TFR. Fondi complementari e crisi finanziaria. Di Federico Novelli 27-11-2008

in Articoli e studi

TFR. ANDAMENTO DEI FONDI PENSIONE COMPLEMENTARI.
INDAGINE DELLA COVIP.
Di Federico Novelli 27-11-2008

Secondo un’ indagine della COVIP, organismo di vigilanza sulla previdenza complementare, nell’ ultimo periodo di tempo l’ andamento dei fondi-pensione complementari ha fatto registrare rendimenti negativi; in particolare, i fondi negoziali e quelli aperti, al 31 ottobre 2008 e dall’ inizio dell’anno registravano un rendimento complessivo medio del -8%. I PIP con gestione unit linked hanno fatto registrare addirittura un rendimento pari al -21%, con punte del - 31% per quanto riguarda l’ andamento delle linee azionarie. La COVIP sottolinea che, per la prima volta dalla crisi del 2002, il rendimento dei fondi pensione complementari è stato nettamente inferiore a quello assicurato dalla rivalutazione del TFR. D’ altro canto la COVIP cerca di rassicurare i lavoratori che aderiscono a fondi pensione complementari sostenendo che la previdenza complementare deve essere valutata in un’ ottica di lungo periodo; inoltre, secondo la COVIP, nel periodo compreso tra il 2003 e la fine di ottobre del 2008, il rendimento medio risulta nel complesso positivo è pari al 15%. Esistono poi vantaggi di tipo fiscale e, ove previsto, il contributo del datore di lavoro. La COVIP, in concomitanza con la grave crisi che sta colpendo l’ economia mondiale, moltiplica gli interventi per tamponarne gli effetti negativi. Le iniziative più importanti sono le seguenti: la Commissione ha ribadito il principio della diversificazione, già sancito nella normativa di settore (D.M. 703/96). Tale principio ha consentito di limitare l’ impatto negativo delle crisi sui patrimoni dei fondi. Al fine di realizzare una maggiore flessibilità negli investimenti, la Commissione ha autorizzato il superamento del limite di detenzione di liquidità. Sono stati avviati interventi specifici di vigilanza. Particolarmente degna di nota è una proposta ora all’ esame del Ministero del Lavoro, di istituzione di un meccanismo di garanzia che salvaguardi la posizione di coloro che escono o sono usciti dal mondo del lavoro per pensionamento o per riscatto dovuto a prolungata cessazione dell’ attività lavorativa dopo il 31 agosto 2008. Tale meccanismo dovrebbe essere attivo per un arco di tempo determinato. Infine, la COVIP ha anche avviato una nuova politica di diffusione dei dati che avrà uno dei punti di forza nella rete internet. Sul sito www.covip.it dall’ inizio del 2009 si avrà una diffusione dei dati con regolare cadenza trimestrale. Da quanto detto finora, sembra proprio che la previdenza complementare non sia conveniente. Ciò è anche confermato dai dati del sondaggio condotto da Eurisko per conto di AnimaFinLab nel luglio 2007 e pubblicato sul “Sole 24 Ore” del 18 settembre 2007. Il sondaggio ha coinvolto un campione rappresentativo dei lavoratori dipendenti del settore privato. Da esso risulta che solo un lavoratore su 4 ha aderito ad un fondo complementare. Tra i giovani tra i 22 e i 30 anni vi è una percentuale al di sotto del 20% che ha aderito ai fondi. Per quanto riguarda le imprese più piccole, 3 lavoratori su 4 hanno deciso di lasciare il TFR in azienda e meno di 1 su 10 ha espressamente aderito alla previdenza complementare. Nelle aziende più grandi, invece, la percentuale di coloro che hanno deciso di lasciare il TFR presso il datore di lavoro risulta poco più bassa del 50%, mentre 4 lavoratori su 10 hanno optato per la previdenza integrativa, scegliendo soprattutto fondi ad adesione collettiva. Si potrebbe credere, soprattutto con riferimento alle imprese più piccole, che l’ elevata percentuale di lavoratori che hanno deciso di lasciare il TFR in azienda possa essere dovuta a pressioni del datore di lavoro, il quale a tutto l’ interesse a mantenere il TFR dei lavoratori in azienda. Ma non è così; infatti, nel caso delle imprese grandi la percentuale di persone che ha dichiarato di aver deciso in seguito a pressioni o alla paura di essere ammonta solo all’ 1,8%, mentre per quanto concerne le imprese piccole tale percentuale ammonta al 2,6%. Dal sondaggio Eurisko emerge anche che i lavoratori sono più propensi a lasciare il loro TFR in azienda in quanto desiderano avere, al termine del rapporto con il datore di lavoro, una somma di denaro in contanti piuttosto che un vitalizio. Infatti questa è la prima motivazione addotta dagli intervistati (più del 20%). Al secondo posto (17% delle risposte) c’ è la sfiducia negli investimenti finanziari. Al terzo posto c’ è la convinzione che il TFR in azienda garantisca un rendimento più sicuro rispetto ai fondi. Inoltre, si consideri che solo il 3% dei lavoratori ha totale fiducia nei fondi, mentre il 31% di essi ha totale fiducia nell’ impresa per la quale lavora. Da questi dati emerge chiaramente che, in questo primo periodo di attività della previdenza complementare, non c’ è fiducia da parte dei lavoratori; soprattutto in un momento di crisi come quello attuale. Si riportano, nelle seguenti tabelle, i dati statistici provvisori riferiti al 31 ottobre 2008 forniti dalla COVIP

27/11/2008

Documento n.7626

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