BANCHE: DIRETTORE UNICREDIT SPARITO CON 50 MILIONI DI EURO? PAGA LA BANCA! ADUSBEF AVEVA GIA’ DENUNCIATO CONFLITTO INTERESSI UNICREDIT-BANKITALIA

in Comunicati stampa

COMUNICATO STAMPA

BANCHE: DIRETTORE UNICREDIT SPARITO CON 50 MILIONI DI EURO ? PAGA LA BANCA ! I LEGALI ADUSBEF PRONTI AD ASSISTERE IMPRENDITORI CHE AVREBBERO SUBITO RAPINA DA 50 MILIONI ADUSBEF AVEVA GIA’ DENUNCIATO PESANTE CONFLITTO DI INTERESSI UNICREDIT - BANKITALIA !

       Gli imprenditori di Bari, che avrebbero subito una “rapina” da 50 milioni di euro da parte di un direttore della filiale Unicredit, oltre alla Guardia di Finanza, si rivolgano ai legali Adusbef (avv. Antonio Tanza ed altri della Regione Puglia) per evitare i soliti cavilli giuridici che le banche cercano sempre di interporre per prendere tempo ed evitare di pagare.    Resta da comprendere se tali ingentissime somme di 50 milioni di euro, quasi un record a memoria Adusbef, si siano volatilizzate per cattivi investimenti in titoli tossici e derivati avariati, i quali come dimostrato dalle indagini e dai processi penali in corso anche a Bari (scandalo Divania), vede la banca Unicredit tra le più attive, poiché è difficile credere siano potute scomparire in breve tempo.   Che la banca debba rispondere, nel caso in cui un funzionario si renda protagonista di azioni fraudolente, oltre ad essere previsto dall’ordinamento è stato riaffermato da plurime sentenze di Tribunali, ultima la Cassazione, con la sentenza n.8210,Terza Sezione il 4 aprile 2013, che ha consolidato un chiaro orientamento della giurisprudenza. Infatti la Suprema Corte, traendo spunto dalla fattispecie sottoposta al suo esame, nella quale il dipendente infedele di una banca aveva cagionato danni ai clienti con le sue condotte, i giudici di legittimità hanno avuto modo di ribadire che la responsabilità dell’istituto di credito sussiste ogni volta che il fatto lesivo sia stato prodotto, o anche solo agevolato, da un comportamento riconducibile allo svolgimento dell’attività lavorativa, anche se poi il dipendente abbia agito superando i limiti delle sue mansioni.    Peraltro, quando il datore di lavoro è una banca, la responsabilità è valutata con maggior rigore, stante la rilevanza dell’attività bancaria, sottoposta infatti ad un regime di vigilanza e di controllo che spesso (Bankitalia docet),invece di svolgere garanzie di terzietà, è contigua agli interessi degli Istituti di credito.    Far sparire 50 milioni di euro, significa inoltre che i sistemi di controlli interni fanno acqua da tutte le parti, ed Adusbef si chiede quale sia il ruolo dell’Ispettorato e soprattutto quello assunto dalla vigilanza della Banca d’Italia, la cui commistione di interessi era stata denunciata in Parlamento il 30 luglio 2010.    “All’interno di quel sepolcro imbiancato, impermeabile ad ogni esigenza di correttezza - avvengono casi eclatanti di conflitti di interesse e di rapporti incestuosi tra vigilanti e vigilati. Basti considerare il caso dell’avvocato Paolo Laterza di Bari, che è membro del Consiglio superiore di Bankitalia ma anche legale di Unicredit, avendo ricevuto procura generale alle liti per la Puglia dal signor Gianni Coriani, direttore generale Unicredit Banca d’Impresa. Quale credibilità può assicurare una Banca d’Italia consegnata mani e piedi agli esclusivi interessi delle banche, in special modo di Unicredit, la banca che ha rovinato migliaia di risparmiatori e di piccole e medie imprese appioppando loro derivati avariati a piene mani? Certi comportamenti scandalosi, che producono vantaggi solo a banche e banchieri ed evidenti danni a milioni di famiglie, devono finire”.   Adusbef sta valutando di presentare un esposto denuncia alle Procure della Repubblica, per chiedere di indagare su tali evidenti intrecci di interessi mafiosi, tra Bankitalia e le banche socie, come Unicredit.

 

21/02/2014

Documento n.9647

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