BANCHE: PARLA IL PM GRECO, TUTTI SAPEVANO CHE LE BANCHE ERANO INFOGNATE DI TITOLI TOSSICI. MA COME MAI NESSUNO HA INDAGATO ?

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Tratto da www.dagospia.it ’tutti sapevano che LE BANCHE ERANO INFOGNATE NEgli hedge fund DELle Cayman’ - ’2003, guardai dentro Parmalat: c’era già Un campionario completo di titoli tossici’ - ’la fiat per 20 anni ha fatto finanZA: di quale ’’economia reale’’ stiamo parlando?’ Nunzia Penelope per il "Mondo" Scuote la testa quando gli si chiede un'opinione su G20 e paradisi fiscali: cosa realmente vogliano fare i Grandi, sostiene Francesco Greco, non lo si e' capito troppo bene. ‘'Le liste, gli elenchi: servono a poco''. Forse e' la deformazione mentale del magistrato, abituato a confrontarsi con i lati oscuri di ciascuno; quella per cui ‘'un'automobile non e' un mezzo per spostarsi da qui a li, ma qualcosa che viene rubato''. Sta di fatto che il procuratore aggiunto di Milano, grande accusatore di banche e affini, pm del caso Parmalat, sembra scettico sulla possibilita' di introdurre, a colpi di liste piu' o meno colorate, maggiore etica nella finanzia mondiale. E tanto meno in Italia, dove l'illegalita' e' aggravata da vizi nazionali storici quali evasione fiscale, lavoro nero. Greco ritiene necessarie ‘'regole internazionali che riportino un minimo di controllo nella finanza e nell'economia''; tuttavia, avverte, ‘'ci sono situazioni interne ai singoli paesi che vanno affrontate: problemi legati alla funzione degli organi di controllo, dei mercati finanziari, della giurisdizione. In Italia, con la crisi della giustizia, tutto e' accentuato, dilatato: e' difficile anche far valere diritti essenziali. Cominciamo quindi a discutere delle regole che come paese possiamo darci, e non eludiamo i nostri problemi nascondendoci dietro lo schermo dei vertici internazionali. Abbiamo innanzi tutto un problema di giustizia penale; reati come truffa e appropriazione indebita da noi non sono considerati gravi, in altri paesi c'e' l'arresto''. Quando parla di nuove regole pensa a qualcosa di preciso? Mi chiedo, per esempio, se la giurisprudenza che si affermo' negli anni ‘80, escludendo dalla qualifica di incaricato di pubblico servizio banchieri e bancari, sia ancora valida. L'articolo 47 della Costituzione afferma che la Repubblica tutela il risparmio: quindi la funzione che ricoprono le banche e' strategica. Tanto piu' oggi che le banche hanno dimostrato di aver bisogno dell'intervento dello Stato. E tanto piu' dal momento che si e' ritenuto addirittura di dare ai prefetti un ruolo di controllo. Una provocazione, la mia, su cui pero' varrebbe la pena di riflettere. Non si puo' continuare ad ignorare l'articolo 47 della Costituzione e nello stesso tempo lamentarci se i soldi dei risparmiatori vengono bruciati nel Casino Royale mondiale. Negli Usa le regole ci sono, severissime: Madoff e' andato in galera in manette. I dirigenti della Enron pure. Tuttavia proprio dall'America e' partito il Casino Royale di cui parla. Hedge fund, cds, derivati, li hanno inventati gli americani. E ne hanno fatto merce di esportazione di successo. Come lo spiega? Forse le regole non bastano? Premesso che non sono un appassionato di galere e manette, le regole servono a guidare un sano sviluppo economico, a impedire che avvengano determinati abusi. Le regole nel diritto societario sono la programmazione di come deve essere l'economia, in questo caso la finanza, per i prossimi 50 anni. Detto questo, e' anche vero che quanto e' avvenuto negli ultimi vent'anni e' stato voluto un po' da tutti: tutti sapevano che esisteva la finanza derivata, che su questa facevano utili le banche, che il mondo intero si muoveva attorno agli hedge fund con sede alle Cayman. Questo sistema e' stato voluto, consentito, esaltato: andava bene a tutti. Andava bene anche perche' ha prodotto una enorme ricchezza di cui molti hanno goduto. Ed ha avuto pero' anche le conseguenze che sappiamo. Si e' andati oltre. Un anno fa i titoli tossici si quantificavano in 100 miliardi di dollari, oggi sono gia' 2000, e chissa' se siamo alla fine. Non sembra ottimista rispetto al fatto che la situazione sia ormai sotto controllo. Ci è stato detto che l'origine della crisi era nelle insolvenze dei mutui subprime americani. Oggi tutti parlano di titoli tossici senza spiegare cosa sono e soprattutto dove stanno. Nulla è dato sapere del valore dei derivati, o della situazione dei cds. Quando leggo che possono fallire una serie di imprese, mi preoccupa che nessuno si chieda una cosa fondamentale: quanti sono i cds collegati al default General Motors? Parmalat aveva due milioni e mezzo di cds. Fatte le debite proporzioni: se salta Gm, quanta gente salta? Occorrerebbe essere più trasparenti e chiari sia nell'informazione al mercato sia sulle responsabilità oggettive e soggettive. Ripeto il concetto. Le regole in Usa c'erano, chi doveva pagare ha pagato, ma cio' non ha potuto evitare gli scandali. Quella che stiamo vivendo e' una crisi di sistema, non ‘'uno'' scandalo. In sei mesi sono tramontate tutte le banche d'affari, e' caduto un sistema di potere legato alle banche, alla finanza, a personaggi che solo sei mesi fa sembravano dominare il mondo. Un sistema, come ho detto, condiviso da tutti: controllori e regolatori. Chi lanciava allarmi veniva deriso. Nel 2003 guardai dentro Parmalat e li' c'era gia' tutto: programma di cartolarizzazione crediti commerciali, credit link notes, credit default swap, asset backed securities, swap su tassi e cambi con opzioni implicite, zero coupon swap, lease back finanziari, veicoli speciali, convertibles notes con strutture particolari. Un campionario completo di tutte le schifezze che oggi vengono genericamente chiamate "titoli tossici" . Questo ci preoccupo' moltissimo, ma ancor piu' ci colpi' l'indifferenza delle istituzioni, l'atteggiamento delle banche che si spacciavano per vittime ignare: ‘'chi mai poteva immaginare...''. Tutti potevano immaginare: bastava dare un'occhiata. Nell'agosto 2007 la Banca d'Italia fece una circolare per sollecitare le banche a indicare i conduit, invitando a rispettare certi principi contabili. Principi in vigore da anni: se Bankitalia sentiva il bisogno di diffondere una circolare in quei termini, immagino fosse al corrente che non venivano rispettati. Dal suo punto di vista: dove e' iniziato questo Armageddon della finanza mondiale? Come segnala Ignazio Visco, penso che tutto sia iniziato con la grande illusione del 2001: scoppia il caso Enron, ma nello stesso tempo la crisi mondiale viene in qualche modo gestita. Errore grave: quello era un campanello d'allarme che doveva essere colto. Invece ci si e' illusi che ogni crisi potesse essere gestita all'infinito. Il problema, adesso, e' che quel sistema ha prodotto profitti altissimi ed e' dura imparare a farne a meno. Cioe' abituarsi a fare meno soldi ? Direi meglio: abituarsi a fare profitti normali. Io li chiamo cosi'. Cosa pensa della rivolta contro ‘' i ricchi'', dei sequestri di manager e banchieri? Jean Paul Fitoussi sostiene che si tratti di una rivolta popolare che puo' mettere a rischio la democrazia. Sono d'accordo con Fitoussi. La sproporzione tra gli stipendi dei manager e banchieri e gli stipendi della gente comune era arrivata a livelli improponibili. E' andato in frantumi il patto sociale tra capitale e lavoro. Quindi si', puo' succedere di tutto. E non e' un caso, inoltre, che certi episodi siano accaduti in Francia. Perche'? E' li' che hanno inventato la ghigliottina. Secondo lei e' l'inizio di una nuova lotta di classe? Non direi. Qui chi e' arrabbiato e' il ceto medio. Lei quanto guadagna al mese? Seimilatrecento euro circa. Come si regola per i suoi investimenti? Non investo: spendo tutto. E' d'accordo con chi oggi contrappone alla finanza ‘'cattiva'' l'economia reale ‘'buona''? Anche la stessa economia reale, tanto decantata, e' andata avanti facendo finanza. Vedi la Parmalat; a fronte di un valore di circa 800 milioni di euro ha fatto finanza per 15 miliardi. La stessa Fiat per vent'anni ha fatto finanza. Se oggi riuscira' a salvarsi e' perche' e' tornata a fare industria. La crisi non e' solo un problema bancario, ma di una finanza che deve bruciare anche nell'economia reale. Non si salva nessuno, insomma. Quello che piu' mi preoccupa e' che non vedo una sensibilita' diffusa nei confronti dei danni che questo sistema causa a tutta la collettivita'. I cittadini italiani temono per la loro sicurezza, e pensano a scippi, stupri, clandestini. Restano invece indifferenti ai danni causati da una criminalita' economica ben piu' grave. Che non e' solo finanza, ma evasione fiscale, lavoro nero, infortuni sul lavoro, danni ambientali, corruzione: quanto costa tutto questo allo Stato? La sola Parmalat, hanno calcolato, e' costata un punto di Pil. A ogni finanziaria corrispondono sette punti di Pil di interessi passivi: frutto di un debito pubblico nato negli anni 70-80, favorito dalla corruzione e dalle tangenti. Il risultato e' che oltre al debito oggi9 abbiamo anche, intatto, il problema di infrastrutture inesistenti, di scuole e ospedali fatiscenti. L'eredita'di Tangentopoli... La tassa di Tangentopoli: che paghiamo noi, pagano i nostri figli, pagheranno i nostri nipoti. Quanto e' alto oggi il Italia il tasso di illegalita' economica? E' alto. Non dico che l'Italia sia messa peggio di tutti gli altri paesi. Abbiamo pero' delle aggravanti solo nostre: evasione fiscale, lavoro nero e criminalita' organizzata, innanzi tutto. Bisognerebbe valutare quanto stiamo pagando per questo sistema illegale. E questo rimanda al non rispetto delle regole: un'altra caratteristica tipicamente italiana. E' difficile da noi far passare il semplice concetto che a ogni diritto corrisponde un dovere. E quando scorpori il dovere dal diritto resta solo l'interesse. La definirebbe una questione morale? E' soprattutto una questione giuridica. Abbiamo tantissime regole ma non le facciamo rispettare. Abbiamo il piu' alto livello di amnistie, di indulti, il piu' rapido tempo di prescrizione dei reati. Si e' parlato anche e molto di questione morale, pero'. Soprattutto a sinistra. Penso che la sinistra, in Italia, abbia un atteggiamento provinciale rispetto al capitalismo. Forse anche per questo commette errori di valutazione. Come nel 2005, quando guardava con interesse ai nuovi immobiliaristi, quelli che si sono poi rivelati i ‘'furbetti''. O come nel caso Parmalat, quando prese le difese di Fazio. Parliamo dei paradisi fiscali. Ritiene efficace la soluzione individuata dal G20? Il problema e' complesso gia' nella sua definizione: paradisi fiscali, societari, bancari, sono cose differenti. Questa distinzione e' importante perche' dovrebbe caratterizzare il tipo di contrasto che gli stati vogliono fare. E poi, che tipo di collaborazione internazionale si ha in mente? Per ora non e' chiaro, ma questo e' un elemento che cambia notevolemente la sostanza delle cose. E ancora: tutte le societa' banche ecc hanno sedi nei paradisi fiscali. E quindi, anche in questo caso: che tipo di norma vogliono introdurre i vari paesi nei confronti di questi soggetti? Come ci si vuole comportare per la tenuta della contabilita'? Per questo dico che, in sostanza, non ho ben capito cosa vogliono fare. Tutto e' una sorta di finzione. Come per le regole sulla finanza: si e' molto discusso di conduit e di hedge fund, della loro scarsa trasparenza, della possibilita' che diano accoglienza a fondi della criminalita' organizzata. Dopodiché, pero', le cartolarizzazioni si fanno in conduit, e poiche' si continuera' a farle, con quali strumenti le faremo? Ma allora non se ne esce? Se si hanno le idee chiare se ne puo' uscire. Ma mi chiedo: lo si vuole davvero? Il problema piu' grosso che abbiamo avuto in questi anni e' la collaborazione da parte degli altri paesi. Abbiamo avuto piu' aiuto dalla Svizzera che da altri dell'Unione Europea, come Gran Bretagna e Lussemburgo. Non e' un caso la divisione nel G8 fra anglosassoni e altri paesi europei: la maggior parte dei paradisi e' anglosassone. Ma dobbiamo anche chiederci quanto l'Italia sia a sua volta un paese off shore; da noi si puo' aprire un conto corrente bancario intestato a una societa' di Madera con la firma di un fiduciario elvetico e senza dove fare la dichiarazione del beneficiario economico del conto stesso. Occorre dunque omogeneizzare le legislazioni in queste materie, omogeneizzare la collaborazione giurisdizionale e amministrativa. Poi, sono convinto che i paradisi fiscali si possano combattere; con la fiscalita', o anche con la moral suasion. Cos'altro si potrebbe fare nel nostro paese dal punto di vista delle regole? Potenziare la reazione contro la truffa, l'usura. Rivisitare il reato di falso in bilancio. E poi, ma in realta' sarebbe la prima cosa da fare, riprendere la discussione sul ruolo delle autorita' di vigilanza, finalizzandole meglio. A proposito di Autorita' di controllo, ogni tanto si dice che lei sia in partenza per la Consob. E' una chiacchiera che gira da anni. Resto dove sono, alla procura di Milano. Magistrato per sempre? Per almeno altri sei anni. E' il termine che mi sono dato. Fra sei anni ne avro' sessantaquattro, e vorrei smettere di lavorare prima di essere troppo vecchio per fare altro. E che altro vorrebbe fare? Ricominciare con il volontariato, come da ragazzo. E poi magari andare in barca, sciare.

17/04/2009

Documento n.7879

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