CRACK MADOFF: FONDI, DOPPIFONDI E I SEGRETI DELLE FRODI

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TRATTO DA WWW.DAGOSPIA.IT 1 - FONDI, DOPPIFONDI E I SEGRETI DELLE FRODI... Paolo Madron per "Il Sole 24 Ore" Stefano Ricucci Morale della vicenda Madoff, l'uomo che usando il metodo Ponzi (Charles, non Tom) ha fatto sparire nel nulla 50 miliardi di dollari: quando si tocca il fondo salta sempre fuori il doppio fondo. Anche a Wall Street, dove chissà perché uno pensa che la truffa non debba mai avere nulla di posticcio, grossolano, ma annidarsi sempre dietro lo schermo della tecnologia più sofisticata e inarrivabile. Sbagliato. Anzi, Bernard Madoff, che forse a settant'anni era sicuro di morire impunito, della tecnologia diffidava sommamente. La sua contabilità parallela era custodita in uno sgabuzzino nel sottoscala del suo appariscente ufficio newyorkese specchietto, a giudicare dai nomi dei clienti truffati e dagli importi, per grasse allodole. E le transazioni venivano rigorosamente annotate a matita per poter essere facilmente cancellate e magari riscritte ad uso e consumo del falso. Madoff aveva capito anzitempo che dell'informatica non ci si poteva fidare, perché il virtuale lascia indelebili tracce. Altrimenti, per inciso, non si spiegherebbe perché poche ore prima dell'esplodere del caso Parmalat qualcuno a Collecchio si fosse peritato di prendere a vigorose martellate i computer. E' una costante: nelle shakespeariane tragedie che costellano il mondo della finanza salta sempre fuori qualcosa di grottesco che ne stempera il climax. Con due considerazioni, facili per noi che fortunatamente le guardiamo solo da spettatori: che il meccanismo alla base della truffa è sempre molto più banale di quanto uno possa immaginare. Che nel raggiro l'indole umana tende a diffidare del nuovo che il progresso le mette a disposizione per affidarsi a strumenti di secolare, comprovata efficacia, come si evince dal metodo simil catena di Sant'Antonio che ha consentito a Madoff di sfangarla per tutti questi anni. Insomma, la peggior crisi finanziaria di sempre rivela luci e ombre, fondi (sovrani od occulti) e appunto doppi fondi. In questo tutto il mondo è paese, Italia compresa. Il caso più famoso resta quello della botola trovata a metà degli anni '90, mentre montavano le indagini della procura milanese sui buchi dei conti Rizzoli, nella sede della Gemina. La botola, per gli inquirenti, conteneva documenti compromettenti che avrebbero aiutato a far luce sulla vicenda. Chi ce li avesse messi e perché resta un mistero. Nel tentativo si attenuare il sensazionalismo scatenatosi dopo la scoperta (la cosa mal si conciliava con il blasone di salotto buono che ammantava la società) l'allora presidente, Giorgio Rossi, tentò un poco convincente distinguo: non di botola si trattava,ma di un'apertura che dal pavimento collegava alla sua intercapedine. Al massimo, una botolina. Cui però, a leggere quanto scrisse un anno dopo il Corriere della Sera sulle indagini che riguardavano la sua casa madre, se ne aggiunse un altra: «Almeno due nascondigli nei pavimenti della sede centrale, uno dei quali scoperto dalla polizia tributaria al terzo piano di via Turati». In tempi più recenti un'altra intercapedine balzata agli onori della cronaca fu quella rinvenuta a Zagarolo, per una stagione lo scatenato raider che si era messo in testa di scalare la Rizzoli.Un'agenzia dell'epoca così descriveva l'inatteso ritrovamento: «L'archivio segreto di Ricucci era nell'intercapedine di una palazzina di Zagarolo. Lì, al piano dei garage dove solitamente si ripongono secchi e scope, aveva nascosto i documenti sulla sua attività. Dentro c'erano migliaia e migliaiadi carte custodite in 131 scatoloni di cartone. Secondo i suoi collaboratori nel piccolo magazzino sarebbero finite persino le copie dei calendari di sua moglie, l'attrice Anna Falchi ». Particolare, quest'ultimo, che suscita un inquietante interrogativo su cui forse un giorno l'esegesi ricucciana farà piena luce: perché mai gelosamente nascondere materiali che si potevano rinvenire bellamente esposti in autorimesse e negozi del barbiere? 2 - ITALIA, LE PERDITE AUMENTANO CONSOB VUOLE INFORMAZIONI - BRUCIATO LO 0,5% DEGLI ASSET DEI FONDI DI FONDI... Monica D'Ascenzo per "Il Sole 24 Ore" È partita la conta dei danni per le istituzioni finanziarie italiane a seguito del crack Madoff. La fotografia che emerge dalle prime comunicazioni al mercato, fatte anche a seguito delle richieste della Consob, sembra limitare per ora il coinvolgimento a un numero contenuto di istituzioni finanziarie. L'Authority,come anticipato dal Sole 24Ore domenica, sta monitorando con attenzione la situazione, «anche se - ha detto un portavoce - per avere un quadro realistico dell'esposizione delle società italiane saranno necessari ancora diversi giorni». A ieri avevano ammesso il coinvolgimento UniCredit e Banco Popolare. Nel primo caso, il gruppo guidato da Alessandro Profumo ha comunicato «di avere un'esposizione propria di circa 75 milioni di euro». Riguardo alla divisione di asset management Pioneer Investments - la cui esposizione con Madoff non è chiara, tanto che le cifre oscillano tra i 280 milioni e gli 800 milioni di dollari - UniCredit ha confermato che «alcuni fondi della sua unità dedicata agli investimenti alternativi sono risultati esposti a Madoff indirettamente tramite feeder funds. Questi ultimi non sono tuttavia presenti in alcun portafoglio dei fondi di fondi hedge di diritto italiano» si legge nella nota, che precisa poi come «L'esposizione dei clienti italiani è pertanto pari a zero». Alicia Koplowitz Per il Banco Popolare la situazione è diametralmente opposta: la perdita massima per l'istituto è stata quantificata in 8 milioni di euro, mentre la perdita massima sui fondi distribuiti alla clientela istituzionale e private del gruppo «ammonta a circa 60 milioni». Mediobanca ha dichiarato che «L'unica esposizione del gruppo verso le società del gruppo Madoff riguarda Compagnie Monegasque de Banque e si limita a un importo di 671 mila dollari». Dopo le richieste della Consob a banche, intermediari e hedge fund ieri sono arrivate inoltre le comunicazioni ufficiali del gruppo Intesa Sanpaolo, di Assicurazioni Generali, di Fonsai e di Azimut: tutti hanno dichiarato di non avere alcuna esposizione diretta o indiretta sul crack Madoff. Nessuna esposizione anche per Bpm e Bnl del gruppo Bnp Paribas, interpellate. Ubi Banca ha risposto invece che «sta proseguendo negli ultimi controlli per sapere se e a quanto potrebbe ammontare l'esposizione e un comunicato ufficiale è atteso per oggi». Ultime verifiche sono in corso su posizioni frazionali e indirette anche per Allianz Italia, che non investe direttamente in hedge fund. FONDI: ESPOSTO SOLO LO 0,5% - L'esposizione dei fondi di fondi hedge di diritto italiano è molto limitata: si tratterebbe dello 0,5% del patrimonio totale in gestione. Una percentuale pari a circa 80 milioni di euro su un totale gestito dell'industria italiana di 15,9 miliardi al primo dicembre scorso. Il dato è emerso da una rilevazione tempestivamente realizzata dall'ufficiostudidi MondoHedge tra le 33 società italiane che operano nel settore con oltre 260 fondi (92,8% del mercato). «A livello dei singoli fondi di fondi hedge italiani coinvolti, nel peggiore dei casi si tratta di un'esposizione contenuta entro un massimo del 3,7% del portafoglio del fondo di fondi stesso» spiegano da MondoHedge, aggiungendo che non risultano invece esposizioni da parte dei fondi hedge puri italiani, pari al 7,2% della raccolta complessiva. Diverse società di gestione, per altro, si erano affrettate già venerdì scorso a tranquillizzare i propri investitori attraverso un invio di email a pioggia per garantire di non avere esposizioni nel caso Madoff: Hedge Invest, Kairos e Albertini Syz. Tutto bene, quindi?Non proprio. Restano i privati che hanno investito direttamente o indirettamente all'estero su fondi legati a Madoff. In questo caso il danno non è stimabile, ma diversi professionisti e famiglie facoltose tra Milano e Verona sembrano essere rimaste vittime della truffa. Intanto l'Associazione mondiale dell'industria hedge fund, Aima, chiede la restituzione dei fondi per gli investitori colpiti dal crack dell'hedge fund di Bernard Madoff. 3 - I SALOTTI BUONI PAGANO IL CONTO... Michele Calcaterra e Marco Valsania per "Il Sole 24 Ore" Da Steven Spielberg a Elie Wiesel. L'elenco dei personaggi celebri, degli intellettuali e dei grandi centri culturali bruciati dalla colossale truffa orchestrata da Bernard Madoff si è allungato a vista d'occhio. L'80enne Wiesel, premio Nobel per la pace, sopravvissuto all'Olocausto nazista e autore di 57 libri, ha visto la sua Foundation for Humanity sostenere perdite che i suoi collaboratori ancora non hanno calcolato. Non è il solo: il 62enne grande regista hollywoodiano Spielberg, vincitore di premi Oscar e con un patrimonio personale superiore ai tre miliardi di dollari, ha a sua volta visto colpita una delle sue fondazioni di beneficenza, la Wunderkinder Foundation. Le perdite, qui potrebbero essere davvero ingenti: nel 2006 la fondazione, impegnata in donazioni ambientali e per la salute dell'infanzia, ricavava dagli investimenti con Madoff ben il 70% del reddito da interessi e dividendi. Non è stato precisato se lo stesso Spielberg avesse affidato a Madoff propri capitali.Molte associazioni caritatevoli e istituzioni, spesso legate alla comunità ebraica, appaiono esposti a pesanti perdite: la fama conquistata da Madoff era quella di "Jewish bond", l'obbligazione ebraica, tanto i suoi investimenti erano considerati sicuri. La fondazione di Boston Robert I. Lapin Charitable Foundation, che finanzia viaggi studenteschi in Israele, ha licenziato l'intero staff perchè tutte le sue risorse operative, otto milioni di dollari, sono evaporate con Madoff. Simile sorte è toccata alla Chais Family Foundation. Esposta anche la prestigiosa Yeshiva University, dove Madoff era tesoriere del board dei fiduciari, che avrebbe perso almeno 100 milioni. Ancora, tra le vittime eccellenti: il leggendario magnate immobiliare e dell'editoria Mortimer Zuckerman non è stato risparmiato, con un fondo che investiva quasi interamente con Madoff. Come pure uno dei più facoltosi politici americani, il senatore del New Jersey Frank Lautenberg. A rischio è la sua fondazione di famiglia, che dona anzitutto alla ricerca contro il cancro al seno, ai servizi di assistenza sociale della Chiesa cattolica e a istituzioni culturali. Colpiti anche l'ex proprietario della squadra di football americano dei Philadephia Eagles, Norman Braman, il padrone della squadra di baseball dei Metz di New York Fred Wilpon e Ezra Merkin, presidente della Gmac. L'uragano Madoff si è abbattuto anche su alcune grandi famiglie spagnole appartenenti al "gotha" finanziarioimprenditoriale del Paese. E non potrebbe essere altrimenti se si considera che quasi tutti quelli che contano, posseggono società di investimento proprie, utilizzate per diversificare il business, gestire il patrimonio e quindi accettare anche importanti rischi. Sarebbe il caso, secondo quanto riporta il quotidiano «elEconomista» di Alicia Koplowitz, che assomma una fortuna di circa 1,5 miliardi di euro e che con Madoff, attraverso due fondi della sua holding Omega Capital avrebbe perso una quarantina di milioni. In rosso sarebbe anche Alberto Alcocer, ex cognato di Alicia, perchè a suo tempo sposato con la sorella Esther Koplowitz, principale azionista di Fcc (ha una fortuna stimata di circa 2 miliardi), che però non è caduta nella trappola degli americani. Così come gli Entrecanales che negano recisamente di avere investito nei prodotti di Madoff e che come noto sono "dueñi" del gruppo Acciona, a loro volta presenti in Endesa con il 25% del capitale e quindi partner dell'Eni. Il figlio di Emilio Botin, Javier che con il socio-cognato Emilio Morenes (è marito di Ana Patricia Botin, presidente del Banesto), attraverso M&B Capital Advisers hanno ammesso di avere, con la loro clientela supersclusiva, una esposizione di circa 40 milioni di euro nei confronti del broker statunitense.

16/12/2008

Documento n.7655

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