PROPOSTA DI LEGGE In materia di incompatibilità con la partecipazione ad associazioni che comportano vincolo di obbedienza come richiesto da logge massoniche o associazioni similari fondate su giuramenti o vincoli di appartenenza.

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PROPOSTA DI LEGGE 

In materia di incompatibilità con la partecipazione ad associazioni che comportano vincolo di obbedienza come richiesto da logge massoniche o associazioni similari fondate su giuramenti o vincoli di appartenenza.

Dei senatori  Lannutti, Lezzi, Sileri, Castellone, Fattori, Di Nicola, Morra

Onorevoli Senatori,

 “La massoneria è un’organizzazione che tiene le fila del potere mondiale da secoli. Essa si definisce Ordine Iniziatico e la società ideale cui aspira è strutturata in modo gerarchico: cioè è una società in cui coloro che si fanno custodi del sapere celato tradizionale hanno il compito di guidare dall’alto il mondo dei profani affinché anche questi ultimi possano beneficiare della luce di cui gli iniziati sono portatori. Tale concetto della società governata da un gruppo di persone che si ritiene superiore per intelligenza e cultura è ovviamente opposto al concetto di democrazia in cui tutti i cittadini hanno uguali diritti nel governo dello Stato. La segretezza è un aspetto fondamentale della iniziazione, così nelle logge i fratelli non sono mai a conoscenza del reale grado di appartenenza dei loro compagni. Allo stesso modo molti di coloro che aderiscono alla massoneria per semplice curiosità o per mero tornaconto personale non potranno mai sospettare delle reali motivazioni che animano i piani più alti. Data la segretezza dell’ organizzazione i suoi adepti comunicano per mezzo di simboli…”. 

http://tecnichedimassoneria.blogspot.it/2012/08/la-massoneria.html

 

Grande oppositore delle trame massoniche, l’ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato, scomparso a Roma il 2 gennaio 2018. Magistrato, avvocato, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, ha vissuto da testimone e protagonista fatti criminosi e processi tra i più importanti e clamorosi della storia. Si è occupato della lotta alla mafia, alla camorra e al terrorismo: è stato il giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo, tra cui il rapimento di Aldo Moro del 1978, l’attentato al papa Giovanni Paolo II del 1981, l’omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione, della difesa dei diritti umani. Da giudice istruttore per attentati e delitti efferati  (Aldo Moro e  l’assassinio di Vittorio Bachelet), si era anche occupato del caso di Michele Sindona e di 70 sequestri di persona, nel periodo più drammatico e sanguinoso. Riesce a liberare diversi ostaggi, tra cui Giovanna Amati, il costruttore Apolloni e Mirta Corsetti, una bambina appena undicenne. Contro il crimine organizzato, contro la famigerata “Banda della Magliana”, contro la mafia e la camorra, la sua militanza è stata in prima linea, tanto che nell’84 il settimanale francese Le Point lo definisce “uomo dell’anno”. Nell’86 deve lasciare la magistratura, proprio a causa delle continue minacce di Cosa Nostra e dei terroristi, divenute una tragica realtà con l’uccisione di suo fratello Giuseppe. L’anno dopo viene eletto al Senato, tra gli indipendenti di sinistra. Vi resta per tre legislature, entrando a far parte della commissione antimafia.  Ferdinando Imposimato, indagando sul sequestro e sull’omicidio di Aldo Moro, aveva scoperto un documento  che indicava la mano del gruppo Bilderberg  dietro gli atti terroristici. Dichiara Imposimato “Si tratta di azioni delittuose che coinvolgono il gruppo Bilderberg. Dopo alcuni riscontri mi sento di affermare che dietro alla strategia della tensione ci possa essere l’ombra di Bilderberg, con il coinvolgimento e l’utilizzo di terroristi e massoni”.  Dice ancora Imposimato: Ho fatto delle verifiche e posso dire che dietro la strategia della tensione e alle stragi c’è (anche) il gruppo Bilderberg, una specie di Grande Fratello che sta sopra, manovra, si serve di terroristi neri e massoni”. “Falcone e Borsellino dice ancora Imposimato sono morti anche perchè hanno scoperto chi manovrava gli appalti su grandi infrastrutture, tra cui la Tav. Io li conoscevo e avevano scoperto che negli appalti pubblici c’erano la mafia e alcune grandi imprese del nord, anche sulla Tav, una delle grandi opere che ha visto mazzette divise tra mafiosi e criminali”.

https://contromassoneriaeilluminati.wordpress.com/2014/07/09/ferdinando-imposimato-patty/

 

Per Imposimato, come ha riportato anche in un suo libro, queste stragi fanno parte di una strategia della tensione a livello mondiale. Vi erano e vi sono, dunque, collegamenti tra la Cia, la massoneria e una parte del Vaticano per “condizionare lo sviluppo della democrazia in Italia”. Il presidente Imposimato ha specificato di aver potuto ricostruite la storia della loggia massonica grazie ad un documento del 1967, che fa parte della requisitoria del pm Alessandrini. Quando Borsellino disse che il contenuto del diario di Falcone, pubblicato allora da Liliana Milella su “Il Sole 24 ore”, era vero, creò le cause per la sua immediata uccisione, ne accelerò i tempi. “Questo non significa che la mafia non c’entra”, ha continuato Imposimato, precisando che tutti i nomi indicati da Spatuzza sono realmente coinvolti nella strage di via d’Amelio, così come lo sono i servizi segreti al servizio della Cia “definita in questo documento (come) un mostro incontrollabile”. Essa disponeva di 500 milioni di dollari all’anno e con questi “corrompeva chiunque; corrompeva uomini politici, e corrompeva i sindacati, e corrompeva la maggioranza e l’opposizione”.

Tale organizzazione era guidata dalla Cia che controllava anche i Servizi italiani e si era servita di questi, oltre che della mafia e dei terroristi, per compiere tutte le stragi italiane da Portella della Ginestra in poi.

http://www.antimafiaduemila.com/home/di-la-tua/237-vedi/66550-via-d-amelio-2017-le-verita-di-ferdinando-imposimato.html

L’ultima relazione della commissione antimafia, traccia un quadro inquietante sulla criminalità e la massoneria. Come riassume il settimanale l’Espresso del 22/12/2017 firmato da Federico Marconi e Giovanni Tizian dal titolo:”Quei massoni mafiosi che sussurrano ai potenti”. Sacerdoti, politici, magistrati, professionisti, imprenditori. E padrini delle cosche. La commissione parlamentare antimafia ha presentato la relazione sulle infiltrazioni dei clan nella massoneria. Tra Sicilia e Calabria 17 mila iscritti alle 4 obbedienze ufficiali distribuiti in 389 logge. 193 "fratelli" sono collegati a cosa nostra e 'ndrangheta, uno ogni due templi. I nomi restano top secret.  Per rendere bene il quadro del pericolo grave della massoneria che trama nell’ombra delle istituzioni, l’articolo che sintetizza brillantemente la relazione Antimafia.

http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/12/22/news/quei-mafiosi-massoni-che-sussurrano-ai-potenti-1.316354

“Dei 193 nomi sporchi la commissione precisa che «nove risultano condannati in via definitiva per reati vari, quali il traffico di stupefacenti, ricettazione, falso, bancarotta fraudolenta, o destinatari, in via definitiva, di misure di prevenzione personali, come tali indicative di pericolosità sociale». Poi per altri quattro è in corso il processo di appello con l'accusa di associazione mafiosa o di reati aggravati dal metodo mafioso. Uno di questi in primo grado ha subito già una condanna a 12 anni. L'obbedienza con la maggiore presenza di iscritti dal profilo equivoco è il Goi, il Grande Oriente d'Italia. Il Gran Maestro è Stefano Bisi, il massone che più degli altri si è opposto al lavoro della commissione antimafia bollandolo come un atto fascista. Ora che l'indagine si è conclusa e la riservatezza è stata rispettata- nel documento non è presente alcun nome- si scopre che più di qualche boss ha frequentato i templi. Nella Gran Loggia regolare d'Italia i sospetti sono 58, nella Gran loggia d'Italia sono 9 e nella Serenissima solo 4.

«Le risultanze illustrate nella relazione hanno fornito conferme in ordine alla rilevanza del fenomeno, a fronte di una sua negazione da parte dei gran maestri, indice o di un’inconsapevolezza o di una sua sottovalutazione, se non di un rifiuto ad ammettere la possibile permeabilità rispetto a infiltrazioni criminali», osserva l'Antimafia. La commissione, tuttavia, precisa che gli investigatori che hanno collaborato ai risconti sugli elenchi sequestrati nelle sede delle obbedienze hanno indicato solo «i soggetti iscritti per reati di mafia in senso stretto, restando pertanto non segnalati tutti i casi in cui il nominativo risulta essere stato, invece, indagato o condannato per altri reati, taluni certamente di non minore gravità».

Come a dire: attenzione, i 193, che possono sembrare poca cosa, potrebbero aumentare sensibilmente se si sommassero a questi i massoni con precedenti per corruzione, abuso d'ufficio, reati economici e tributari.

Tutti reati spia di una criminalità mafiosa che si insinua nei centri di potere locali: municipi, assessorati, aziende sanitarie, assemblee regionali e provinciali.

«A tal proposito, si segnala che il 17,5 per cento degli iscritti presenti negli elenchi acquisiti dalla Commissione non sono identificabili o compiutamente identificabili». Questo significa che molti nella lista sono indicati con le iniziali, oppure con dati anagrafici errati. Il che ha reso impossibile risalire alla loro identità.

«Nell’ambito dei 193 soggetti segnalati vi sono, come risulta dall’anagrafe tributaria, numerosi dipendenti pubblici. Le categorie professionali prevalenti sono quelle dei professionisti, come avvocati, commercialisti, medici e ingegneri. Presenti pure in numero rilevanti i soggetti impiegati nel settore bancario, farmaceutico e sanitario, nonché imprenditori nei più diversi settori, in primis quello edile. Così pure, non mancano coloro i quali hanno rivestito cariche pubbliche».

Sono ben 9 gli amministratori, tra sindaci, assessori o consiglieri comunali. «Uno spaccato professionale denotante soggetti di un livello di istruzione medio-alto e, di tutta evidenza, in grado di stringere relazioni anche nel mondo della criminalità e in quello della società civile», si legge nella relazione.

Logge e politica

Un focus la commissione lo ha dedicato alla presenza della massomafia all'interno degli enti locali sciolti per mafia. Caso emblematico l'Asl di Locri, commissariata undici anni fa. «Fra i soggetti a vario titolo menzionati nella relazione della commissione di accesso e nell’ordinanza di custodia cautelare del Tribunale di Reggio Calabria, figurano 306 nominativi. Di questi, 17 risultano censiti in logge massoniche. Tra essi, 12 soggetti figurano negli elenchi sequestrati dalla Commissione il 1° marzo 2017; 4 figurano solo negli elenchi (della massoneria ndr) sequestrati dalla Procura della Repubblica di Palmi nel 1993-94 (uno nel frattempo è deceduto); mentre un altro è presente in entrambi gli elenchi. Appare significativo che i 4 soggetti presenti negli elenchi del 1993-94 ma non in quelli del 2017, risultano essere stati raggiunti da provvedimenti cautelari personali o a carattere detentivo, uno dei quali per il reato di cui all’art 416-bis c.p».

Ma chi sono questi mafiosi armati di compasso? «Uno è il figlio di un noto capo mafia; un altro, il nipote di un controverso personaggio ritenuto molto influente nell’ambiente mafioso; un altro ancora, figlio di un condannato in primo grado per mafia ma assolto in appello e, comunque, indicato come referente di una nota cosca calabrese, nonché in stretti rapporti con un capo indiscusso di una cosca del mandamento ionico della provincia reggina».

Detto dei criminali o presunti tali, nella relazione si evidenzia un altro aspetto: «Deve ritenersi non occasionale, la significativa presenza di massoni in posti apicali dell’azienda sanitaria, nelle società presso la medesima accreditate e nelle pubbliche amministrazioni interessate dall’indagine penale.

Di rilievo è il fatto che tali personaggi, di cui si è accertata l’appartenenza a logge massoniche regolari, hanno interagito con altri “fratelli” della stessa loggia o di altre per affari riconducibili a persone indagate e, in taluni casi, condannate per associazione mafiosa». Insomma, non è tanto la quantità di mafiosi presenti nelle logge, ne basta uno per usufruire dei vantaggi che il circolo di amicizie può garantire.

Anche la Azienda sanitaria provincia di Cosenza è stata sciolta. Incrociando i risultati emersi nella relazione prefettizia con gli elenchi sequestrati, la commissione ha concluso che «su 220 nominativi individuati, presenti a vario titolo nella relazione conclusiva, 23 persone risulterebbero iscritte a logge massoniche».

A casa del padrino

Nel paese di Matteo Messina Denaro pullulano compassi e grembiuli. Undici logge di varie obbedienze per 31 mila abitanti. Una vera città della massoneria, Castelvetrano. Tanto da essere rappresentanta degnamente in consiglio comunale, sempre e comunque. Nell'ultima consiliatura, 2007-2012, «8 consiglieri su 30 appartenevano, o avevano chiesto di entrare in logge massoniche. Tra i componenti del consiglio comunale eletto nel 2012, vi sono 11 iscritti ad associazioni massoniche (anche diverse da quelle in esame), uno dei quali è stato anche assessore e componente della giunta comunale, quest’ultima poi revocata il 28.01.2015. Nella nuova giunta nominata l’11.02.2015, il numero di assessori massoni aumenta considerevolmente, diventando cinque su dodici membri complessivi della giunta, cioè poco meno della maggioranza. In sintesi, considerando le ultime due consiliature del comune di Castelvetrano hanno assunto cariche elettive o sono stati membri di giunta almeno 17 iscritti alle quattro obbedienze . A questi potrebbero aggiungersene verosimilmente altri 4 - per un totale, dunque, di 21 amministratori pubblici. Negli elenchi massonici di una obbedienza (GLRI), vi sono infatti omonimi di altri quattro consiglieri comunali di Castelvetrano tra i soggetti che risultano privi del luogo e della data di nascita in quanto depennati. Il tutto distribuito in 11 logge quasi tutte presenti nella città di Castelvetrano e dintorni».

Capi e massoni. Il collaboratore di giustizia Leonardo Messina: “Molti uomini d’onore quelli che riescono a diventare capi, appartengono alla massoneria (..) perché è nella massoneria che si possono avere i contatti totali con gli imprenditori, con le istituzioni, con gli uomini che amministrano il potere diverso da quello punitivo che ha Cosa nostra.”

Lo stesso concetto è stato ribadito alla Commissione, con riferimento ai primi anni del 2000, da un altro collaboratore di giustizia, Francesco Campanella. Anche lui politico, massone e mafioso. Scrive la commissione: «Nelle più recenti indagini giudiziarie, calabresi e siciliane, ricorre la medesima affermazione che appare ancor più vera alla luce del mutamento delle mafie, ormai propense, come è noto, al metodo collusivo/corruttivo seppur collegato alla propria capacità di intimidazione...Anzi, proprio in questo peculiare momento in cui la mafia tende più ad “accordarsi che a sparare”, deve altresì considerarsi il dato oggettivo del continuo aumento del numero degli iscritti alla massoneria».

Del resto le inchiesta recenti dell'antimafia di Reggio Calabria puntano a svelare proprio quel sistema criminale fatto di padrini e insospettabili uomini di potere, che spesso si ritrovano in circoli massonici, non per forza ufficiali.

Un favore al “fratello” boss

Nella loggia “Rocco Verduci” di Gerace, a Locri, si sono verificati fatti inquietanti. «Un magistrato onorario, appartenente alla predetta loggia, aveva chiaramente denunciato, ma soltanto in ambito massonico, una prima vicenda, risalente al dicembre 2010, riguardante le pressioni da egli subite ad opera di due suoi confratelli affinché si adoperasse per intervenire sul giudice monocratico del Tribunale di Locri al fine di ottenere, in favore dei figli di uno dei due, sottoposti a un procedimento penale per ricettazione, la derubricazione del reato. Vale la pena aggiungere che il massone che sollecitava l’intervento del magistrato onorario in favore dei propri figli indagati, era un medico della ASL di Locri, poi sciolta per mafia, nonché figlio di un noto boss ‘ndranghetista, mentre il massone che lo accompagnava, per sostenerne la richiesta, era un soggetto che, all’epoca di fatti, svolgeva un ruolo direttivo nell’ambito della “Rocco Verduci”».

Allo stesso magistrato onorario viene chiesto successivamente un secondo favore: «Intorno al mese di aprile 2012, fu ulteriormente sollecitato, da un altro dei suoi fratelli di loggia, affinché intervenisse ancora, riservatamente, presso i magistrati della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria al fine di perorare la causa di un terzo massone, già consigliere della Regione Calabria, avendo questi saputo che, in quel momento, nell’ambito di una indagine antimafia, naturalmente coperta dal più rigoroso segreto, si stava vagliando la sua posizione».

In questo caso la vicenda assume contorni molto più oscuri. Sia perché è evidente la fuga di notizie che giungono all'orecchio di massoni borderline, sia perché si trattava di indagine in corso. «Vale la pena aggiungere, anche in questo caso, che il massone che si stava prodigando, presso il magistrato onorario, in favore del politico, già si era prestato, nei confronti di quest’ultimo per far ammettere nella loggia un nuovo bussante, figlio incensurato di un soggetto tratto in arresto per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “Saggezza” dell'antimafia di Reggio Calabria».

Tonaca e grembiule

Nello sterminato elenco di personalità, non potevano mancare i sacerdoti delle logge. La chiesa lo vieterebbe, ma questo non ha evidentemente fermato le aspirazioni dei religiosi. «Non è questa la sede per affrontare la questione plurisecolare del rapporto tra Chiesa cattolica e massoneria, tuttavia appare utile ricordare che, in base alla Declaratio de associationibus massonicis emanata dalla Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede il 26 novembre 1983 - presieduta dal Prefetto cardinale Joseph Ratzinger, poi papa Bendetto XVI - vi è inconciliabilità tra l’adesione alla Chiesa cattolica e alla massoneria», scrive la Commissione. Di recente, tra l'altro, papa Francesco ha respinto le credenziali di un ambasciatore straniero presso la Santa Sede perché iscritto alla massoneria.

Logge segrete e sconosciute

L'indagine della Commissione è stata effettuata sulle obbedienze conosciute, quelle più note e ufficiali. Tuttavia nel variegato mondo massonico esistono numerosi gruppuscoli più o meno noti, più o meno legali. Il tempo per analizzare anche quel mondo non sarebbe stato sufficiente. Per questo la commissione invita i prossimi membri della futura legislatura a proseguire nell'opera di inchiesta: «È stato evidenziato dallo stesso mondo massonico come in Italia, e in particolar modo nelle regioni del centro-sud, sia presente un florilegio di numerose piccole obbedienze, con dichiarate finalità lecite, considerate alla stregua di massonerie irregolari o di logge spurie. Così come è stato segnalato che esistono canali di dialogo tra queste entità associative e la massoneria regolare».

E quindi: «L’insieme di queste dichiarazioni, dunque, proprio perché provenienti dall’interno del circuito massonico, e peraltro da chi lo rappresenta, acquistano particolare valenza in quanto pongono le premesse, unitamente ad altri elementi raccolti da questa Commissione, sulla necessità che il lavoro d’inchiesta avviato in questa Legislatura debba proseguire. Non potrà, infatti, essere trascurato l’approfondimento del mondo magmatico delle massonerie irregolari, del loro potenziale relazionale, dell’atteggiarsi delle mafie nei loro confronti».

Interessante a questo proposito i particolari forniti dal gran maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia: «Una cosa che accade spesso è che gli iscritti alla massoneria, alla libera muratoria, sono contemporaneamente iscritti anche ad altre forme associative. Parlo del Rotary, dei Lions, dei Kiwanis. In queste associazioni i massoni di varie obbedienze – ed è l'unico posto dove avviene – si incontrano. Quindi, sarebbe ancora più interessante, secondo me, analizzare queste realtà, perché sono le uniche realtà all'interno delle quali la massoneria irregolare e regolare va a incontrarsi. Spesso, quindi, i presentatori incontrano i presentati all'interno del Rotary o del Kiwanis. Molti iscritti alla massoneria ne sono presidenti».

Gli elenchi? No, grazie

La Commissione pensava di trovare una sponda nei vertici delle obbedienze massoniche. Così non è stato. Nelle audizioni dei vertici delle organizzazioni negavano la presenza di infiltrazioni mafiose e sottolineavano l’esistenza di regole e prassi massoniche – come la richiesta dei carichi pendenti e del certificato antimafia ai nuovi membri – in grado di fronteggiare il possibile ingresso di “personalità problematiche”.

Si aggiunge poi il rifiuto, in nome della segretezza, di fornire alla Commissione gli elenchi degli appartenenti alle logge, che una volta consegnati sono risultati parziali e incompleti. Le obbedienze hanno sottovalutato, minimizzato e a volte persino negato la presenza di massoni “problematici” all’interno delle logge. Basti pensare che l’infiltrazione mafiosa non eL8; mai esplicitata nei documenti formali con cui ne viene decretata la chiusura delle logge infiltrate. Piuttosto vengono utilizzati l’espediente della “morositaL8; degli iscritti” o  questioni di mero rito massonico”.

L’Italia ha vissuto misteri irrisolti e stragi impunite, anni di piombo e strategia della tensione, permeate da terrorismo, stragismo ed in alcuni casi l’ombra della massoneria e della propaganda P2.   Nel periodo dal 1976 al 1981 la P2 ebbe la massima espansione ed influenza e cominciò ad operare anche all'estero (pare che abbia tentato proselitismo in Uruguay, Brasile, Venezuela, Argentina e in Romania, paesi nei quali avrebbe, secondo alcuni, tentato di influire sulle rispettive situazioni politiche).

Il 5 ottobre 1980, Gelli confezionò un'intervista per il Corriere della Sera - che la pubblicò - nella quale si sintetizzavano gli obiettivi già descritti nel Piano R, e che saranno rinvenuti nel Piano di rinascita democratica. Il 17 marzo 1981 i giudici istruttori Gherardo Colombo e Giuliano Turone, nell'ambito di una inchiesta sul presunto rapimento dell'avvocato e uomo d'affari siciliano Michele Sindona, fecero perquisire la villa di Gelli ad Arezzo, "Villa Wanda", e la fabbrica di sua proprietà (la "Giole" a Castiglion Fibocchi presso Arezzo – divisione giovane di "Lebole"); l'operazione, eseguita dalla sezione del colonnello Bianchi della Guardia di Finanza, scoprì fra gli archivi della "Giole" una lista di quasi mille iscritti alla loggia P2, fra i quali il comandante generale dello stesso corpo, Orazio Giannini (tessera n. 832). Lo stesso Michele Sindona comparve nella lista degli iscritti alla P2, confermando le intuizioni dei giudici istruttori. Il colonnello Bianchi resistette a vari tentativi di intimidazione, in quanto erano ancora al potere gran parte delle persone che ivi erano citate, e trasmise la lista agli organi competenti.

Il Presidente del Consiglio Arnaldo Forlani attese il 21 maggio 1981, prima di rendere pubblica la lista degli appartenenti alla P2, che comprendeva i nominativi di 2 ministri allora in carica (Enrico Manca, PSI e Franco Foschi, DC) e n. 5 sottosegretari (Costantino Belluscio, PSDI; Pasquale Bandiera, PRI; Franco Fossa, PSI ; Rolando Picchioni, DC e Anselmo Martoni, PSDI, quest'ultimo - peraltro - citato come "in sonno", cioè dimissionario). Una volta diffusa, la lista divenne presto memorabile. Tra i 962 iscritti (molti dei quali negheranno il loro coinvolgimento nella loggia), spiccavano i nomi di 44 parlamentari (compresi i succitati componenti del governo in carica), un segretario nazionale di partito (PSDI), 12 generali dei Carabinieri, 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell'esercito italiano, 4 dell'aeronautica militare, 8 ammiragli, vari magistrati e funzionari pubblici, ma anche di giornalisti, personaggi legati al mondo dello spettacolo ed imprenditori come Silvio Berlusconi (a quel tempo non ancora in politica), Vittorio Emanuele di Savoia, Maurizio Costanzo, Alighiero Noschese (morto suicida più di due anni prima della scoperta della lista), Claudio Villa, Paolo Mosca e il personaggio televisivo professor Fabrizio Trecca (capo gruppo); in compagnia di Michele Sindona e Roberto Calvi, Umberto Ortolani, Leonardo Di Donna (presidente dell'ENI) e Duilio Poggiolini, insieme a tutti i capi dei servizi segreti italiani e ai loro principali collaboratori.

Sette mesi dopo il 17 marzo 1981, del rinvenimento della lista dei 962 affiliati alla loggia e lo scandalo conseguente,il 31 ottobre 1981, la corte centrale del Grande Oriente d'Italia espulse Gelli dal consesso massonico. Pur tuttavia il Grande Oriente ritenne di non poter procedere allo scioglimento della "Loggia Propaganda 2", essendo la sua attività all'interno del GOI ufficialmente sospesa sin dal 1976. In tale contesto, per il GOI, tutte le attività gestite dal Gelli dal 1976 sino a quel momento, eccedenti la normale amministrazione della loggia da lui diretta in regime transitorio, erano state adottate autonomamente, e non dovevano essere ricondotte alla responsabilità dell'Ordine massonico. Nulla si disponeva nei confronti degli altri 961 iscritti alla loggia, che - di conseguenza - restavano a far parte della massoneria italiana.

La commissione Anselmi nella sua relazione parlò a proposito dei rapporti tra Gelli e la massoneria di «rapporti non chiari di reciproca dipendenza, se non di ricatto, che egli instaurò con i Gran Maestri e con i loro collaboratori diretti». Tina Anselmi affermò nella relazione:

«Perché certo è che Licio Gelli non ha inventato la Loggia P2, né per primo ha contrassegnato l'organismo con la caratteristica della segretezza, ed altrettanto certo è che non è stato Gelli ad escogitare la tecnica della copertura, ma l'una e l'altra ha trovato funzionanti e vitali nell'ambito massonico: che poi se ne sia impossessato e ne abbia fatto suo strumento in senso peggiorativo, questo è particolare che ci interessa per comprendere meglio Licio Gelli e non la massoneria. Il discorso sui rapporti tra Gelli e la massoneria è approdato a conclusioni che si ritengono sufficientemente stabilite e tali da consentire, a chi ne abbia interesse, di trarre le proprie conclusioni. La situazione che si delinea al termine del lungo processo sin qui ricostruito è pertanto contrassegnata da due connotati fondamentali: Gelli ha acquisito nella seconda metà degli anni settanta il controllo completo ed incontrastato della Loggia Propaganda Due, espropriandone il naturale titolare e cioè il Gran Maestro; la Loggia Propaganda Due non può nemmeno eufemisticamente definirsi riservata e coperta: si tratta ormai di una associazione segreta, tale segretezza sussistendo non solo nei confronti dell'ordinamento generale e della società civile ma altresì rispetto alla organizzazione che ad essa aveva dato vita».

Un'apposita legge, la numero 17 del 25 gennaio 1982, sciolse definitivamente la P2 e rese illegale il funzionamento di associazioni segrete con analoghe finalità, in attuazione del secondo comma dell'articolo 18 della Costituzione Italiana. I fratelli che si riuniscono nelle logge, nell’esercizio di pubbliche funzioni, potrebbero mettersi d’accordo per stritolare un semplice cittadino o cittadina non affiliato/a, in contrasto coi loro interessi nelle funzioni economiche o sociali, da una vertenza giudiziaria ad un appalto, da una progressione di carriera ad un concorso pubblico, in aperto contrasto con i dettami costituzionali.

Recita l’art. 18 della Costituzione sulla libertà di associazione. I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.   Per associazione si intendono le formazioni sociali che hanno base volontaria e un nucleo di organizzazione e tendenziale stabilità. In questo si differisce dalla riunione.

Gli iscritti ad associazioni segrete, che occultano la loro esistenza, ovvero tenendo segrete finalità e attività sociali,  sconosciuti i soci, che potrebbero svolgere attività diretta o indiretta ad interferire sull’esercizio delle funzioni di amministrazioni pubbliche, di enti pubblici nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale, qualora non dichiarano la loro appartenenza decadono immediatamente da tutte le amministrazioni pubbliche, o che ricoprono ruoli pubblici civili e militari.

Ferdinando Imposimato, in uno degli incontri a Roma nella sede Adusbef di Via Farini, dopo aver ricevuto la documentazione sul suicidio di David Rossi, che aveva attentamente analizzato ritenendo dalla sua esperienza fosse stato un omicidio, tornò a mettermi in guardia dal grave pericolo delle associazioni segrete con alcuni affiliati che aveva incrociato da giudice istruttore. Il giorno precedente mi aveva mandato una mail, al cui interno richiamava la Costituzione e la legge Anselmi: L'art 18 della Costituzione vieta le associazioni segrete  << sono proibite le associazioni segrete>>. La  Legge Anselmi, contro le associazioni segrete, del  1982, gennaio, firmata dal Presidente della Repubblica Pertini aveva una precisa funzione. Dotare la Repubblica di una legge che ponesse  fine alle associazioni segrete, il cancro che aveva minato fino alle fondamenta la solidità democratica del nostro Paese negli anni  dal 1948 fino al 1980.  40 anni dopo forze  esterne al Parlamento, imprenditori, banchieri saltano fuori per  affari e condizionamenti illeciti che si sommano alle numerose inchieste dei magistrati di mezza Italia.  Tutti gli elementi che richiamano in mente gli anni bui della loggia guidata da Licio Gelli, con molti piduisti rientrati in scena. Guai al cittadino che capita suo malgrado tra gli interessi degli affiliati alle logge: viene stritolato mi diceva. Se dovesse ottenere giustizia, viene condannato da un magistrato adepto, dopo essere stato manganellato dall’informazione pubblica. Perciò si rende urgente una proposta di legge –mi diceva- per impedire a chi esercita pubbliche funzioni, dalla magistratura alla Rai; da Bankitalia a Consob, Antitrust, AgCom ed altre autorità, ai ministeri, Forze armate, polizia ed arma dei carabinieri, di essere affiliato ad associazioni segrete che contrastano con la Costituzione ed i pubblici interessi che tutelano lo Stato di diritto ed i cittadini uguali di fronte alla legge.

 

 

Disposizioni in materia di incompatibilità con la partecipazione ad associazioni che comportano vincolo di obbedienza come richiesto dalle logge massoniche o da associazioni similari o in associazioni fondate su giuramenti o vincoli di appartenenza.

 

 

Art. 1.

(Modifiche alla legge 25 gennaio 1982, n. 17)

 

1.Alla legge 25 gennaio 1982, n. 17, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) l’articolo 1 è sostituito dal seguente:

«Art. 1. – 1. Si considerano associazioni segrete, come tali vietate dell’articolo 18 della Costituzione, quelle che, anche all’interno di associazioni palesi, occultano la loro esistenza ovvero tengono segrete congiuntamente finalità e attività sociali ovvero rendono sconosciuti, in tutto o in parte e anche reciprocamente, i soci»;

b) l’articolo 2 è sostituito dal seguente:

«Art. 2. – 1. Chiunque promuove o dirige un’associazione segreta, ai sensi dell’articolo 1, o svolge attività di proselitismo a favore della stessa è punito con la reclusione da tre a sette anni.

2. La condanna a una pena inferiore a cinque anni importa l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

3. Chiunque partecipa a un’associazione segreta è punito con la reclusione da due a cinque anni. La condanna importa l’interdizione fino a cinque anni dai pubblici uffici.

4. La competenza a giudicare è del tribunale in composizione collegiale ai sensi dell'articolo 33-bis del codice di procedura penale».

Art. 2.

(Norme in materia di incompatibilità per i magistrati ordinari e speciali, per i giudici onorari di pace, per i componenti delle commissioni tributarie e per i giudici popolari delle corti di assise e delle corti di assise di appello con la partecipazione ad associazioni di stampo massonico)

 

1. Dopo il primo comma dell’articolo 16 dell’ordinamento giudiziario, di cui al regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, è inserito il seguente:

«I magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari in servizio non possono ricoprire cariche o essere partecipi in associazioni che comportino un vincolo di obbedienza assunto in forme solenni come richiesto dalle logge massoniche o da associazioni similari né in associazioni fondate su giuramenti o vincoli di appartenenza».

2. Al decreto legislativo 23 febbraio 2006, n. 109, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all’articolo 2, comma 1, lettera b), dopo le parole: «situazioni di incompatibilità di cui agli articoli» sono inserite le seguenti: «16, commi primo e secondo, nonché»;

b) all’articolo 3, comma 1, lettera g), sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «o a quelle di cui all’articolo 16, secondo comma, dell’ordinamento giudiziario, di cui al regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12».

c) all'articolo 12, dopo il comma 5 è aggiunto il seguente:

«5-bis. Si applica la sanzione della rimozione al magistrato che sia stato condannato in sede disciplinare per i fatti previsti dall’articolo 2, comma 1, lettera b), con riferimento all'omessa comunicazione al Consiglio superiore della magistratura della sussistenza di una delle situazioni di incompatibilità di cui all’articolo 16, commi primo e secondo, dell'ordinamento giudiziario, di cui al regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, o per i fatti previsti dall’articolo 3, comma 1, lettera g)».

3. Salvo quanto diversamente disposto, le disposizioni della presente legge relative ai magistrati ordinari in materia di sanzioni disciplinari e del relativo procedimento si applicano ai magistrati delle giurisdizioni amministrativa, contabile e tributaria.

4. All’articolo 4 della legge 28 aprile 2016, n. 57, dopo il comma 5 è aggiunto il seguente:

«5-bis. Il giudice di pace non può ricoprire cariche o essere partecipe in associazioni che comportino un vincolo di obbedienza assunto in forme solenni come richiesto dalle logge massoniche o da associazioni similari né in associazioni fondate su giuramenti o vincoli di appartenenza».

5. All’articolo 12 della legge 10 aprile 1951, n. 287, è aggiunta, in fine, la seguente lettera:

«c-bis) chi ricopre cariche o prende parte in associazioni che comportino un vincolo di obbedienza assunto in forme solenni come richiesto dalle logge massoniche o da associazioni similari o prende parte in associazioni fondate su giuramenti o vincoli di appartenenza.

6. Dopo la lettera h) del comma 1 dell’articolo 8 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, è inserita la seguente:

«h-bis) coloro che ricoprono cariche o prendono parte in associazioni che comportano un vincolo di obbedienza assunto in forme solenni come richiesto dalle logge massoniche o da associazioni similari o in associazioni fondate su giuramenti o vincoli di appartenenza».

Art. 3.

(Modifiche al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e al decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 162, in materia di incompatibilità per i dirigenti della pubblica amministrazione, per i corrispondenti ufficiali dirigenti delle Forze armate, per gli avvocati e procuratori dello Stato, per il personale militare e delle Forze di polizia dello Stato, per il personale della carriera diplomatica e della carriera prefettizia, per il personale di livello dirigenziale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per tutto il personale dipendente del Ministero dell'interno con la  partecipazione o affiliazione ad associazioni di stampo massonico segrete o coperte)

 

1.Dopo l’articolo 35-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, è inserito il seguente:

«Art. 35-ter. — (Disposizioni in materia di incompatibilità con la partecipazione ad associazioni di stampo massonico). — 1. I dirigenti delle amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 15, i corrispondenti ufficiali dirigenti delle Forze armate, gli avvocati e procuratori dello Stato, il personale militare e delle Forze di polizia dello Stato, il personale della carriera diplomatica e della carriera prefettizia, il personale di livello dirigenziale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, e tutto il personale in qualunque forma dipendente del Ministero dell'interno nonché il personale della carriera dirigenziale penitenziaria non possono ricoprire cariche o essere partecipi in associazioni che comportino un vincolo di obbedienza assunto in forme solenni come richiesto dalle logge massoniche o da associazioni similari né in associazioni fondate su giuramenti o vincoli di appartenenza».

2. Entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo provvede a modificare il comma 1 dell’articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 62, al fine di prevedere il riferimento esplicito alle associazioni di cui all’articolo 35-ter del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, introdotto dal comma 1 del presente articolo.

Art. 4.

(Disposizioni in materia di incompatibilità con la partecipazione ad associazioni di stampo massonico da parte di amministratori e sindaci di società pubbliche)

 

1. I componenti di consigli di amministrazione e di consigli di sorveglianza nonché i relativi sindaci o revisori in società di capitali nelle quali il capitale pubblico è superiore al 5 per cento non possono ricoprire cariche o essere partecipi in associazioni che comportino un vincolo di obbedienza assunto in forme solenni come richiesto dalle logge massoniche o da associazioni similari né in associazioni fondate su giuramenti o vincoli di appartenenza».

 

 

 

 

 

 

 

 

10/05/2018

Documento n.10647

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