TAVAROLI-TRONCHETTI-MOBKEL-SCAGLIA-FASTWEB, AUTORITHYES: C'E' DEL MARCIO NELLE TELECOMUNICAZIONI

in Articoli e studi
1 - “CI FU ACCORDO FASTWEB-ANTITRUST PER FAR RICEVERE UNA MULTA A TELECOM” - #2 - "TAVAROLI MI DISSE: IL PRESIDENTE AUTHORITY TESAURO IN CONTATTO CON FASTWEB” - #3 - “TAVAROLI MI DISSE CHE AFEF ERA IL PUNTO DEBOLE DI TRONCHETTI: OGGETTO PRINCIPALE DELLE INDAGINI DELLA KROLL SUI RAPPORTI FAMILIARI (EX MARITO E FRATELLO)" - #4 - "IL MINISTERO DELL'INTERNO TEMEVA FOSSE ASSOLDATA E CERTE COSE LE PASSASSE ALLA TUNISIA, ALLA LIBIA. VOGLIONO CAPIRE BENE CHE RUOLO ABBIA QUESTA QUI" - #5 - “TAVAROLI VOLEVA BUCARE LA RETE DI RCS. SECONDO LUI CI DOVEVA ESSERE QUALCOSA SOTTO AL FATTO CHE COLAO AVESSE ACCETTATO UN TRATTAMENTO ECONOMICO MOLTO INFERIORE A QUELLO CHE AVEVA IN VODAFONE PER VENIRE IN RCS - #6 - L'INTRECCIO TRA LA IKON DI GARBAGNATE MILANESE E LA DIGINT LEGA LE TRAME DI GENNARO MOKBEL E DI FABIO GHIONI, L'HACKER PER ANNI A SERVIZIO DI GIULIANO TAVAROLI - tratto da www.dagospia.it 1- GHIONI: CI FU ACCORDO FASTWEB-ANTITRUST TAVAROLI MI DISSE, TESAURO IN DIRETTA RELAZIONE CON SOCIETA'... (ANSA) - ‘Un accordo tra Fastweb e l'Autorita' garante per la Concorrenza 'per far ricevere una multa molto rilevante a Telecom Italia'. E per tal motivo 'fu chiesta un'attivita' di questo tipo', ovvero una intrusione informatica all'Authorita'. E' quanto ha spiegato Fabio Ghioni, ex vertice della sicurezza informatica di Telecom, durante l'incidente probatorio del cinque marzo scorso davanti al gup del Tribunale di Milano, Mariolina Panasiti. I fatti in oggetto si riferiscono al periodo in cui, presidente dell'Antitrust, era Giuseppe Tesauro. Ghioni, imputato nella vicenda dossier illegali - il suo esame riprendera' la prossima settimana - rispondendo alle domande dei pm Fabio Napolene e Nicola Piacente ha spiegato a proposito della intrusione al Garante della Concorrenza: 'L'evento, che e' sempre stato segnalato da Tavaroli era in relazione a una specie di accordo che, secondo Tavaroli, Sasinini e Bernardini (gli ultimi due rispettivamente ex giornalista e investigatore privato a loro volta imputati) era stato fatto tra l'Autorita' Garante e Fastweb per far ricevere una multa molto rilevante a Telecom Italia che poi tra l'altro in effetti e' stata data. Secondo Tavaroli la persona, mi pare si chiamasse Tesauro (Giuseppe Tesauro presidente dell'Authority, ndr) era in diretta relazione con Fastweb proprio per fare una concorrenza sleale a Telecom Italia. Fu chiesta una attivita' di questo tipo (intrusione informatica) pero' non ricordo assolutamente se sia andata a buon fine, ma non era nello stesso periodo di Colao. 'Pero' ancora una volta il sospetto segnalato da Tavaroli era quello di una possibile complicita', possiamo dire, tra la societa' concorrente Fastweb, all'epoca, e l'Authority - dice il pm - quindi una sorta di accordo per colpire Telecom? Questo era il senso?'. 'Si - risponde Ghioni - per colpire Telecom per quanto riguarda l'abuso di posizione dominante: in un caso specifico e... ecco in questo caso ad esempio Bernardini aveva prodotto un'ampia documentazione in relazione a Fastweb che aveva questo accordo con l'Authority e questa documentazione era nella mia cassaforte'. 2- GHIONI: AFEF PUNTO DEBOLE TRONCHETTI, LO RIFERI' TAVAROLI - MINISTERO INTERNO TEMEVA FOSSE ASSOLDATA... (ANSA) - 'Secondo Giuliano Tavaroli e anche secondo Guglielmo Sasinini, e non mi ricordo secondo chi altri' la signora Afef era il punto debole della gestione di Marco Tronchetti Provera'. Lo si legge nei verbali dell' interrogatorio di Fabio Ghioni - di cui l'ANSA e' in possesso - durante l'incidente probatorio svoltosi davanti al gup di Milano Mariolina Panasiti, il 5 marzo scorso, nell'ambito della vicenda sui dossier illegali che vede imputato gli stessi Ghioni, ex capo della sicurezza informatica di Telecom, Tavaroli, ex capo della Security dell'azienda, e Sasinini, ex giornalista di Famiglia Cristiana. Secondo Ghioni 'le attivita' relazionabili alla signora Afef sono iniziate, per quanto mi riguarda, gia' nel 2002, nel senso di una primissima richiesta che era stata fatta da Giuliano Tavaroli'. 'Lei era il punto debole - ha spiegato Ghioni ai pm Napoleone e Piacente, le cui dichiarazioni avranno valore di prova nel processo - in quanto oggetto principale delle indagini da parte della Kroll in relazione ai suoi rapporti familiari'. Il pm chiede conto a Ghioni di un appunto trovato durante una perquisizione a Sasinini: ''Il problema non e' lui - legge il pm - il problema e' il Paese: hanno paura che sia assoldata, che sappia certe cose e le passi all'altro Paese...ex marito, fratelli, Libia, Turchia, Armenia e Tunisia vogliono capire bene che ruolo abbia questa qui'. Il pm continua: 'Lei accennava a Sasinini: fece mai questo tipo di discorso? A chi accennava?, Insomma chi erano le persone che avevano questi timori?'. Ghioni risponde: 'Per quanto ho appreso, appunto da discussioni effettuate in mia presenza nell'ufficio di Giuliano Tavaroli, con Sasinini, queste persone erano persone del Ministero dell'Interno e lo stesso Tavaroli. Non so se Tronchetti Provera sia mai stato portato a conoscenza delle indagini che venivano fatte sulla signora Afef, tuttavia da queste conversazioni si evinceva che ipotizzavano che avesse a che fare con traffici illeciti di denaro e altri materiali. Questi Paesi, secondo quanto ho appreso da Valente (Giancarlo Valente ex dirigente della Security Telecom) erano i Paesi dove spesso viaggiava anche Tronchetti Provera, quelli che lei, pubblico ministero ha menzionato prima, Tunisia, Armenia e poi c'era anche lo Yemen'. Ghioni spiega che 'durante queste riunioni, per quanto ho potuto apprendere, la signora Afef era mantenuta sotto tutela, chiamiamola cosi'. Le sue attivita' e quelle del fratello, che pero' non ho mai avuto il piacere di conoscere, venivano monitorate a detta di Tavaroli e di Sasinini, per proteggere Tronchetti Provera da eventuali fatti, diciamo, di dubbia natura'. Silvio Scaglia 3 - GHIONI: TAVAROLI 'ABBIAMO BUCATO RCS DITELO' EX CAPO TIGER TEAM, 'COME MAFIA, PRIMA SPAVENTA E POI PROTEGGE' ... (ANSA) - 'Ecco, adesso andate in Rcs e ditegli che sono vulnerabili, che sono stati bucati'. Cosi' Giuliano Tavaroli, imputato a Milano nella vicenda dossier illegali (che ha chiesto e ottenuto dal Governo il 'veto' del segreto di Stato sulla sua posizione), avrebbe apostrofato Fabio Ghioni, coimputato nel medesimo procedimento ed ex capo del 'Tiger team', la struttura della Security Telecom che avrebbe collaborato alla redazione di dossier illegali. Ghioni ha rivelato, tra l'altro, nel corso dell'incidente probatorio, di cui l'ANSA ha i verbali (depositati alle parti) svoltosi davanti al gup Mariolina Panasiti il 5 marzo scorso, particolari inediti sulla intrusione nel sistema informatico del Corriere della Sera, per ottenere informazioni 'sensibili' dai computer del'ex Ad di Rcs, Vittorio Colao, e del giornalista economico Massimo Mucchetti, entrambi costituitisi parti civili nel procedimento che e' ancora in fase di udienza preliminare: lunedi' riprendera' l'esame di Ghioni, mentre martedi' continuera' quello di Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli, convocato dal gup come testimone. 'Io risposi a Tavaroli - spiega Ghioni interrogato dai pm Fabio Napoleone e Nicola Piacente - 'guarda che se vado li' in Rcs e' come la mafia no?, che spacca il vetro della pizzeria e poi va li' e si propone per proteggerla, no? Mi sembra abbastanza stupido come movimento'. Ma sono stato obbligato ad andare li, poi ci sono andato. Quelli di Rcs hanno mangiato la foglia'. Secondo quanto si legge nei verbali redatti in incidente probatorio (le dichiarazioni sono state fissate come prove), Ghioni spiega che Colao era diventato un obiettivo da tenere sotto controllo in quanto 'era stato amministratore delegato di Vodafone Italia (e quindi concorrente di Telecom Italia)'. 'Secondo quanto Tavaroli aveva riferito - dice Ghioni - non si riusciva a capire come mai Colao avesse accettato (in Rcs, ndr) uno stipendio molto inferiore o, comunque, un trattamento economico molto inferiore a quello che aveva in Vodafone per venire in Rcs. Scaglia Secondo Tavaroli ci doveva essere qualcosa sotto e allora mi era stato chiesto di acquisire, di fare insomma un prelevamento di informazioni, quindi una intrusione informatica all'interno dei computer di Colao per verificare se lui era ancora in contatto con la sua vecchia gestione o con altri, diciamo nemici di Tronchetti Provera'. Ghioni spiega che avrebbe sconsigliato a Tavaroli l'intrusione informatica e che 'sarebbe stato facilissimo ottenere i dati della posta elettronica di Colao dai sistemi informatici di Rcs, lui (Tavaroli, ndr) invece voleva a tutti i costi una intrusione informatica'. 'Gli chiesi perche' e lui (sempre Tavaroli ndr) mi spiego' che in un suo piano generale di outsourcing della Security in Value Partners voleva che la stessa Value Partners acquisisse il cliente Rcs in modo piu' sostanziale. Io lo sconsigliai ancora e tra le righe mi fece capire che era meglio che lo facessi perche' altrimenti il presidente Tronchetti Provera non avrebbe approvato'. 'I dati di Colao alla fine sono stati acquisiti - spiega Ghioni - ma nel computer non vi era nulla di particolare, c'era il piano industriale di Rcs che comunque suppongo Tronchetti Provera avesse gia', visto che stava nell'azienda e a questo punto l'ho consegnato a Tavaroli'. 4 - PREMIATA DITTA SPIONI E GHIONI Vittorio Malagutti per L'espresso - (25 febbraio 2010) I dettagli dell'affare stanno tutti in un voluminoso documento di quasi 200 pagine. È un contratto di vendita, datato 15 giugno 2007, tra due società. Da una parte la Ikon di Garbagnate Milanese, a pochi chilometri dalla metropoli lombarda, dall'altra la Digint, nata solo un mese prima. Quest'ultima, secondo gli investigatori, sarebbe stata creata dalla banda capeggiata da Gennaro Mokbel, l'organizzatore della colossale frode fiscale in cui sono coinvolti Fastweb e Telecom Italia Sparkle. Ikon invece è una vecchia conoscenza per gli appassionati delle spy story nostrane. Già perché questa piccola azienda è salita agli onori delle cronache già tre anni fa, quando 'L'espresso' se ne occupò nella sua inchiesta sullo scandalo della security Telecom guidata da Giuliano Tavaroli. Ikon altro non era che la creatura di Fabio Ghioni, il principe degli hacker, il gran capo del Tiger Team per anni al servizio di Tavaroli, che ha patteggiato una pena di tre anni e sei mesi dopo essere stato arrestato nel 2006 per una serie di incursioni informatiche, tra l'altro contro il giornalista Massimo Mucchetti del 'Corriere della Sera'. Che cosa racconta il voluminoso dossier contrattuale recuperato da 'L'espresso'? Semplice: Ikon ha trasferito alla Digint di Mokbel e compagni tutte le sue tecnologie. Tra queste, per esempio, un software denominato 'IK Spy', cioè una 'microspia esclusivamente sviluppata per il mercato Polizia giudiziaria e militare e utilizzata per la lawful interception e l'intelligence interception'. Ma poi c'è anche la 'Ik web mail' per la 'lettura nascosta di caselle di posta elettronica' senza lasciare traccia. Insomma un vero arsenale per operazioni di spionaggio elettronico. Va detto che Ghioni già nel 2002 aveva girato le sue quote di Ikon alla sua compagna Damiana Bernardo, che a sua volta nel 2005 si fa da parte a favore di tale Mario Micucci, un geometra già consigliere comunale negli anni Novanta a Garbagnate per il Pds. Sarà un caso, ma l'uscita di scena, almeno formale, di Ghioni e della sua compagna coincide con le prime rivelazioni de 'L'espresso' sulle attività della security di Tavaroli. Micucci arriva così a possedere una partecipazione del 60 per cento. A chi fa capo invece Digint? Le carte ufficiali dicono che all'epoca dell'operazione con Ikon il capitale era controllato per intero dalla società lussemburghese Financial Lincoln. Secondo gli investigatori quest'ultima sarebbe riconducibile al gruppo di Mokbel. Il colpo di scena arriva nel 2008 quando i presunti truffatori trovano un socio di minoranza per l'azienda fondata da Ghioni. A comprare il 49 per cento di Digint arriva nientemeno che un gruppo di Stato: la Finmeccanica guidata da Pier Francesco Guarguaglini.

15/03/2010

Documento n.8520

Sostieni i consumatori, sostieni ADUSBEF!

Puoi sostenere ADUSBEF anche attraverso il 5 x 1000: in fase di dichiarazione, indica il codice fiscale 03638881007

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.OK