Convegno Assogestioni: Il risparmio gestito in Italia. Intervento di Elio Lannutti

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RELAZIONE DI ELIO LANNUTTI, PRESIDENTE ADUSBEF, AL I° FORUM DI ASSOGESTIONI: "IL RISPARMIO GESTITO IN ITALIA" (MI-28-6-2001) La dimensione del fenomeno. L?ultima relazione del Governatore Fazio fornisce un dato illuminante per l?argomento che stiamo trattando: nel 1998, il 61 per cento dei 21 milioni di famiglie italiane deteneva esclusivamente Depositi (bancari e postali), Certificati di deposito e Pronti contro termine; mentre il 18 per cento deteneva altre attività finanziarie definite rischiose (obbligazioni, fondi comuni, azioni e partecipazioni italiane ed estere, gestioni patrimoniali ecc.). Nel 1998 quindi, ben 12.810.000 famiglie procedevano con investimenti "fai da te" senza neanche coinvolgere i titoli di Stato italiani. Pur con le variazioni apportate dai dinamici ultimi tre anni, possiamo definire il mercato potenziale italiano del risparmio gestito uno dei più interessanti del pianeta. Se in aggiunta si considera la nostra alta propensione al risparmio (114.000 miliardi di lire nel 2000, 102.000 nel 1999, 95.000 nel 1998, ben 134.000 ed oltre nel 1997) è certamente giustificato il livello d?attenzione dimostrato dagli operatori del settore verso il mercato potenziale ed i competitori. Anche alla luce del fatto che, ancora a febbraio 2001, degli oltre 2,5 milioni di miliardi di debito delle Amministrazioni Pubbliche 2 milioni di miliardi erano costituiti da titoli di Stato, detenuti da investitori in maggioranza privati. Tra Fondi comuni, Assicurazioni, Fondi pensione, Gestioni patrimoniali la consistenza delle attività gestite è passata dai circa 2.133.000 di miliardi di lire del 1999 ad oltre 2.193.000 miliardi del 2000, con un incremento del 2,8 per cento. In calo del 5,3 per cento i Fondi ( 871.188 miliardi nel 2000; - 49.123 miliardi rispetto al 1999 ); in crescita del 6 per cento le Gestioni patrimoniali (759.234 miliardi nel 2000; +42.249 miliardi sul 1999 ). Nel 2000, l?utile di esercizio delle SGR è stato di 1.900 miliardi di lire, più 61 per cento rispetto al 1999. Le 115 Società di gestione del risparmio e le 3 Sicav gestiscono circa il 71 per cento del mercato, contro l?11,2 per cento delle banche, il 2,3 delle Sim, il 15 per cento di gestori esteri. Per inciso, forse è questa distribuzione che dà fastidio ad alcuni potentati: quasi tre quarti del risparmio gestito non staziona direttamente nei caveaux degli istituti di credito e le grossolane (quasi informali) gestioni offerte in modo estemporaneo dai borsini delle banche non sono certo in grado di sostenere il confronto con quelle proposte da gestori di professione. Sorprese e mancata informazione Come per gli altri settori di suo intervento, anche per quello del risparmio gestito l?osservatorio di Adusbef è, per sua natura, privilegiato e (quasi esclusivamente) negativo. Nei periodi in cui il settore mobiliare ha momenti di stanca o di caduta, giungono all?associazione molte richieste di consulenza allarmate e convulse sull?andamento del mercato e sulle ipotesi di quello futuro. Dal loro tenore e dalle argomentazioni dei risparmiatori, è possibile dedurre tre informazioni fondamentali: · i servizi di gestione del risparmio sono collocati senza che l?operatore ne metta in chiara evidenza la loro natura di strumenti finanziari di medio-lungo periodo. L?argomentazione che apre i cuori dei risparmiatori è quasi sempre la stessa: " I suoi titoli di Stato non rendono più. Li venda e compri i nostri fondi, acceda alle nostre gestioni, acquisti le nostre obbligazioni: renderanno certamente qualche punto più dei suoi BTP, CCT, BOT?! "; ma tutti si guardano bene dall?informare che dei capitali conferiti, il sottoscrittore deve potersi dimenticare per qualche anno, altrimenti farebbe meglio a tenersi i suoi BOT, specie se ha spese impegnative già definite; · sono maggiormente preoccupati e perplessi coloro che hanno ceduto alle lusinghe del borsinista d?agenzia, piuttosto che coloro che hanno deciso di accedere ai servizi di SGR, SIM ecc, tramite promotore finanziario. In genere il bancario non consegna documentazione ed è più avaro di spiegazioni del promotore; · i sottoscrittori non sembrano molto consapevoli dei livelli di costo dei servizi: questi entrano in campo solo in caso di valutazione precisa di una situazione che si avverte come catastrofica o quasi (dipende dalla gravità percepita, non tanto da quella oggettiva). Anche su questo argomento c?è una frase che fuga le ansie del risparmiatore: "Vedrà? con questi nostri prodotti, recupererà le commissioni in pochi mesi? poi comincerà a guadagnare?..! " I costi: comparazioni nominali e reali. E? evidente che il livello delle commissioni di intermediazione per le gestioni patrimoniali, di quelle di ingresso e/o di uscita e di gestione dei fondi, i caricamenti per le polizze vita hanno una incidenza inversamente proporzionale al rendimento finanziario del servizio. In caso di rendimento negativo, fa rabbia aver pagato anche lo 0,1 per cento di commissione; mentre con rendimenti del 15/20 per cento ( prima metà anni ?80, fino al maggio ?86) si accettavano anche spese del 5 per cento o più. Resta comunque il fatto che, per il risparmiatore, il prezzo passa in secondo piano rispetto alla mancata informazione sui suoi livelli o su altre caratteristiche del servizio: vedersi arrivare una contabile con il capitale conferito decurtato di costi (anche minimi) non evidenziati all?atto dell?investimento, fa percepire come un tradimento l?azione del borsinista o del promotore, cosa che non avviene per commissioni maggiori ma messe subito in chiaro. Possiamo comunque affermare che i contratti sottostanti i servizi offerti in Italia sono sufficientemente chiari e completi. Certamente quelli dei Fondi d?investimento. Per quelli relativi alle Gestioni patrimoniali, Adusbef raccomanda una minuziosa formalizzazione delle caratteristiche e delle tipologie dei titoli che il gestore potrà trattare. Abbiamo più volte denunciato non solo l?alto livello delle commissioni applicate (a vario titolo) ai servizi di investimento, ma, soprattutto, il fatto che tali servizi non vengono ben illustrati al potenziale sottoscrittore. Duplice problema, quindi: qualità intrinseca del servizio, da una parte, e qualità nell?opera di collocamento, dall?altra. In merito ai costi, sarebbe interessante procedere a confronti internazionali non limitandosi al valore nominale delle commissioni (Ingresso/uscita/gestione) ma procedendo a due accomodamenti: 1. calcolare sul campo tutti i costi diretti, indiretti e collaterali che il risparmiatore deve affrontare una volta deciso il conferimento. Occorre, ad esempio, valutare i costi dell?eventuale apertura di un C/C e/o di una custodia titoli, se previsti dal contratto; i costi dei passaggi da un servizio ad un altro della stessa società , quelli delle liquidazioni ( totali o parziali) seguite da eventuali reinvestimenti. 2. paragonare i risultati ottenuti per i vari Paesi accomodandoli con la capacità comparata di spesa per ciascun paese. Grossolanamente: se lo stipendio medio nel paese X è di 3 milioni di lire e quello nel paese Y è di 2 milioni, una commissione di 300.000 lire applicata nel primo equivarrà ad una commissione di 200.000 nel secondo: sarebbe non corretto affermare che la commissione del paese X (300 mila) è più alta di quella del paese Y (200 mila). Gestione dei reclami Adusbef sostiene da sempre che una società che offre servizi ha una miniera d?oro: la massa dei reclami e la loro gestione. Se la società è intelligente coltiva la miniera, se non è intelligente la interra per nasconderla. I reclami sono la più preziosa, precisa ed economica rilevazione sul livello qualitativo dei servizi offerti, sulla percezione che di essi hanno gli utilizzatori, sugli accomodamenti di breve periodo da apportare, sulla direzione evolutiva da prendere. Troppo spesso, invece, vengono considerati, con sufficienza e disprezzo, una vera diseconomia. In merito al risparmio gestito, i tanti reclami trattati da Adusbef e le loro caratteristiche denotano un versante dell?offerta impreparato alla loro gestione e connotato da una sopportazione di fondo circa i problemi sollevati dai clienti. Ci permettiamo di proporre una soluzione funzionale ed utile: la costituzione di un organismo equilibrato per gestire il contenzioso. Un Ombudsman che, lungi dal ricalcare le amenità di quello posto in essere dall?ABI, accolga pariteticamente elementi delle aziende e rappresentanti degli utenti, oltre che membri della Consob, e che sia in grado di trasformare i problemi emergenti in positività per entrambi i versanti, dell?offerta e della domanda. "Il Sole 24 Ore" di martedì 19 giugno 2001 ha pubblicato una sintesi dell?annuale indagine di Mediobanca sull?aggregato di 870 prodotti tra Fondi e Sicav, dalla quale risulta una impennata delle commissioni di gestione del 26 per cento rispetto all?anno precedente. Le commissioni di gestione italiane sono più alte rispetto alle pur elevate commissioni richieste negli Stati Uniti: sugli azionari abbiamo una commissione del 2,4 contro l?1,35 applicato in America. Tali alte commissioni di gestione,che hanno generato ricavi complessivi nel 2000 per oltre 7 miliardi di Euro (14.000 miliardi di lire) vanno ridotte, solo così si potrà andare incontro alle esigenze dei risparmiatori trattati spesso, anche dalle sgr come parco buoi. Adusbef ringrazia Assogestioni per l?invito alla conferenza ed è pronta al dialogo con tutti i soggetti interessati per trovare soluzioni che possano soddisfare le parti in causa per contribuire alla trasparenza del mercato ed a far affermare i sacrosanti diritti dei risparmiatori-consumatori. Grazie dell?attenzione.

28/06/2001

Documento n.3068

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