Il Fatto quotidiano. Athority per le comunicazioni: nominato Martuscello ex Fininvest. Napolitano ha firmato.

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Lo scandalo dell’authority con il sigillo della firma di Giorgio Napolitano Sky Italia protesta per la nomina di Antonio Martuscello, ex dirigente della Fininvest, all'Authority per le comunicazioni. Il tutto con l'ok del presidente della Repubblica C’è un paradosso nella nomina di Antonio Martusciello all’Authority per le Comunicazioni che spiega da solo le ragioni della protesta di Sky Italia. Giorgio Napolitano non solo ha firmato il relativo dpr (decreto del presidente della Repubblica) senza sollevare dubbi sull’adeguatezza di un dirigente Fininvest-Publitalia per il collegio di un’autorità indipendente di garanzia. Ma addirittura ha individuato la persona grazie al suo conflitto d’interessi. Può sembrare incredibile, ma bastava assistere alla seduta del Senato che il 28 luglio scorso ha designato Martusciello. L’aula di palazzo Madama ha votato a scrutinio segreto, e 132 senatori hanno scritto sulla scheda “Antonio Martusciello”. Quando il presidente di turno Vannino Chiti (Pd) ha annunciato l’elezione dell’ex deputato di Forza Italia (ma anche ex sottosegretario, ex viceministro, nonché ex dirigente sia di Pulitalia che della Sipra, la concessionaria di pubblicità della Rai), il senatore radicale Marco Perduca gli ha chiesto come faceva a sapere che si trattasse proprio di lui. In mancanza di candidature trasparenti e di dibattito, l’istituzione parlamentare non era in grado di spiegare in che modo l’eletto era quell’Antonio Martusciello e nessun altro dei numerosi Antonio Martusciello viventi lungo lo Stivale. Perduca ha preso in giro un Chiti allibito e imbarazzato: “Spero che non sia lo stesso Antonio Martusciello che ha già lavorato per Fininvest, perché mi sembrerebbe un controsenso, e sono certo che i colleghi che hanno votato per lui non volevano eleggere quell’Antonio Martusciello a componente dell’Autorità per le Comunicazioni”. Invece volevano, ovviamente, votare proprio quello lì. È toccato a Tom Mockridge, capo di Sky Italia, l’uomo in Italia di Rupert Murdoch, sollevare il problema con una lettera allo stesso presidente dell’Authority, Corrado Calabrò, messo lì da Silvio Berlusconi nel 2005. Mockridge pone un problema di opportunità. Martusciello è stato designato in sostituzione di un altro ex dirigente Fininvest, Giancarlo Innocenzi, che si è dimesso dopo la scoperta della sua collaborazione attiva ai tentativi di far fuori dalla Rai Michele Santoro. Gli uomini di Sky rilevano che sarebbe stata preferibile una scelta di discontinuità. Poi prudentemente, affidano a Calabrò la speranza che sia lui a vigilare sull’equidistanza dell’Authority: garante dei garanti, insomma. Il silenzio dell’opposizione sull’imbarazzante vicenda ha due spiegazioni. La prima è che la nomina di Martusciello è stata firmata da Napolitano senza battere ciglio proprio mentre elaborava segnali di fastidio per l’idea di dover nominare ministro dello Sviluppo economico (il nuovo dicastero che ha assorbito anche quello delle Comunicazioni) un altro uomo tv di B, Paolo Romani. La seconda va ricercata nel peccato originale della legge 249 del 31 luglio 1997, nota come legge Maccanico, che ha istituito l’Authority. Nel luglio ‘97 erano in corso le manovre della Bicamerale, dove si cercava il grande accordo sulle riforme istituzionali. Pochi giorni prima del voto sulla Maccanico, il 18 giugno ‘97, Massimo D’Alema, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini strinsero a casa di Gianni Letta il celebre “patto della crostata”. Ed è in quel preciso momento storico, bollato allora dal leghista Roberto Maroni, oggi ministro dell’Interno, come “inciucio Berlusconi-D’Alema”, che il Parlamento a maggioranza ulivista fece un piccolo capolavoro. Istituì per i nove membri dell’Authority delle Comunicazioni un meccanismo di scelta perfettamente lottizzato: quattro alla maggioranza, quattro all’opposizione, il presidente lo sceglie Palazzo Chigi. Ma soprattutto il legislatore dimenticò di inserire due parole decisive: “Notoria indipendenza”. Requisito per i componenti dell’autorità di garanzia che nel 1990 il governo del Caf (Craxi-Andreotti-Forlani) inserì nella legge Antitrust. E che sette anni dopo, nel tira e molla dell’inciucio incipiente, l’Ulivo abbuonò a Berlusconi. La mancanza di queste due paroline è probabilmente il dato giuridico che rende ineccepibile, al vaglio del Quirinale, la designazione di Antonio Martusciello come arbitro degli interessi televisivi di Berlusconi. da Il Fatto quotidiano del 12 settembre 2010

12/09/2010

Documento n.8706

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