Da Corriere.it (31-8-05). BNL. Abete: Bankitalia ha favorito anche Unipol

in Rassegna Stampa
Il numero uno della Bnl: il problema è la Compagnia non le Coop Abete: Bankitalia ha favorito anche Unipol «Con il meccanismo dei tempi delle autorizzazioni vanificata la legge sulle Opa. Dai Ds un eccesso di autodifesa incomprensibile» «Doveva essere arbitro, si è comportato invece da regista se non da giocatore in campo». E quindi deve fare come Collina, andarsene? «Non mi permetterei mai di dare un consiglio del genere. Conosco il Governatore Antonio Fazio dai tempi della presidenza di Confindustria, e come uomo lo rispetto. Di fronte alla oggettiva perdita di credibilità internazionale dell’Italia, spetta alle istituzioni prendersi le proprie responsabilità e non fare come Ponzio Pilato». Non la metterà anche lei sulle regole, «sono da cambiare le norme, servono nuove leggi»... un ritornello che troppo spesso si sente in queste settimane... «No, c’è un problema di regole, ma anche un problema di comportamenti che non sono stati imparziali». Luigi Abete è un fiume in piena. Difficile interromperlo. Ma grazie al telefono ci si riesce. Non usa parole solo lontanamente offensive. Ma la sostanza non è di poco conto. E’ forse uno dei pochi banchieri che accetta di lacerare il silenzio sulla vicenda Bankitalia. Ammetterà che lei è parte in causa. Presidente della Bnl eletto da quel patto nel quale c’era il Bbva che ha lanciato un’Opa sulla banca. Opa poi fallita. «Vorrei ricordare, intanto, che sono stato nominato nel 1998 dall’allora ministro del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi, e che sono stato rieletto più volte dall’assemblea di soci, prima che nel 2004 si costituisse il patto di sindacato per dare stabilità alla Bnl, d’intesa con la stessa Banca d’Italia, data la presenza nell’azionariato di alcuni immobiliaristi. Ed è ovvio peraltro che, qualunque sia il destino della Bnl, in ogni caso lascerò la presidenza.Ma oggi non è questo il problema». Giusto. Le ripeto la domanda: Fazio deve andare via? «Non voglio essere io a dirlo. Ma dovrebbe capire, e di questo me ne rammarico, che non è stato imparziale. Comprendo che gli eventi sulla riformadella legge sul risparmio hanno esasperato gli animi». A chi si riferisce? «Nella primavera del 2004 gli interventi del ministro Tremonti, a mio avviso opportuni nel meritomadiscutibili nel metodo, hanno sicuramente creato un’instabilità in Bankitalia assolutamente sconosciuta». Vorrei vedere: c’erano stati due scandali come quello Cirio e Parmalat. «Certo.Ma c’era stato anche qualcosa di più profondo: nel XXI Secolo le regole del mercato rendono superata la moral suasion. Il potere di Fazio di indirizzare strategicamente le banche, l’essere regista degli assetti del mondo del credito vengono messi per la prima volta in discussione pesantemente. Ma arrivano poi le dimissioni di Tremonti. E questo sembra consegnare un potere enorme a Fazio». Fazio ha un potere enorme. Comunque, il mercato ha detto no alle due Opa Bbva e Abn, entrambe fallite. «Ma sono proprio quelle due Opa a dimostrare che la moral suasion non funziona più. Sono i due fatti concreti che rendono evidente come l’arbitro non può e non deve essere anche regista. Il che rende, nei fatti, incompatibile la sua presenza nell’Autorità che è posta a guardia delle regole». Ma le regole sono state rispettate. C’è stato un Comitato interministeriale che finora non ha avuto nulla da eccepire sul comportamento del Governatore. «Tutt’altro. Da quelle scarne paginette presentate al Cicr dal Governatore si capisce che le regole non sono state rispettate. Un conto è il rispetto formalistico, un altro quello sostanziale ». Forma o sostanza, le regole sono state rispettate sì o no? «Legga, ad esempio, il modo in cui è stato liquidato il tema della separatezza banca industria, da mepiù volte sollevato per evitare rischi di conflitti di interessi. Legga a pagina 20 la relazione di Fazio al Cicr: c’è scritto che il 14 luglio il Bbva riceve l’autorizzazione a salire al 30% di Bnl. L’istanza, è stata presentata il 16 giugno, quindi il sì arriva 30 giorni dopo, formalmente nelle regole. Ci si mette cioè 30 giorni per dire sì a salire dal 15 al 30% al Bbva dopo che, precedentemente, lo stesso Bbva aveva già ricevuto l’autorizzazione a salire al 100% con un’Opa... La stessa autorizzazione alla Lodi viene data in tre giorni. Visto quello che ha dichiarato ieri Consorte i tempi non sono forma ma sostanza». Che c’entra Consorte? «Ha detto che ha conosciuto gli immobiliaristi solo a luglio. E di telefonate, abbiamo saputo, in quelle settimane ne sono state fatte. I tempi sono importanti». Chissà quante telefonate avrà fatto anche lei... «Certo. Periodicamente informavo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e, in qualche caso, anche il premier su quanto accadeva. Lo ritengo un dovere istituzionale. Ho fatto anche telefonate a cui non ho ricevuto risposte». Chi non le ha risposto al telefono? «Consorte, tanto per dirne una. Volevo capire per il bene della banca che cosa si andava preparando per soci e dipendenti e se c’era la possibilità di trovare soluzioni equilibrate. Mai una risposta». Per forza, sarebbe stato conflitto di interesse, voleva comprare la Bnl e, a quanto sembra, ci riuscirà. «Se dovessi tutelare solo i grandi azionisti dovrei auspicare un’Opa obbligatoria rapida. Ma l’esito dell’operazione non lo darei per scontato. Qualcuno si dovrà porre il problema della stabilità della banca, nonché della gestione. Come faccia Consorte a promettere il doppio di sinergie previste dal Bbva ad alcuni appare un mistero, ad altri un miracolo. Qualcuno ricorda i piani triennali delle "gloriose" partecipazioni statali, in cui i risultati erano previsti al quarto anno!». Questo lo si vedrà. Intanto, ha trovato alleati di rango come la Nomura e risorse. «Le risorse stiamo pian piano scoprendo che arrivano anche da Bnl che dovrebbe comprarsi Unipol Banca a prezzi elevati, di fatto assorbendo il recente aumento di capitale e penalizzando la crescita degli attivi della banca. Ma il piano lo giudicheremo quando avremo il bene di leggerlo. Il problema principale è cosa ne sarà della banca e della sua stabilità. Perché nessuno si chiede come quel 51% di Bnl è finito in mano a Consorte?». Perché lo si sa: l’ha comprato sul mercato e dal Contropatto degli immobiliaristi. Tutto lecito. «Questo lo decideranno le autorità competenti.Maanche qui, si è permesso che di fatto si vanificasse la legge sull’Opa. Si autorizza un socio a incrementare la partecipazione anziché obbligarlo a promuovere un’altra offerta concorrente, e superiore rispetto al Bbva. Poi si permette di bloccare un altro tot di azioni, che supera il 50% e si fa così fallire la prima, l’opa volontaria. Aquesto punto, si lancia l’opa obbligatoria, con l’effetto di pagare un prezzo più alto agli amici che ti hanno dato le azioni per arrivare al 51%, mentre ai piccoli soci gli si dà meno soldi. E’ per questo che il problema del prezzo è attuale e fondamentale». Ancora una volta tutto nella legge. «Questo lo si vedrà. Basti guardare i compagni di strada che si è scelto Consorte ». Allude alla storia delle cooperative... «No. le cooperative fanno benissimo a essere soggetti economici. Il problemaè Unipol, non le coop. E’ Unipol che ha scelto certi compagni di strada. Non ci sono io in Earchimede, (la società che ha permesso alla Lodi di incassare soldi in fretta per scalare Antonveneta, ndr) ma Unipol e Hopa con l’H...». Ma dall’altra parte si dice che invece c’è Rutelli alleato con i poteri forti, di cui anche lei farebbe parte, in qualità di ex presidente della Confindustria, che vuole bloccare il nuovo. «Basta con questo Triangolo delle Bermuda dei poteri forti che cambiano a seconda dei momenti: prima Fiat, poi Mediobanca e ora anche i vertici di Confindustria...! Quando non si vuole discutere del merito, in Italia, si butta tutto in politica ». Però si ritrova, guarda caso, con Rutelli e contro i Ds. «Che io sia un riformista mi pare quasi scontato e offensivo ricordarlo. Chi mi conosce sa che quando voto scelgo le persone e non i partiti. Dai Ds, certo, mi pare ci sia stato un eccesso di autodifesa, a mio avviso incomprensibile. Che rivela un difetto che a volte emerge, quello di considerare alcune realtà più uguali di altre. Riemerge, purtroppo, la cultura dell’ appartenenza, che un grande partito moderno dovrebbe superare definitivamente ». Daniele Manca 31 agosto 2005

31/08/2005

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