POLITICA: PERCHE' TANTE PERSONE NON AMANO SILVIO

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Perchè tanti Italiani non amano Silvio tratto da www.lastampa.it Ogni tanto si legge che il Governo Berlusconi ha il 54-61-68% dei consensi; poi, si va per strada e capita che, tolto qualche fedele di Gianfranco Fini e qualche altro di Cicchitto, non se ne trova uno. E' una storia che dura da 15 anni quasi e, se qualcuno volesse smentirla, puntualmente ci chiamano a votare: tre su 5 le ha vinte "lui" e una quarta è andata a Prodi per 20mila voti. Puntualmente, il giorno dopo, si ritorna al solito tran tran: i consensi sono maggioritari, ma se ne vedono pochi in giro. Ecco come funziona l'arcano. In realtà, alle ultime elezioni politiche, il 35% dei voti è andato disperso, tra non votanti, schede bianche o nulle e voti andati a formazioni politiche minori. Le percentuali dei votanti sono state per la Camera dei Deputati l' 80,456%, di cui 36.452.305 (77,073%) voti validi su 47.295.978 elettori aventi diritto, per il Senato della Repubblica 80,507%, di cui 32.771.227 voti validi (75,759%) su 43.257.208 elettori aventi diritto. Il 19,4% degli Italiani non ha ritenuto opportuno recarsi alle urne, mentre il 3,7% ha consegnato scheda bianca o nulla (dati ufficiali). La coalizione "Per Berlusconi" ha ricevuto solo i voti di circa il 35% degli Italiani, che fanno, al massimo, 17 milioni su quarantasette milioni di elettori complessivi (Camera). Silvio Berlusconi ha avuto il consenso politico di soli 8-9 milioni di elettori (farebbe il 17% alla Camera, ad esempio), considerato che A.N. ha portato in dote circa 5 milioni di voti e che la Lega raccoglie 3 milioni di voti (il 6% degli aventi diritto alla Camera, concentrati, però, in due o tre regioni. Adesso so quanti Italiani non amano Silvio Berlusconi: probabilmente tutti e 30 milioni di elettori che non hanno votato il suo partito (ex-AN inclusi) e sono decisamente troppi per convincerli diversamente. Così, può accadere che il 65% degli Italiani, ovvero ben 30 milioni di Italiani, si senta fuorviato e frastornato dai mezzi di informazione che raccontano di un consenso e di un entusiasmo che non esistono nei numeri e nei fatti. Quello che si nota, piuttosto, è il dissenso generalizzato, tra i cittadini operosi, verso un preoccupante tira e molla tra caste e potenti, che ha congelato politicamente il Paese e ne sta, ormai, indebolendo irreparabilmente il tessuto socio-economico. Dissenso che non è astio o rancore, semplicemente disamore e distanza per il lusso ed il potere esibiti, il razzismo o l'estremismo di certi alleati, il controllo delle televisioni o dei giornali, alcune amicizie chiacchierate, lo stile di vita coniugale, le leggi troppo tolleranti verso la finanza e verso la P.A., l'assenza di politiche per il Sud, la cooptazione anzichè l'elezione dei sodali. Ce ne è per tutti, ma merita un posto a se stante il dissenso per l'ostinazione nel non voler difendersi in tribunale, rischiando che il "conflitto" travolga tutto il Paese. Il dissenso è uno stato d'animo, non può essere vietato, come l'amore non può essere obbligato.

19/12/2009

Documento n.8337

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