DERIVATI: IL PROFUMO DI UNICREDIT,CHE DOVREBBE FARE UN BAGNO DI UMILTA', BRUCIA 35 MILIARDI DI CAPITALIZZAZIONE
COMUNICATO STAMPA DERIVATI: LA RETICENZA NON AIUTA I MERCATI,CHE NON CREDONO ALLA FROTTOLA RACCONTATA DA UNICREDIT SECONDO LA QUALE, MENTRE IL MONDO VIENE SEPPELLITO DALLA CRISI DEI SUB-PRIME, LA BANCA RIDUCE LE PERDITE ! ADUSBEF SI AUGURA CHE DOTTOR PROFUMO FACCIA UN BUON BAGNO DI UMILTA’ NEI MERCATI,CHE HANNO PUNITO L’ARROGANZA DI UNICREDIT CON 35 MILIARDI ! Mentre i mercati globali crollano ogni giorno sotto il peso dei sub-prime e dell’economia di carta fondata sui derivati (450.000 miliardi di dollari,contro un Pil mondiale di 45.000 miliardi di dollari) e si accumulano perdite per 600 miliardi di dollari che portano al fallimento primarie banche, quando non sono salvate dai governi “liberisti” guidati da Gordon Brown, come l’inglese a Norten Rock, i risparmiatori italiani dovrebbero credere alle frottole di Alessandro Profumo, secondo il quale, in controtendenza, l’esposizione di Unicredit verso i subprime Usa, sarebbe scesa miracolosamente da 246 a 170 milioni di euro. Adusbef e Federconsumatori chiedono al dottor Profumo un salutare bagno di umiltà nei mercati, che non avendo creduto alle frottole di Unicredit, invischiata fino al collo nei prodotti derivati appioppati a 30.000 imprese, molte delle quali fatte fallire per la frode degli strumenti derivati e del gioco delle tre carte del banchiere biscazziere,oltre agli enti locali indebitati fino al 2040, hanno ridotto la capitalizzazione della banca di Piazza Cordusio, dai cento miliardi di euro del 21 maggio 2007 data della fusione con Capitalia, a 65 miliardi di euro odierni. In tutti i paesi ad economia di mercato gli azionisti dovrebbero chiedere il conto del disastro di gestione di Unicredit provocato dall’allievo prediletto di Mckinzie Alessandro Profumo, visto che la banca milanese, che in primavera dopo la fusione con Capitalia era divenuta la seconda in Europa con 100 miliardi di capitalizzazione, nel giro degli ultimi tre mesi, ne ha ceduti ben 35 miliardi di euro,con il titolo passato da 7 a meno di 5 euro. L’arroganza dei banchieri, proprietari dei giornali che credono di controllare la consorteria che censura le notizie scomode, deve arrivare al capolinea, con un profondo bagno di trasparenza ed umiltà per far sapere ai mercati ed ai risparmiatori il valore reale dell’esposizione in derivati di Unicredit, ma deve soprattutto rendere conto a 30.000 imprese, frodate con la “carta vince, carta perde” dei derivati, di aprire un tavolo negoziale per risolvere le controversie ed i danni inferti, ancora prima della sacrosanta class action che verrà intentata dal 1 luglio contro Profumo.29/02/2008
Documento n.7157