Interrogazione del Sen. Lannutti su Telebavaglio.

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LANNUTTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri per i rapporti con il Parlamento e della giustizia. - Premesso che: "Il fatto quotidiano" ha pubblicato nell'articolo del 12 marzo 2010, intitolato «Telebavaglio, B sotto inchiesta. L'indagine di Trani coinvolge il premier, Innocenzi (Agcom) e il direttore del Tg1. Santoro nel mirino: "Chiudere tutto"», stralci di conversazioni telefoniche intercettate tra il Presidente del Consiglio dei ministri e Innocenzi, commissario dell'Agcom, nella quali si parla di una «strategia» da mettere a punto per fermare "Annozero" e Michele Santoro, che martedì sarà ascoltato a Trani; secondo quanto riportato su un articolo de "La Stampa" del 15 marzo 2010 si legge: «I colloqui del premier intercettati sarebbero circa 20, una dozzina con Innocenzi, cinque o sei con il direttore del Tg1 Augusto Minzolini. "Dovete fare qualcosa che consenta alla Rai di dire: chiudiamo tutto", suggerisce il premier a Innocenzi. Il commissario sembra incassare ma, parlando con un componente del Consiglio di amministrazione della Rai, Alessio Gorla, si sfoga: "il capo" sta ".... come una biscia". È addirittura "idrofobo". Innocenzi tuttavia - secondo la ricostruzione - si sarebbe in qualche modo attivato per accontentare il premier. La "strategia" comunque non andrà mai a buon fine, nonostante l’invito che Innocenzi avrebbe rivolto al Cavaliere segnalando che sarebbe stato «utile un esposto dell’Arma» per fare scattare l’intervento dell’Agcom. Stanco di attendere l’intervento dell’Autorità garante, sempre secondo "Il fatto", il Presidente del Consiglio si sarebbe lamentato ancora con Innocenzi. "Non fate nulla?", chiede il premier, che dopo qualche giorno di attesa inveirà contro l’Agcom (definendola una "barzelletta") e contro Annozero (questo non è "servizio pubblico"). Il pressing di Berlusconi sfinisce Innocenzi che, parlando con un amico, si lascia andare all’ennesimo sfogo. Da Santoro - dice - stanno per esplodere "le bombe atomiche". E ancora: Berlusconi "mi manda a fare in .... ogni tre ore". Dall’ascolto di queste conversazioni sarebbe nata l’ipotesi di reato di concussione a carico di Berlusconi e Innocenzi»; si legge su "la Repubblica" del 15 marzo: «l'articolo del Fatto, che fornisce le prime indiscrezioni sull'inchiesta di Trani, riporta che quando Innocenzi parlava con Berlusconi citava Cosimo Ferri come il magistrato che gli forniva una consulenza per capire come stoppare i talk show anti-premier» e che il dottor Cosimo Ferri non ha ancora smentito le indiscrezioni che trapelano su di lui dall'inchiesta di Trani; l'articolo riferisce che i consiglieri del Consiglio superiore della magistratura «non nascondono "il profondo imbarazzo" per un comportamento che, "se fosse vero, decisamente non sarebbe bello". E che costringerebbe palazzo dei Marescialli a intervenire sulla seguente questione: "Verificare se un magistrato fuori ruolo, coperto da un'immunità para parlamentare che riguarda i suoi comportamenti come componente del Consiglio, può dare consigli tecnici per far sì che il Cavaliere si liberi delle trasmissioni scomode". In un simile caso, si chiedono al Csm, bisogna capire se il procuratore generale della Cassazione debba promuovere un'azione disciplinare»; sempre leggendo lo stesso articolo si apprende che: al Csm definiscono il dottor Ferri «un "recidivo" perché giusto prima di essere eletto con 553 voti finì nelle intercettazioni di Calciopoli. Componente della commissione vertenze economiche della Federazione gioco calcio, era amico del presidente della Lazio Claudio Lotito (militante romano del Psdi e già amico del padre) e del vice presidente della Figc Innocenzo Mazzini. Sapeva degli intrallazzi sugli arbitri, ma se n'era stato zitto. Imbarazzanti le intercettazioni. Ma il caso, al Csm, è stato archiviato, anche se ha gettato un'ombra sulla sua attività consiliare»; da un articolo apparso su "Il Tempo" del 15 marzo, invece, si apprende che il Ministro della giustizia ha inviato gli ispettori a Trani per accertamenti sulla competenza territoriale e su un eventuale "abuso" delle intercettazioni al fine di verificare eventuali anomalie compiute dalla procura nell’indagine Rai-Agcom. L’invio degli ispettori ha suscitato le proteste dell’Anm di Bari che lo ritiene un «rischio di intralcio all’inchiesta»; «In attesa dell’arrivo degli ispettori, il procuratore di Trani, Carlo Maria Capristo, ha già preso una drastica precauzione: il pm che coordinava le indagini, Michele Ruggiero, sarà affiancato da altri tre suoi colleghi, i sostituti Fabio Buquicchio, Ettore Cardinali e Marco D’Agostino. I tre (...) dovranno prendere qualsiasi decisione «all’unanimità» e se ci saranno pareri contrari solo il procuratore potrà decidere il da farsi»; a giudizio dell'interrogante, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), un carrozzone costoso e pletorico ideato per assecondare, già nella fase delle designazioni spartitorie con il “manuale Cencelli” gli appetiti dei partiti e degli apparati, non ha mai tutelato diritti ed interessi dei cittadini nella delicata funzione della difesa del pluralismo dell’informazione, né gli interessi dei consumatori contro truffe, abusi e frodi del settore telefonico, come dimostra l’indagine Fastweb con milioni di famiglie truffate dalle telefonate satellitari mai effettuate; secondo l'interrogante, costituisce una conferma di queste considerazioni l'indagine sulle carte di credito revolving della Procura della Repubblica di Trani a tassi usurari, che si è casualmente imbattuta nelle intercettazioni telefoniche che avrebbero indotto il sostituto procuratore di Trani, Michele Ruggiero, a richiedere l’interdizione dai pubblici uffici di un commissario dell'AGCOM, Innocenzi, per aver violato i doveri di imparzialità di un pubblico ufficiale; è di oggi la notizia che le accuse contro il Presidente del Consiglio dei ministri, il commissario dell'Authority ed il direttore del Tg1 sono state formalizzate durante la serata di ieri 15 marzo 2010, come le riporta il "Corriere della sera" del 16 marzo: a) il premier è indagato «per concussione e per il reato previsto dall’articolo 338 del codice penale (...) un capo di imputazione riservato a chiunque usi "violenza o minaccia a un Corpo politico, amministrativo, giudiziario, o ad una rappresentanza di esso, o ad una qualsiasi pubblica Autorità" per "impedirne in tutto o in parte, o per turbarne, l’attività". Il premier avrebbe commesso tutto questo nei confronti di Innocenzi, vessandolo (ipotizzano i magistrati) con richieste pressanti, paventando le dimissioni dell’intero staff Agcom e in alcuni casi perfino insultandolo»; b) Ginacarlo Innocenzi è indagato per favoreggiamento «in quanto sarebbe sì stata una vittima delle pressioni del "capo", come lui chiama Berlusconi al telefono, ma lo avrebbe poi comunque aiutato a definire i passaggi (alla fine tutti inutili) per bloccare il programma che il presidente del Consiglio non avrebbe mai voluto vedere sugli schermi Rai»; c) Augusto Minzolini è indagato per rivelazione di segreto istruttorio «per aver svelato a una persona (un uomo della squadra del premier) cose che avrebbe dovuto tenere per sé e che riguarderebbero, tutte, l’inchiesta sul caso Rai-Agcom»; inoltre, sempre sul "Corriere della sera" si legge che: «il premier nelle sue chiamate non se la prende soltanto con Annozero. Nel mirino, per esempio, c'è anche Ballarò (...). E nelle verifiche dei magistrati di Trani c’è l’ipotesi che il giro vorticoso delle telefonate fatte da Innocenzi per accontentare "il capo" abbia comunque contribuito ai provvedimenti che hanno portato all’oscuramento delle trasmissioni politiche durante la campagna elettorale. Provvedimenti dalle sorti diverse: annullato dal tar quello di Agcom, operante quello della Vigilanza Rai»; considerato che, a giudizio dell'interrogante: i fatti rappresentati dagli articoli di stampa appaiono di eccezionale gravità e tali da pregiudicare l’applicazione di qualsiasi principio democratico di rispetto del pluralismo e della correttezza dell’informazione in Italia; alla luce dei medesimi fatti l'AGCOM, autorità indipendente preposta ad una funzione attiva di controllo dell'intero mercato delle comunicazioni, i cui attori devono conformarsi in primis ai principi dell'art. 21 della Costituzione (pluralismo e promozione della concorrenza, garanzia di un'informazione imparziale, completa, obiettiva e di qualità) sembra aver perso di vista il suo ruolo a vantaggio di interessi politici ed economici, si chiede di sapere se quanto riportato corrisponda al vero e, in tal caso, nel rispetto delle competenze proprie della magistratura, quali iniziative urgenti si intendano assumere al riguardo.

17/03/2010

Documento n.8524

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