Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta !

in Il Punto

Il PuntO. Non scoperchiate quella pignatta !
Di Mauro Novelli 6.3.2005

Alla pignatta del sistema bancario italiano si è voluto mantenere il coperchio a vita ed il controllo della concorrenza di settore. Si ritiene generalmente che la conclusione della vicenda “legge sul risparmio” (modifiche del Senato a parte) sia stata la prova dell’esercizio e della manifestazione di possenti poteri, sempre vittoriosi. In altri termini, tutti pensano che le fortune della gestione del contenuto della pignatta siano talmente irrinunciabili da convincere chi oggi li detiene ad impegnarsi ai migliori livelli per mantenere stretti quei vantaggi. Al massimo si può accettare qualche altro compagno di banchetti. Insomma, quella pignatta sarebbe sempre piena di monete d’oro e continuamente riempita in caso di utilizzo del tesoro. Sono solo in minima parte d’accordo con questa “visione”. E’ vero che la pignatta del credito ha continui flussi di alimentazione, ma – secondo me – essa o è vuota o ha un contenuto improponibile. A mio avviso, anche se continuamente alimentato da flebo di mantenimento (si veda la possibilità di variare le entrate bancarie con semplici annunci di aumento di costi e servizi, al di sopra di ogni regola mercantile), il nostro sistema creditizio è debolissimo, in termini di strutture, di risorse umane, di capacità di stare sul mercato, di competere sui mercati internazionali, di economicità ed efficacia dei servizi offerti, di capacità di offrire supporto al sistema produttivo nazionale. Ed è proprio tale debolezza a dover essere accuratamente mimetizzata da bollettini medici che parlano di eccellente salute “industriale” del settore. E per il raggiungimento di questo obbiettivo è necessario che la pignatta abbia un coperchio tenuto chiuso “a vita”, che i controlli sui livelli di concorrenza nel settore siano appannaggio della stessa pignatta, che questa mantenga la sua italianità. Per inciso, è commovente il tentativo di dimostrare che il sistema bancario italiano, in termini di investimenti esterni, è più permeabile di quello di altri paesi: “Gli stranieri posseggono il 7 per cento del nostro credito – fummo informati – mentre noi possediamo solo il 2,5 per cento di sistemi esteri”. Come se possedere il 7 per cento della Cassa Rurale di Trebaseleghe costituisse partecipazione ben più incisiva del misero possesso di un paio di punti percentuali della Barkleys Bank. Ma l’Europa incombe e, prima o poi, la pignatta dovrà essere scoperchiata. Pur ritardando l’evento, la soluzione alla vaccinara della legge sul risparmio approvata alla Camera rischia di allontanare ulteriormente un riassetto “vero” e propulsivo dell’intero settore del nostro credito, in grado di farci competere sui mercati internazionali e di fornire un buon lubrificante al motore produttivo del paese. Si spera solo che, nel frattempo, la pignatta non esploda senza preavvisi. Nel qual caso, si allungherebbe l’elenco dei settori andati in malora negli ultimi venti anni perché non in grado di sussistere senza gli aiutini carpiti ai cittadini: la grande chimica, l’informatica, l’alimentare, la grande distribuzione, l’aviazione civile. Abbiamo invece mantenuto l’auto: la GM ha preferito pagare miliardi di euro pur di lasciarcela. La curiosità rimane: che cosa nasconde quella pignatta?

07/03/2005

Documento n.4506

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