BOND ARGENTINI: IL GOVERNO ITALIANO DOVREBBE FARE PRESSIONI ANCHE SUL FMI PER RIAPRIRE LE TRATTATIVE

in Comunicati stampa
COMUNICATO STAMPA BOND ARGENTINI: RISPARMIATORI PRIMA TRUFFATI E POI DIMENTICATI ! IL GOVERNO ITALIANO DOVREBBE FARE PRESSIONI ANCHE SUL FMI, PER LA RIAPERTURA DEI NEGOZIATI CON I RISPARMIATORI ITALIANI, DATE LE MUTATE E PIU’ FAVOREVOLI CONDIZIONI ECONOMICHE DELL’ARGENTINA. Negli incontri ufficiali con il FMI e la Repubblica Argentina,il Governo Italiano dovrebbe fare pressioni per riaprire i negoziati, a tutela di almeno 200.000 risparmiatori italiani, prima truffati e poi dimenticati, che non avendo aderito alla proposta capestro di concambio, che prevedeva il rimborso del 30 per cento del capitale ed un allungamento delle scadenze di 30 anni, hanno visto vanificare l’intero risparmio,spesso frutto di una intera vita di lavoro. Già oggi,nel corso dell’incontro a New York tra il presidente del Consiglio Romano Prodi ed il presidente dell’Argentina Nestor Kirchner, potrebbe essere messo in agenda la vicenda della riapertura del negoziato, sulla dolorosa questione dei bond argentini, disinvoltamente appioppati alle banche italiane,in assenza di doverosa informazione pur prevista dalla normativa Consob,ad oltre 450.000 risparmiatori, per un controvalore di 14 miliardi di dollari Usa. I risparmiatori italiani sono stati infatti i destinatari più numerosi dei bond spazzatura dello Stato Argentino,venduti spesso in contropartita diretta (ossia dalle stesse banche che le avevano nel loro portafogli titoli), anche nell’imminenza del default,arrivato il 23 dicembre 2001,ma già previsto dai report di banche ed istituzioni finanziarie internazionali, dando luogo alla più odiosa delle speculazioni bancarie: trasferire bond considerati carta straccia già nel 1998,dal portafogli delle banche a quelli dei poveri pensionati ai quali gli istituti di credito, non hanno esitato a “consigliare” di investire interi risparmi di una vita. Adusbef, che ha partecipato ai negoziati con il governo argentino, abbandonando il tavolo quando (anche per mancato interessamento,se non vero colpevole disinteresse del Governo italiano e del Fondo Monetario Internazionale), l’offerta di rimborso arrivava al 30 per cento del capitale, non ha mai sottovalutato la gravissima responsabilità delle banche italiane,portate in giudizio nei Tribunali,dove si sta consolidando una giurisprudenza favorevole ai risparmiatori traditi,che tuttavia, in assenza di una legge sulla class action,dovranno impiegare dai 7 ai 10 anni (tanto è la media della giustizia civile) per avere il rimborso dei loro sudati risparmi. Non si possono abbandonare a loro stessi circa 200.000 risparmiatori,su 450.000, ai quali le banche avevano appioppato tali prodotti bidone, sol perché non hanno accettato le proposte capestro dell’Argentina, di offrire titoli “Par”, “Quasi Par” e “Discount” a tassi di interesse sfavorevoli e con scadenze variabili dall’anno 2023, 2033,fino al 2045, con un abbattimento del 70 per cento del capitale. L’economia argentina cresce ad un ritmo ininterrotto del 9 per cento l’anno a partire dal 2004 (Pil + 8,7 nei primi 6 mesi del 2006), con un aumento tale da consentire di far fronte al pagamento del debito contratto con i risparmiatori. Il 15 giugno 2006 un tribunale tedesco ha basato una sua sentenza di condanna dello Stato argentino proprio sulla crescita del PIL e sul miglioramento della situazione economica. Se – afferma la sentenza- nel dicembre 2001, l' Argentina aveva dichiarato di non poter pagare gli investitori; i debiti erano di 95 miliardi di dollari ed all' inizio del 2002, lo Stato argentino dichiarò bancarotta e lo stato di calamità nazionale,tale situazione è cambiata. Il Tar di Francoforte ha ritenuto che lo stato di calamità nazionale abbia solo sospeso, non annullato, l' obbligo di pagare, ora l' Argentina può farlo di nuovo, perchè la situazione economica e' migliorata: i debiti argentini con gli investitori privati sono stati largamente rivisti e ridotti; le condizioni generali sono migliorate di molto; negli ultimi tre anni, il PIL è cresciuto del 9 % l’anno; per il 2006 si prevede una crescita del 6,7%; la quota dei disoccupati è calata dal 21,5% al 10,1%. Elio Lannutti (Presidente Adusbef) Roma,19.9.2006

19/09/2006

Documento n.6320

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