Da Corriere Economia (20-2-06). Divo, gli emissari e la parcellona
Divo, gli emissari e la parcellona Sommario Lodi, 4 storie indiscrete La stanza segreta, proibita per tutti o quasi. Perché non vennero rispettati i patti di Bolzano Divo, gli emissari e la parcellona Tre direttori centrali contattarono Gronchi. E Bpi pagò i legali di Fiorani: contro se stessa La leggenda dei tre emissari che contattarono Gronchi, il mistero della stanza segreta di Crema, il retroscena sull’avvocato di Fiorani pagato dalla Lodi, lo "scherzo" di Bpi e della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano alla Banca d’Italia. Quattro storie indiscrete, alcune tramandate dal passaparola, altre documentate, tutte nel canovaccio delle vicende della Banca Popolare Italiana. I tre moschettieri. Si racconta che tra settembre e ottobre, quando la Bpi, orfana di Fiorani da poco dimessosi, cercava una nuova guida, si siano dati da fare un po’ tutti: i cacciatori di teste (Boyden) incaricati formalmente dal consiglio di allora, singoli consiglieri e anche un gruppo di direttori centrali di Bpi. Cioè Attilio Savarè, Marcello Anelli e Paolo Landi. Per la verità i tre direttori centrali, secondo un’attendibile ricostruzione, si sono mossi con un obiettivo preciso e con un mandato semi-ufficiale: andare a Vicenza a convincere Divo Gronchi a trasferirsi a Lodi. I tre avrebbero detto a Gronchi che aveva 24 ore per decidere: la banca era in stallo, ci volevano una scossa e una stampella; l’assetto con Giorgio Olmo amministratore delegato era del tutto inadeguato. Le date sono importanti: la "missione" risale a qualche giorno prima del 7 ottobre, quando Gronchi viene formalmente nominato direttore generale dal consiglio della banca. Sul ruolo dei tre direttori centrali, parte integrante della squadra di vertice creata da Fiorani, si raccolgono due interpretazioni all’interno del gruppo lodigiano. La prima: si sono mossi sotto la regia di Antonio Fazio e, secondo alcuni, anche di Fiorani, la cui influenza allora era ancora notevole così come la speranza di rientrare, prima o poi; di fatto, in questa ipotesi, avrebbero surrogato il ruolo del consiglio di amministrazione. La seconda: furono solo "piccioni viaggiatori", il loro fu spirito di servizio, disinteressato, e la trasferta a Vicenza un passaggio tecnico per accelerare i tempi e non farsi sfuggire il manager ritenuto più adatto a portare l’istituto fuori dalla bufera. Comunque sia, l’incontro di Vicenza ai primi di ottobre tra Gronchi e i tre direttori centrali è stato decisivo Ciò che risulta dai documenti di Bpi è che il manager toscano è stato scelto dal consiglio del 7 ottobre per un mix di caratteristiche ("competenza, capacità manageriale, esperienza in situazioni difficili, credibilità, leadership") in una short list di 6 nominativi: Alberto Varisco, Divo Gronchi, Pierfrancesco Saviotti, Ernesto Paolillo, Pierluigi Gardella e Michele Calzolari. Fiorani e la parcella dell’avvocato. La banca ha pagato una parcella di 250 mila euro alla studio dell’avvocato Mucciarelli per i costi di difesa di Fiorani e di Gianfranco Boni. La fattura (che probabilmente è solo un acconto) è stata spedita poco prima che i due si dimettessero (metà settembre). Quindi Fiorani e Boni si difendono con i soldi della banca anche dalle accuse della stessa banca che li ha denunciati per aver subito danni patrimoniali elevatissimi. La vicenda sarebbe davvero paradossale se non fosse che esiste una polizza assicurativa con la Ace European Group che offre un’ampia protezione ad amministratori e dirigenti della ex Lodi e copre anche le spese legali: la banca ha avviato la pratica di rimborso. Ace, interpellata, non commenta. Il contratto (Responsabilità civile di consiglieri, sindaci e dirigenti, attuali, passati e futuri) nel 2004 aveva un massimale (per sinistro e per anno) di 10 milioni e la banca aveva pagato un premio di 140.587 euro. Per il futuro è probabile che ad esso si aggrapperanno tutti i dirigenti coinvolti nelle inchieste. Le altre parcelle. Per l’assistenza durante la scalata Antonveneta, lo studio legale di Natalino Irti avrebbe presentato un conto di 2,61 milioni, Lazard di 7,25 milioni. Poi la nuova gestione ha ingaggiato la Bain & Company, con il compito di seguire la ristrutturazione e accompagnare la stesura del piano industriale 2006-2008: il contratto è un triennale da 1,45 milioni. La stanza segreta. È un’altra leggenda che gira e come tale va presa. Fino a non molto tempo fa alla Popolare di Crema ci sarebbe stata una stanza praticamente inaccessibile. Solo un ristrettissimo numero di persone aveva la chiave. Che cosa c’era dietro la porta perennemente chiusa? I segreti della scalata occulta di Fiorani che poi sono stati scoperti dall’inchiesta milanese? Così dicono i "giallisti" locali. Secondo un ex dirigente della Crema "lì dentro, negli armadi, c’erano i documenti delle compravendite di titoli Pop. Crema e molte altre carte che dovevano rimanere segrete". Ma c’è anche una versione più terra terra. Ovvero: la stanza in questione è quella dei documenti riservati, verbali di consiglio e di comitato, libro soci eccetera e quindi l’accesso era limitato. A quattro o cinque persone. Promesse a Bolzano. A fine 2002 la Lodi comprò dalla Fondazione il 20% della Cassa di Bolzano. Il protocollo d’intesa prevedeva che la Fondazione reinvestisse in titoli del gruppo Lodi (azioni e obbligazioni) il 55% di ciò che aveva incassato. Il 19 dicembre 2002 fu consegnato a Bankitalia un documento con le informazioni dettagliate. L’autorizzazione arrivò quattro giorni dopo. Ma ora gli ispettori di Bankitalia hanno verificato che quegli accordi non furono rispettati e che addirittura la Fondazione ha reinvestito in titoli lodigiani molto più di quello che doveva. Nel dettaglio: la Fondazione ha acquistato 103,7 milioni di euro di azioni Bpi invece di 34,8; 39 milioni in azioni Bipielle Investimenti invece di 88,4; un prestito subordinato è stato sottoscritto per 60 milioni invece dei previsti 56. Alla fine il totale reinvestito è stato di 202,8 milioni invece dei 179,2 dichiarati. Un impeto masochistico o accordi sottobanco? Con Bankitalia, evidentemente, avevano scherzato.20/02/2006
Documento n.5715