GIORNALISTI: ANCHE I MIGLIORI (SI FA PER DIRE) TENGONO FAMIGLIA.... MENTRE L'ORDINE ESPELLE UN INNOCUO PIPPO BAUDO,CHIUDE GLI OCCHI SUI POTENTI.......

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TRATTO DA WWW.DAGOSPIA.IT HUME, SWEET HUME! - COME MAI, OGGI SUL CORRIERE, LA SENSIBILITÀ DI PIERO OSTELLINO È COSÌ LIBERALE NEI CONFRONTI DEGLI INDAGATI DELLA SANITÀ E COSÌ DURA CON I MAGISTRATI? PER CASO C’È DI MEZZO UN FILOSOFO E UNA FONDAZIONE CREATA DA ROTELLI?… Nonostante la vicenda Angelucci-Rotelli stia mostrando in questi giorni a che servono veramente i giornali italiani, la lenzuolata di Ostellino in prima pagina oggi sul Corriere della Sera ("Quell'errore dei magistrati", spalla sinistra) avrà fatto sobbalzare molti. Piero il Severo osa quello che neanche un Feltri avrebbe il coraggio di fare: un attacco in piena regola ai magistrati che indagano sugli scandali della sanità. (In fondo al pezzo proponiamo l'editoriale del Corriere della Sera. Attenzione però! Si scrive Angelucci ma si deve leggere Rotelli, il ras della sanità lombarda, detentore del 10% Rcs. Sul giornalino di Mieli, la notizia su Rotelli vale quindi una spalletta semi-invisibile a pagina 23, ben distanziata dal caso Angelucci. Come si dice? I fatti separati dalle opinioni...). Un attacco d'ufficio, quello dell'antico Piero, solo per tutelare uno degli azionisti di riferimento in via Solferino? Chissà lo sa. Di certo, il Rotelli della sanità meneghina, pochi lo sanno, è anche tra i finanziatori della fondazione David Hume, think tank nato qualche anno fa e presieduto dallo stesso Ostellino. Nel cda figurano soggetti molto variegati: dall'altro moralizzatore in versione torinese, Luca Ricolfi, al giornalista Pierslurpino Diaco, a tale Nicola Grigoletto. Sul sito in disuso della fondazione si cita Pasolini: "Il coraggio intellettuale della verità e l'attività politica sono due cose incompatibili in Italia" (Scritti corsari, 1975). Come dire: profetico... Diceva Rotelli alla "Stampa" il 10 luglio 2007 "Per fortuna ci sono alcuni commentatori che fanno lo sforzo d'interpretare la realta' non in maniera conformista, sui dati. Fuori dalla demagogia e dalle chiacchiere. Nomi? Piero Ostellino e Luca Ricolfi. Insieme a loro e a Enrico Salza abbiamo creato la fondazione dedicata al filosofo David Hume. HUME, SWEET HUME! - Dal sito http://www.polena.net/download/hume.htm Nasce la "Fondazione David Hume". Presidenti Piero Ostellino e Luca Ricolfi; d.g. l'avv. Nicola Grigoletto, nel c.d.a. figura il giornalista Pierluigi Diaco "La politica italiana - dice Ostellino - ha bisogno di maggiore liberalismo. La nostra fondazione vuole dare un contributo" Nasce a Roma, Milano e Torino la "Fondazione David Hume", che ha come presidente il giornalista e politologo, ex direttore del "Corriere della Sera", Piero Ostellino. Presidente del comitato scientifico il professore Luca Ricolfi, sociologo torinese e autore, tra l'altro, di "Dossier Italia. A che punto è il contratto con gli italiani" e "Perché siamo antipatici? La sinistra e il complesso dei migliori". Attorno a loro, e alla fortunata esperienza della rivista torinese di analisi della congiuntura politica "Polena - POLitical and Electoral NAvigations" di cui Ricolfi è animatore, si è raccolto un gruppo di giovani professionisti, studiosi, giornalisti e cittadini appassionati, con l'intento di istituire, tramite la Fondazione, un osservatorio indipendente, attivo nel panorama politico italiano, che avrà la finalità di promuovere analisi fattuali della realtà italiana, fondate sulla elaborazione di dati empirici, secondo un criterio di imparzialità, e stimolare negli interlocutori politici dei diversi schieramenti chiarezza di proposte e rispetto delle posizioni reciproche. A guidarne l'azione sarà quella metodologia della conoscenza (empirica, non filosofica), basata sulla controllabilità (falsificabilità) delle affermazioni, secondo il c.d. principio di Hume, per il quale non è dato passare da una proposizione descrittiva a una prescrittiva, dall'essere (i fatti) al dover essere (le prescrizioni), perché in tale passaggio è insito un pericoloso salto logico. La "Fondazione David Hume", che non avrà scopo di lucro, si prefigge inoltre di favorire la partecipazione e il coinvolgimento di giovani, e donne in particolare, nel campo della politica, della cultura, dell'amministrazione pubblica, dell'impresa, anche attraverso l'assegnazione di borse di studio a favore di giovani studiosi italiani e stranieri nelle discipline di competenza della Fondazione. Direttore generale della "Fondazione David Hume" è l' avv. Nicola Grigoletto, mentre nel c.d.a. figurano, tra gli altri, il giornalista Pierluigi Diaco, la dott. Maria Raffaella Rancan, responsabile editoriale, e il direttore responsabile della rivista scientifica "Polena", Paolo Campana. L'EDITORE DI OSTELLINO SUL CORRIERE: QUELL'ERRORE DEI MAGISTRATI Piero Ostellino per il Corriere della Sera Il Giudice per le indagini preliminari che ha ordinato gli arresti domiciliari per Giampaolo Angelucci, e ne ha demandato l'analoga decisione al Senato per il padre Antonio senatore del Pdl, con l'accusa di aver commesso una serie di reati nell'esercizio della loro attività in campo sanitario, scrive: «I vertici del gruppo dimostrano di essere consapevoli di poter superare qualunque ostacolo... potendo orientare l'informazione ai loro fini». L'informazione in questione sono i quotidiani Libero e Il Riformista, entrambi di proprietà degli Angelucci. Le parole del Gip suscitano due ordini di considerazioni. Uno di merito (sulla vicenda e di carattere generale); l'altro, di metodo (su certa magistratura). Sul merito, non penso che fra i compiti di un giornale ci sia quello di fare il lobbista per gli interessi extra-editoriali del proprio editore. Se l'editore lo chiedesse, sarebbe un pessimo editore e farebbero bene i suoi giornalisti a mandarlo al diavolo; se i giornalisti si piegassero, non farebbero il loro mestiere e sarebbero pessimi giornalisti; entrambi farebbero un danno alla credibilità del giornale. Conosco Antonio Polito (direttore del Riformista) e Vittorio Feltri (direttore di Libero). Due eccellenti giornalisti, con una lunga carriera alle spalle, e due galantuomini. Non ce li vedo a fare i lobbisti per conto di qualcosa che non siano le loro personali convinzioni. Ma il punto sul quale mi pare valga la pena di riflettere non è il merito della vicenda degli Angelucci, sulla quale non voglio e non ho neppure elementi per pronunciarmi (sebbene, anche stavolta, i magistrati non si sono sottratti alla pessima abitudine di render pubblico nell'ordinanza il contenuto di intercettazioni irrilevanti e «laterali»). E' il metodo seguito dal magistrato. Il Giudice, scrivendo che gli Angelucci erano «consapevoli di poter superare qualunque ostacolo... potendo orientare l'informazione ai loro fini », ipotizza che tale fosse la «convinzione» degli inquisiti, ma nulla dice ancora sulla (supposta) complicità di Libero e del Riformista, finendo, però, col dire troppo sull'editoria italiana. Che la proprietà di media, da parte di un editore che abbia anche altri interessi imprenditoriali, è un'aggravante nel caso sia accusato di aver commesso un qualche reato nell'esercizio della sua attività extra- editoriale. Siamo alla teoria, in chiave giudiziaria, del primato dell'«editore puro», senza altri interessi che quello di produrre il medium; all'idea che, fra i compiti della magistratura, non ci sia solo quello di applicare la legge, ma anche di cambiare, e «migliorare», il Paese. Nella mia lunga vita professionale, qui al Corriere, ho avuto editori «puri» e «impuri»: nessuno ha mai cercato di trasformare noi di Via Solferino - che, in ogni caso, come si dice a Milano, lo avremmo mandato a «scopare il mare» - in lobbisti. Insomma, i lettori cui non piacessero i giornali che facciamo non lo attribuiscano all'influenza dei poteri «forti» o «deboli» che siano. Se la prendano con noi giornalisti che non li sapremmo fare. E certa magistratura lasci perdere i «teoremi di sociologia dell'informazione ».

09/02/2009

Documento n.7749

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