BANCHE: UNITI CONTRO IL QUARTETTO DELL'APOCALISSE ECONOMICA:.GOLDMAN SACHS, J. P. MORGAN, BOFA, MORGAN STANLEY.E CONTRO DRAGHI, GARANTE MALEFATTE

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DA OBAMA A SARKOZY, DA MERKEL A TREMONTI, TUTTI UNITI CONTRO IL QUARTETTO DELL'APOCALISSE ECONOMICA: GOLDMAN SACHS, J. P. MORGAN, BOFA, MORGAN STANLEY - ECCO PERCHÉ LA PARTITA BCE DELL'EX GOLDMAN DRAGHI È TERRIBILMENTE COMPLESSA Quando martedì a Davos si è sparsa la voce di un suicidio, il comandante della polizia del Cantone dei Grigioni non ha avuto dubbi e come lui sono stati in molti a pensare che si trattasse di un banchiere. In realtà a togliersi la vita è stato un uomo di nome Marcus, responsabile per la sicurezza del World Economic Forum che si sta svolgendo sulle montagne svizzere, ma le reazioni a questo piccolo episodio la dicono lunga sul clima che accompagna i lavori del gotha della finanza mondiale. Ormai i grandi banchieri sono considerati come gli untori del ‘600, cioè quei personaggi che durante la peste di Milano cospargevano una sostanza biancastra descritta da Manzoni nei Promessi Sposi. La peste con cui i banchieri hanno contagiato i mercati è rappresentata dai miliardi di titoli tossici che hanno generato la grande crisi, e nel mirino ci sono soprattutto le grandi merchant bank americane e quei politici dell'Amministrazione Obama che cercano di arginare lo strapotere dei "bankster" (l'acronimo inventato dalla giornalista del "Sole 24 Ore" Laura Serafini, per coniugare i "bankers" con i "gangsters"). In prima fila a Davos ci sono i rappresentanti di JP Morgan, Bank of America, Morgan Stanley e Goldman Sachs, le quattro banche d'affari che insieme alla defunta Lehman Brothers hanno rappresentato il quadrilatero della finanza più spregiudicata. Sulle loro spalle incombe l'ombra di Obama che vorrebbe separare le attività di trading da quelle commerciali imponendo tasse e tagli drastici ai bonus dei banchieri. Sulle montagne svizzere le proposte del presidente americano sono considerate tardive e ambigue, comunque inefficaci per rimettere in riga un capitalismo impazzito che se ne frega dei 26 milioni di disoccupati e dei 2 milioni di famiglie che hanno perso le case in America. E c'è chi prevede che il 49enne Timothy Geithner, il segretario al Tesoro che nel 2003 era presidente della Fed di New York, andrà a sbattere contro un muro consentendo al vecchio e gigantesco Volcker (83 anni) di ritornare sulla scena come un grande protagonista. Sulle montagne di Davos c'è comunque la sensazione che per le merchant bank dell'apocalisse finanziaria è arrivato il momento della verità, e questo discorso tocca in particolare il ruolo di Goldman Sachs, la più potente banca d'affari del mondo fondata nel 1869 dall'ebreo tedesco Marcus Goldman e dal genero Samuel Sachs. Dentro questo colosso hanno lavorato con ruoli diversi gli italiani Romano Prodi, Massimo Tononi, Mario Monti, Claudio Costamagna, Mario Draghi e anche Gianni Letta che a un certo punto è diventato membro dell'advisory board. Nei corridoi del Palazzo che ospita il World Economic Forum c'è chi ricorda la presenza di questi personaggi nella merchant bank e sostiene che nell'incontro di lunedì scorso a Palazzo Grazioli tra Berlusconi, Gianni Letta e il Governatore della Banca d'Italia, il fantasma di Goldman Sachs è rispuntato dalla tappezzeria. Secondo una ricostruzione che circola in queste ore e che smentisce in parte l'analisi fatta ieri da Dagospia, Draghi avrebbe chiesto 11 giorni fa di incontrare il Cavaliere per parlare delle banche schiaffeggiate da Obama e soprattutto della battaglia per la poltrona della Bce a Francoforte. Il ragionamento dell'uomo di via Nazionale ha avuto un'impronta internazionale perché Draghi, dopo aver richiamato le ragioni della sua credibilità, che non può essere messa in discussione dalla lontana esperienza londinese in Goldman Sachs, ha spiegato che un'eventuale sconfitta nella sostituzione di Trichet avrebbe aggiunto una figuraccia alla galleria fin troppo affollata dei flop collezionati dal Governo in Europa. A questo punto il Cavaliere, in presenza di Letta (che fu tra gli sponsor di Draghi governatore, insieme a Casini allora presidente della Camera, Montezemolo e Mieli) gli ha ricordato che già in occasione della gara per la presidenza dell'Eurogruppo dove il candidato era Giulietto Tremonti, ha dovuto arrendersi di fronte alla massaia tedesca Angela Merkel che ha imposto il lussemburghese Juncker. Posso anche impegnarmi per portare un italiano alla Bce - avrebbe detto Berlusconi - ma se la Merkel, che mi detesta cordialmente, si mette di traverso andiamo incontro a un ennesimo disastro. Le motivazioni espresse da Berlusconi davanti a Gianni Letta e in assenza di Giulietto Tremonti, sono le stesse che si ritrovano nell'articolo scritto il giorno prima da Flebuccio De Bortoli nel suo ambiguo editoriale sul "Corriere della Sera" in cui con malizia raffinata si ricordava l'affiliazione di Draghi alla potente Goldman Sachs. Se la versione che gira a Davos è questa, la strada per "liberarsi" del Governatore di via Nazionale è una partita internazionale terribilmente complessa.

28/01/2010

Documento n.8448

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