IL ‘BIDONE’ NUCLEARE CHE SARKO' RIFILA AL CAV. - LE SICURISSIME CENTRALI EPR HANNO COSTI ALTI (20 MLD €), SCORIE RADIOATTIVE (IMPOSSIBILI DA SMALTIRE)

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IL ‘BIDONE’ NUCLEARE CHE SARKO' RIFILA AL CAV. - LE SICURISSIME CENTRALI EPR HANNO COSTI ALTI (20 MLD €), SCORIE ALTAMENTE RADIOATTIVE (IMPOSSIBILI DA SMALTIRE), TEMPI LUNGHI (12 ANNI) – E TUTTO A FAVORE DELLE IMPRESE FRANCESI… Pietro Greco per "l'Unità" I più tranchant sono gli ambientalisti francesi: il piazzista d'oltralpe, Nicolas Sarkozy, è riuscito a «fare un pacco» al piazzista italiano, Berlusconi, vendendogli in una sola volta addirittura quattro centrali nucleari Epr. Sarkozy si starà congratulando con se stesso, visto che finora la Francia era riuscita a piazzare la sua tecnologia nucleare di terza generazione solo a se stessa. All'estero ha venduto solo alla Finlandia, che nel 2002 ne ha comprata una e ora è lì che si morde le mani. Ma cosa sono queste centrali Epr di terza generazione? E' vero che la Francia ci ha fatto «il bidone»? Le centrali in questione, come tutte le centrali nucleari operative al mondo, hanno un reattore a fissione: un nucleo dove con una reazione nucleare a catena avviene, in maniera controllata, la divisione (fissione) del nucleo di un atomo (di uranio e in alcuni casi di plutonio), con forte liberazione di energia. Per tenere sotto controllo la reazione e impedire che avvenga un'esplosione, il combustibile viene «refrigerato» con varie tecniche. Le centrali francesi Epr (European pressurized water reactor) di terza generazione usano della normale acqua come refrigerante. Ciò consente di aumentare la sicurezza della reazione, perché in queste centrali ci sono ben quattro sistemi indipendenti di refrigerazione ciascuno dei quali, in emergenza, basta da solo a «spegnere il nocciolo» in maniera passiva e a impedirne una disastrosa fusione con conseguente esplosione. La sicurezza, inoltre, è assicurata dal contenitore metallico che contiene il reattore e da una doppia parete esterna in calcestruzzo armato spessa 2,6 metri, progettata per resistere all'impatto di un grosso aereo di linea. Tutto questo non serve solo per impedire la fusione del nocciolo, ma anche per contenere all'interno ogni eventuale fuoriuscita di materiale radioattivo. Non c'è dubbio: le centrali Epr sono tra le più sicure finora realizzate, anche se non sono impossibili limitati incidenti: come quelli avvenuti presso la centrale realizzata a Flamanville, in Francia. centrale nucleare Dov'è, dunque, il «bidone»? Il problema aggiuntivo delle centrali Epr, sostengono i critici, è in primo luogo nei costi. In Finlandia, la centrale in costruzione a Olkiluoto oltre ad aver subito un imprevisto ritardo nella consegna - autorizzata nel 2002, i lavori sono iniziati nel 2005 e la centrale sarà consegnata nel 2012, tre anni di ritardo - ha visto lievitare i costi da 3,2 a 4,5 miliardi. Per costruire le sue 4 centrali, l'Italia dovrà fare un assegno vicino ai 20 miliardi di euro: un'enormità. L'altro problema sono le scorie. Non è vero che ne produce in maniera ridotta rispetto alle centrali di diversa concezione. È vero, invece, che ne produce di livello radioattivo più elevato. Ad affermarlo sono due rapporti - uno redatto dalla Posiva, l'azienda finlandese che gestisce le scorie radioattive, l'altro dalla svizzera Nagra, entrambi ripresi dalla stampa inglese (The Indipendent) e americana (The International Herald Tribune). Tanto che neppure il più attrezzato impianto europeo di trattamento delle scorie, quello di La Hague, sarebbe attrezzato per smaltirle. LE DUE RAGIONI Per questo finora il «piazzista» Sarkozy non è riuscito a vendere a nessun altro le centrali Epr. Né alla Cina, né all'India, né al Sudafrica, né ai paesi africani. Finora solo memorandum d'intesa, ma nessun impegno reale. Poi è arrivato Berlusconi ... Ma il «bidone» per l'Italia forse non consiste tanto nella spesa (enorme), nella quantità di scorie altamente pericolose (che non sappiamo trattare), e nel tempo di realizzazione (almeno una dozzina d'anni), quanto nel fatto che per le nostre industrie e per la nostra economia ci sarebbe ben poca ricaduta economica dell'investimento: la tecnologia è tutta francese. E la gran parte di quei 20 miliardi andrebbe oltralpe. Sarebbe dunque la Francia a beneficiare dell'investimento italiano, mentre il grande problema energetico del nostro paese - la forte dipendenza dall'estero - non diminuirebbe affatto. Al contrario.

26/02/2009

Documento n.7776

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