Senato. Interrogazione E. Lannutti su vicenda Fondiaria-Sai.
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
LANNUTTI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico - Premesso che:
scrivono Biondani e Piana per "l'Espresso" sulla vicenda per il controllo di Sai-fondiaria: «Sulla carta la battaglia è chiusa. Nel giro di pochi mesi, il tempo per completare valutazioni e concambi, lo scontro per il controllo della Sai-Fondiaria si concluderà con la vittoria dell'Unipol. E la famiglia di Salvatore Ligresti, che ha portato sull'orlo del crac la storica compagnia assicurativa, lascerà il passo al gruppo che fa capo alle cooperative. Sulla trasparenza dell'operazione, però, pesa un'ultima incognita giudiziaria. La procura di Milano, che da mesi indaga sul crac del gruppo Ligresti, ha acceso un faro sulle modalità della fusione. E sta cercando di chiarire un punto fondamentale: l'effettivo stato di salute dell'Unipol al momento dell'accordo. Tutto nasce dall'incarico che i Ligresti avevano affidato ai revisori della Ernst & Young per valutare la consistenza patrimoniale di Unipol. Un'analisi che mirava a fare le pulci alla controparte, in modo da massimizzare la valutazione di Fondiaria nel nuovo gruppo creato con la fusione. I revisori avevano compilato un rapporto di 130 pagine, mettendo nero su bianco una serie di problemi. Fra questi: l'adeguatezza delle riserve che, nelle assicurazioni, devono far fronte alle richieste di rimborso dei clienti; le perdite di valore dei derivati sottoscritti dalla compagnia; i rischi sugli investimenti in titoli di Stato. Sulla base delle informazioni raccolte, la conclusione degli esperti era stata da colpo di scena: Unipol avrebbe avuto addirittura un patrimonio netto negativo. Una situazione che, se veritiera, non sarebbe emersa in bilancio. Secondo l'Unipol, naturalmente, si tratta di una forzatura: gli stessi revisori avvertono che la loro analisi è parziale, nonché strumentale alle trattative. Ma, nei fatti, lo studio degli esperti diventa l'antefatto di un nuovo risvolto giudiziario. Il sostituto procuratore milanese che indaga sui Ligresti, Luigi Orsi, ha sentito alcuni esponenti dell'Isvap, l'authority delle assicurazioni, mentre sui conti dell'Unipol ha mandato una richiesta di chiarimenti alla Consob, la commissione che vigila sui mercati. La risposta giunta da Roma non ha soddisfatto la Procura. La Consob spiega, in sostanza, di aver puntato a un obiettivo: far rispettate le norme sulle informazioni che Unipol doveva agli investitori. Ma ammette di non essere in grado di rassicurare i magistrati sulla correttezza dei conti della compagnia guidata da Carlo Cimbri. Per farlo, sostiene, occorrerà attendere la valutazione definitiva che i revisori faranno del bilancio a fine 2012. Quando la fusione sarà ormai inattaccabile. Nel frattempo la situazione si è fatta ancor più intricata. L'Unipol ha lanciato un aumento di capitale da 1,1 miliardi, necessari per finanziare l'ingresso nella catena di controllo di Fondiaria e la ricapitalizzazione della compagnia ex Ligresti. Cimbri, poi, si è scontrato con gli ispettori dell'Isvap su uno dei punti più delicati: il livello delle riserve del gruppo bolognese. Nel fascicolo informativo dell'aumento di capitale, Unipol ha infatti reso noto di aver contestato la richiesta di rimpinguarne l'ammontare per 210 milioni, respingendo il modo in cui questo presunto "buco" è stato calcolato dall'autorità. E nello stesso documento ha esplicitato tutta una serie di informazioni in risposta alle questioni sollevate da Ernst & Young. Che Cimbri ha bollato come "chiacchiere". La partita non è però chiusa. Al di là del bilancio 2012, i magistrati aspettano anche un altro passo formale: la fissazione definitiva delle quote delle diverse società (i cosiddetti concambi) nel gruppo post-fusione. Solo allora si vedrà se gli allarmi dei consulenti di Ligresti troveranno conferme o smentite. Per la procura sarà il momento della verità. Nell'attesa, gli avvocati dell'Unipol sono tranquilli. Sul fronte economico l'affare è chiuso. E Cimbri è sempre uscito a testa alta, con due assoluzioni piene, dai processi di Milano per operazioni, quelle sì incriminate, come la tentata scalata del 2005 alla Bnl. Quando però al timone c'era Giovanni Consorte, l'ex manager che sognava di diventare "il Cuccia delle coop"»;
scrive "Linkiesta": «Sulla strada che porta alle nozze fra Unipol e Fondiaria Sai c'è un grosso macigno. Fatto di derivati, prodotti collateralizzati, conduit o special purposes vehicles: siamo nel terreno d'elezione della finanza strutturata, composta da strumenti di difficile valutazione, perché manca un ancoraggio immediato a un prezzo di mercato trasparente. Sul bilancio di Unipol questo genere di investimenti - classificati come Htm (Held to maturity, titoli detenuti fino a scadenza) o come Loans & Receivables (finanziamenti e crediti) - ammontano a 6.468 milioni di euro. Nel complesso, incidono per il 41,8% su un portafoglio finanziario complessivo di 15,4 miliardi; mentre la voce analoga, nei conti di FonSai, pesa per il 7 per cento. La relazione di Ernst & Young. ll dato emerge nel rapporto di E&Y, la società di revisione di Fondiaria Sai che ha condotto la due diligence su Unipol in vista della fusione. Un documento corposo, denominato "Progetto Plinio", che è stato consegnato ai vertici di FonSai e che Linkiesta ha potuto consultare. Goldman Sachs, l'advisor finanziario della compagnia dei Ligresti, lo ha sintetizzato e messo a confronto con le analoghe risultanze della verifica condotta sui conti di FonSai e Milano Assicurazioni dai consulenti di Unipol, ossia i revisori della Kpmg e la banca d'affari Lazard. Ne è venuta fuori una tabella che il 12 aprile scorso è stata spedita ai dirigenti del gruppo FonSai. Guerra di valutazioni. Stando alla due diligence effettuata dalle controparti, a fine 2011 il patrimonio di Unipol Assicurazioni sarebbe negativo per 809 milioni, una volta tenuto conto delle eventuali plus/minusvalenze latenti. Il deficit si ridurrebbe però a -209 milioni, dopo l'aumento di capitale di 600 milioni, previsto nell'ambito dell'operazione di salvataggio di Premafin-FonSai. Lo stesso calcolo applicato a Fondiaria Sai porterebbe a un patrimonio netto rettificato post-aumento di 1,32 milioni e di 587 milioni per Milano Assicurazioni (controllata al 63% di Fonsai). Di contro, le diverse assunzioni fatte dagli advisor di Unipol portano a esiti opposti. Per Kpmg e Lazard, il valore patrimoniale rettificato, sempre dopo gli aumenti di capitale, è di 248 milioni per FonSai, di 344 milioni per la Milano e di 1.495 milioni per Unipol Assicurazioni. (...) L'esposizione verso Jp Morgan. Il rapporto "Plinio" evidenzia che Unipol avrebbe un'esposizione diretta di circa 300 milioni verso Jp Morgan, banca d'affari americana storicamente vicina alla compagnia bolognese e oggi consulente del comitato di amministratori indipendenti costituito in seno al cda per valutare l'aggregazione. Ai rapporti con Jp Morgan è poi riconducibile una buona metà della consistenti posizioni di Unipol sui special purpose vehicle (spv) o conduit, veicoli usati per cartolarizzazioni e operazioni di finanza strutturata. A fine 2011 la compagnia guidata da Cimbri aveva infatti investito 3,3 miliardi in 58 spv, aventi come sottostante titoli di stato e bancari e derivati di tasso. Quasi la metà dell'ammontare è relativo a veicoli strutturati da Jp Morgan. Stando ai bilanci di Unipol, le minusvalenze latenti su questi attivi ammonterebbero a circa il 20% del nominale, mentre nel rapporto Ernst & Young ha stimato perdite di valore per circa il 50 per cento. A esito di tutte queste considerazioni, sostengono i consulenti di FonSai, il valore portafoglio Htm e L&R, ufficialmente a 6.468 milioni, andrebbe decurtato di 1.990 miliardi: 151 milioni sui titoli Htm e 1.332 milioni sul portafoglio L&R (finanziamenti e crediti). Non viene invece specificato quanta parte di queste minusvalenze graverebbe sul patrimonio libero della compagnia e quanto invece ricadrebbe sulle gestioni separate, e quindi già considerato nella valutazione del portafoglio polizze (cfr. nella tabella di Goldman Sachs, la voce "Vif", cioè il valore del portafoglio già acquisito). Immobili da vendere. La valutazione dei titoli non quotati è solo una delle difformità emerse nelle valutazioni. Per FonSai, per esempio, la Popolare Vita, joint venture bancassicurativa con il Banco Popolare, varrebbe almeno 327 milioni in più di quanto indicato in bilancio. Numeri a cui i consulenti di Unipol faticano a dare peso, anche alla luce del fatto che nell'ultimo anno la società, che vende polizze vita, ha praticamente dimezzato la raccolta e appare piuttosto in panne, anche a causa dello stallo che si è venuto a creare con i partner bancari veronesi. Una delle voci più rilevanti del dissenso è sul portafoglio immobiliare. Per FonSai, i propri cespiti valgono 806 milioni in più di quanto segnato in bilancio: plusvalenze teoriche, tutte da realizzare, e che Unipol non intende riconoscere, anche alla luce della scarsa qualità di alcuni attivi. Come la Torre Galfa o l'area di via Stephenson a Milano, che sono sfitti da anni e richiedono costosi interventi di ristrutturazione. Ma è anche vero che negli ultimi tempi qualcosa si sta muovendo: in questi giorni, infatti, si sta per chiudere la cessione di un immobile a Torino per circa 70 milioni, con una plusvalenza di circa 30 milioni. Se concluso, l'affare porterebbe a un miglioramento del margine di solvibilità (che a fine marzo era al 91%, sotto il minimo di 100%) di un punto percentuale abbondante. Come finirà? Il cda di FonSai ha deciso di tagliare la testa al toro, chiedendo all'amministratore delegato Emanuela Erbetta di negoziare un meccanismo che riversi solo agli azionisti della compagnia l'eventuale plusvalenza realizzata. In altri termini, la questione è stata tagliata fuori dalla definizione dei rapporti di concambio decisa dalla compagnia lo scorso 17 maggio, e su cui si attende la risposta di Unipol. La proposta vede Ugf al 61% della nuova entità, gli azionisti di minoranza di Fondiaria Sai al 27,45%, gli azionisti di minoranza della Milano al 10,7% e Premafin allo 0,85 per cento»;
a giudizio dell'interrogante dalle quotazioni del titolo Unipol non si può che dedurre che la società versa in cattive acque. La società non paga dividendo da 2 anni e perde il 95 per cento dai massimi del 2006;
considerato che a giudizio dell'interrogante:
sarebbe da stigmatizzare l'operato del presidente della Consob Vegas, che, nella fase più delicata dell'acquisizione e del salvataggio Premafin-Ligresti a danno dei risparmiatori utenti e assicurati, sembrava rispondere del proprio operato anche a Mediobanca;
sono oscure le ragioni che hanno indotto le silenti, e forse compiacenti, autorità, quali Isvap, Consob e Banca d'Italia, a non aver mai eccepito alcunché alla gestione dei Ligresti, per oltre 10 anni gestori e padroni della seconda compagnia del Paese, che ha prodotto costi e danni enormi agli azionisti minori, che la Consob dovrebbe tutelare, ed ai detentori delle polizze Fonsai, che l'Isvap dovrebbe proteggere;
non sono chiari i motivi che hanno indotto la Consob ad omettere precisi interventi alla luce di una compagnia che, su 15 miliardi di investimenti, ha oltre il 40 per cento composto da prodotti strutturati, derivati, veicoli non quotati nonché, stando alle verifiche contabili di Ernst & Young, un'esposizione di 3,2 miliardi in 58 special purposes vehicles (società di scopo finalizzate),
si chiede di sapere:
se il Governo non ritenga che, relativamente alla solvibilità futura di Unipol, di fronte alle valutazioni così distanti, sorge l'urgente necessità di doverosi approfondimenti, anche se Unipol ha diffidato chiunque dal diffondere speculazioni e illazioni sulla solidità del gruppo;
quali misure urgenti intenda attivare e se non ritenga che, a fronte di quelle che l'interrogante considera omissioni di autorità, non si debba intervenire con tempestività per impedire le collusioni con le imprese vigilate e promuovere disposizioni che inaspriscano le pene di omessa vigilanza a carico della stesse autorità, a partire da Isvap e Consob;
quali misure di competenza intenda adottare per rafforzare la credibilità e la trasparenza di Autorità di vigilanza, spesso, a giudizio dell'interrogante, contigue con i vigilati, al fine di garantire i diritti degli assicurati, del mercato e dei risparmiatori.
28/09/2012
Documento n.9248