SCUDATO O BIDONATO ? UN BRIVIDO LUNGO LA SCHIENA DEGLI SCUDATI. L'IVA NON E' NELLA DISCREZIONALITA' DEGLI STATI,MA DEL BILANCIO COMUNITARIO !

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SCUDATO O BIDONATO? – IL “SECOLO XIX” SCOVA UN DOCUMENTO CHE IL TESORO SPERAVA RESTASSE NEL CASSETTO E UN BRIVIDO CORRE LUNGO LE SCHIENE DEI CONTRIBUENTI “DIVERSAMENTE FEDELI” CHE HANNO APPROFITTATO DELLO SCUDO FISCALE BY TREMONTI – PER BRUXELLES “L'IVA FA PARTE DEL BILANCIO COMUNITARIO E NON È DISCREZIONE DI UNO STATO MEMBRO RINUNCIARE A UNA PARTE DI RISORSE UE” (QUINDI L’AGENZIA DELLE ENTRATE POTREBBE BUSSARE A MOLTE PORTE)…Francesco Bonazzi e Marco Menduni per "Il Secolo XIX" tratto da www.dagospia.it Difendere lo scudo dai pesanti dubbi della Commissione europea. Con questa missione, il 14 dicembre, nove alti burocrati del governo di Roma si sono battuti come leoni a Bruxelles di fronte a undici "euro inquisitori". Una disputa che di teologico ha poco, ma che rischia di avere pesanti ripercussioni sui rapporti Italia-Ue. Oppure nei rapporti tra il fisco italiano e i suoi evasori pentiti, nel caso Bruxelles archiviasse tutti i propri dubbi sul nuovo scudo di Giulio Tremonti. È quanto emerge dal verbale delle contestazioni in sede comunitaria, con le imbarazzate risposte italiane, del quale il "Secolo XIX" ha ottenuto una copia. Il giorno dell'audizione, innanzitutto, non è una data qualsiasi. Si tratta di lunedì 14 dicembre, vigilia della chiusura dello scudo che porterà nelle esauste casse dell'erario cinque miliardi e mezzo di euro, a fronte di oltre cento miliardi rimpatriati da contribuenti "diversamente fedeli". Al ministero dell'Economia, come nei corridoi delle grandi banche d'affari, si sa già perfettamente che i termini di questa forma di condono saranno riaperti dopo quindici giorni, alzando di un punticino percentuale la già misera aliquota del 5%, ma giustamente a Bruxelles i nostri rappresentanti fanno i vaghi. Come si legge nella prima pagina del verbale di riunione, "le autorità italiane hanno fatto notare che nonostante non sia ancora stata presa una decisione su un eventuale prolungamento del provvedimento, un simile prolungamento è stato discusso e potrebbe essere varato da un giorno all'altro per decreto legge". La prudenza è d'obbligo, visto che gli uomini di Pierre Delsaux, direttore della divisione "Mercato" di Bruxelles, hanno convocato i rappresentati di Roma per "chiarire parecchie questioni di incompatibilità con le norme Ue identificate dagli uffici della Commissione e che riguardano, in gran parte, la libera circolazione dei capitali, la lotta al riciclaggio e l'Iva" (che è un'imposta non solo nazionale, ma anche comunitaria). La squadra di difensori italiani è formata da tre alti dirigenti del ministero (Enrico Martino, Giuseppe Maresca e Milena Piasente), da un rappresentante dell'Agenzia delle Entrate (Antonella Magliocco), da quattro diplomatici dell'ambasciata presso l'Ue (Marco Iuvinale, Alberto Petrangeli, Elena Crespi e Vincenzo Celeste) e dall'avvocato Roberto Baratta (Università di Macerata). E il primo punto sul quale è chiamata a misurarsi riguarda l'anonimato garantito da Tremonti a chi utilizza il suo nuovo scudo. Bruxelles vuole capire come questo anonimato si possa conciliare con la lotta all'evasione fiscale. Gli italiani spiegano che questa garanzia "nulla ha a che fare, per fare un esempio, con il segreto bancario svizzero", perché è vero che i nomi dei "rimpatriatori" sono segreti, ma si tratta solo di "un elemento di privacy del contribuente". Ma le banche italiane "devono comunque conservare i loro nomi per dieci anni" e "questi elenchi possono essere oggetto di ispezione da parte delle autorità preposte", come assicurano i rappresentanti di Roma. Gli "eurocrati" prendono nota e passano all'attacco sul punto che sta loro più a cuore: "Le gravi frodi sull'Iva comunitaria e sugli obblighi doganali dovrebbero sempre essere trattate come un attacco alle direttive antiriciclaggio Ue, alle quali gli stati membri non possono derogare". Per questo, viene chiesto conto dell'inclusione di reati del genere nella lista delle violazioni "coperte" dallo scudo. La risposta degli italiani non risulta molto convincente: "Non sono stati in grado di offrire una chiara analisi legale su questo punto". Ma nell'ansia di difendersi, mettono nero su bianco una "toppa" che forse farà venire i brividi a chi ha aderito allo scudo: "lo scudo fiscale protegge i singoli dall'azione penale, ma non dalla responsabilità fiscale in senso stretto". E "l'accertamento dell'evasione o della frode Iva non è preclusa dallo scudo fiscale". Non solo, ma i tecnici del Tesoro, nell'ulteriore sforzo di rassicurare Bruxelles, fanno notare che le nuove norme fanno saltare le sanzioni previste dal codice penale, "ma non il pagamento dell'Iva". E poi, con uno scatto di reni degno di una tradizione giuridica millenaria, il pool di difesa italiano fa notare che in fondo "il testo letterale dello Scudo non fa alcun riferimento esplicito all'Iva". Insomma, emerge quasi una concezione tipografica del diritto. Una difesa ai limiti dell'incredibile e che apre un solco difficile da colmare. Perché delle due l'una: o il governo italiano è andato a Bruxelles a indorare la pillola sull'Iva; oppure chi ha "scudato" e ha evaso l'Iva potrebbe avere presto qualche sorpresina con l'Agenzia delle Entrate. In ogni caso, il ragionamento non ha convinto gli uomini della Commissione, con il direttore Delsaux che fa mettere a verbale parole piuttosto dure: «L'Iva fa parte del bilancio comunitario e non è discrezione di uno Stato membro rinunciare a una parte di risorse Ue». A quel punto, sempre nella riunione del 14 dicembre, gli italiani "annunciano l'intenzione di introdurre una norma, in una futura circolare di implementazione, in base alla quale lo scudo fiscale non escluderà l'accertamento dell'evasione Iva". La Commissione prende atto e la seduta si chiude con la raccomandazione a chiarire al più presto i punti non chiariti e ad affrontare "con urgenza" nella prossima legislazione le "criticità" già emerse. Il giudizio complessivo, in ogni caso, è netto: «I rappresentanti italiani non sono stati in grado di dissipare i dubbi e fondamentalmente non hanno saputo fornire nuovi elementi d'informazione». Insomma, in futuro magari andrà meglio. Ma l'esame pre-natalizio dev'essere stato proprio un mezzo disastro.

03/02/2010

Documento n.8467

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