul credito) sono aumentati di 4.000 miliardi,ovvero del 48%. Elio Lannutti (Adusbef) Roma,12.8.2007

12/08/2007

Documento n.6752

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