DECRETO BERSANI: CON UNA PAROLINA MAGICA (..."NON DELLA STESSA ENTITA’ "...), LE BANCHE CONSEGUONO LO STRAVOLGIMENTO DELL’ART.10,
DECRETO BERSANI: CON UNA PAROLINA MAGICA (..."NON DELLA STESSA ENTITA’ "...), LE BANCHE CONSEGUONO LO STRAVOLGIMENTO DELL’ART.10, OTTENENDO COSI’ DI EFFETTUARE RINCARI DEI TASSI,A SENSO UNICO, AL SOLITO SOLO SUI PRESTITI. DOPO I TASSISTI, POTEVA IL GOVERNO NON ASSECONDARE I DESIDERATA DELLE BANCHE ? E QUALI ALTRI STRAVOLGIMENTI ATTENDONO IL DECRETO BERSANI ? ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI CHIEDONO DI RIPRISTINARE IL TESTO ORIGINARIO DELL’ART.10, CHE FA ENTRARE NELLE TASCHE DEI CORRENTISTI,2 MILIARDI DI EURO OGNI QUARTO DI PUNTO DI AUMENTO BCE, CALMIERANDO COSI’ IL COSTO DEL CREDITO. L'articolo 10 del decreto Bersani sulla competitività, prevedeva una variazione uniforme dei tassi attivi e passivi delle banche quando aumentava (o diminuiva) il costo del denaro da parte della BCE. Quell’articolo aveva la finalità di impedire alle banche di speculare sulle variazioni dei saggi BCE: se la banca Centrale aumentava infatti il tasso di riferimento dello 0,25%, le banche aumentavano allegramente i tassi sugli impieghi anche dello 0,75%, evitando di adeguare “della stessa entità” i saggi sui depositi. L’art. 10 aveva quindi l’effetto calmierare l’aumento del costo del denaro,perché imponeva di adeguare,della stessa entità, anche i tassi sui depositi. L’emendamento all’art.10 del decreto,quasi certamente presentato sotto dettatura delle banche che avevano pubblicamente protestato, pur mantenendo la stessa formuletta che si riassume: gli adeguamenti sui tassi attivi e passivi devono essere fatti insieme, introduce una parolina magica:” non necessariamente della stessa entità”,che vanifica il testo e lo spirito della norma. La formuletta magica, richiesta – come è noto dall’ABI-, dà la possibilità alle banche di aumentare, come di consueto, il costo del denaro sui prestiti secondo il libero arbitrio, senza adeguare i tassi sui depositi (se non in misura marginale) e senza fungere da calmiere all’ingordigia degli istituti di credito. Se mettiamo ad agosto la BCE dovesse aumentare il tasso di riferimento dello 0,25 per cento, portandolo al 3 per cento, le banche –con il vecchio testo dell’art.10- erano costrette ad aumentare dello 0,25 i tassi sui depositi,se qualcuna preferiva effettuare aumenti dello 0,75 %, doveva adeguare della stessa entità anche i tassi attivi per i clienti. La formuletta magica,consente alle banche di aumentare,con il pretesto BCE,dello 0,75%, adeguando i tassi sui depositi dello 0,001 per cento, in piena osservanza della normativa. L’emendamento più favorevole invece sulle spese di chiusura dei conti correnti,che in precedenza prevedeva il costo zero, solo nel caso in cui le banche modificavano unilateralmente le condizioni contrattuali,ed ora prevede sempre l’abrogazione dei costi di chiusura del conto,come richiesto da Adusbef,Federconsumatori,Antitrust e come avviene pacificamente nel resto d’Europa, non compensa questo gravissimo cedimento alla potente lobby bancaria, cavallo di Troia di ulteriori richieste di modifica da parte delle altre categorie più o meno liberalizzate. Adusbef e Federconsumatori, poiché sentono aleggiare nell’aria ed in alcuni dicasteri la favola dei cosiddetti “pifferi di montagna” e che pur avevano calcolato in 2 miliardi di euro a favore dei depositi bancari, quindi dei consumatori e dei correntisti, ogni quarto di punto di aumento BCE, hanno inviato una lettera al Presidente Prodi,al Vice Presidente Rutelli,ed ai ministri economici, chiedendo loro di ripristinare l’articolo originario,per evitare che il decreto Bersani, apprezzato dal 90 per cento dei consumatori, diventi una farsa, un’ulteriore amara beffa a danno dei cittadini. Elio Lannutti (Adusbef) Rosario Trefiletti (Federconsumatori) Roma,19.7.200619/07/2006
Documento n.6200