E MIELI BACIO' LA PANTOFOLA DI BAZOLI - BERETTA VA NEL PALLONE - PROFUMO TRANQUILLO ?

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tratto da www.dagospia.it. E MIELI BACIO' LA PANTOFOLA DI BAZOLI - che GOGNA iL CODICE ETICO DEI TRE-BOND - IL ‘MESSAGGIO’ DI BERNABE' A CAIO - ‘ALICE’ INGANNEVOLE - BERETTA VA NEL PALLONE - PROFUMO TRANQUILLO? – Alemanno: ROMANO PER CONTENERE I FRANCESI IN acea 1 - L'EVAPORATO PROFUMO "NON E'REOCCUPATO" (SOLO MUSSARI-MPS?) - LA GOGNA DEL CODICE ETICO DEI TREMONTI-BOND Dopo tante domeniche bestiali ieri Alessandro Profumo ha avuto un po' di sollievo. Non che sia rimasto con le mani in mano perché argomenti da seguire ce n'era più di uno. A Bruxelles si è svolto il Summit straordinario dei 27 capi di stato preceduto dal vertice dei paesi di quell'Est a rischio di fallimento dove il banchiere McKinsey ha piantato molte bandierine del suo impero. Certamente gli avrà fatto piacere la dichiarazione di Berlusconi che ha detto: "da quello che so io anche Profumo non è preoccupato", e il premier ha aggiunto che finora Giulietto Tremonti ha ricevuto una sola richiesta per i suoi bond. A questo punto sono in molti a ritenere che la prima banca italiana bisognosa di rafforzare il suo patrimonio con i Tremonti bond sia MontePaschi di Siena dove il boccoluto Mussari sta subendo una pressione enorme da parte della Fondazione che l'accusa di aver fatto i passi più lunghi della gamba. Comunque sia quei bond con un interesse che oscilla tra il 7,5 e l'8,5% bisogna prenderli con le pinze e questo Profumo lo sa benissimo perché ha letto con attenzione i decreti attuativi firmati mercoledì scorso da Giulietto che tra le condizioni contengono anche l'adozione di un codice etico gravido di conseguenze per chi ha spinto la propria banca su terreni insidiosi. Non si sa se oggi il banchiere genovese ex-McKinsey andrà alle 18 presso la sede del "Sole 24 Ore" dove il ministro dell'Economia insieme a Massimo Cacciari e Mario Deaglio presenterà il volume sul pensiero economico di Luigi Sturzo. Di certo sarà a Roma mercoledì per una giornata molto impegnativa che si concluderà con la cena a Palazzo Madama promossa dal Cavaliere con il gotha della finanza. Dopo quella di luglio dell'anno scorso con gli industriali (tra i quali si era infilato anche il massiccio Palenzona) questo è il secondo incontro conviviale indetto dal premier con la formula "Italia del fare", uno slogan poco fantasioso e un po' retorico che identifica le energie pronte a ritrovarsi intorno al presidente del Consiglio per baciargli la pantofola e rimboccarsi le maniche. Per il resto della giornata Profumo sarà impegnato in un convegno che si svolgerà nello Spazio Etoile di piazza San Lorenzo in Lucina. L'ufficio stampa romano di Unicredit, guidato dal riccioluto Mario Calderoni, sta sommergendo le scrivanie di fax e email per suonare la grancassa su questo evento che dovrebbe dimostrare l'impegno di Unicredit per le piccole imprese. Ai lavori parteciperanno tra gli altri i presidenti di Coldiretti, Confagricoltura, Confcommercio, Confapi e Confartigianato. Non mancherà il saltellante ministro Brunetta, il figlio del venditore ambulante di Venezia che voleva vincere un premio Nobel ed è in perenne conflitto con l'altro premio Nobel mancato, Giulietto Tremonti. 2 - IL MESSAGGIO DI BERNABE' A CAIO - ‘ALICE' INGANNEVOLE Dopo settimane di pressing furibondo anche Franchino Bernabè ha respirato nel weekend. La settimana scorsa si è chiusa per lui tra gli applausi discreti degli analisti e degli azionisti di Telecom ai quali è stato regalato un dividendo di 5 centesimi che può sembrare una manciata di bruscolini, ma butta un po' di luce sui conti dell'azienda. Si è sempre detto che il manager di Vipiteno è un passista, privo di grandi disegni, ma tenace nel perseguire il suo progetto industriale. La sua debolezza è anche la sua forza e a questa aggiunge la buona salute di cui sembrano godere le aziende internazionali di telecomunicazioni, prima fra tutte quella Telefonica che rimanda l'esame di Bernabè alla metà dell'anno. In questa situazione Franchino si sente comunque ben piantato in sella tanto è vero che sabato in una lunga intervista al "Sole 24 Ore" ha dichiarato a chiare lettere che tutte le voci sullo scorporo della rete sono "solo chiacchiere prive di competenza". Il messaggio è diretto a Francesco Caio che in queste ore si sta dibattendo per chiudere il Rapporto sulla banda larga da consegnare al Governo. Un po' di malessere glielo stanno procurando Corrado Calabrò e l'AgCom, l'Autorità per le Telecomunicazioni con la quale Franchino sembrava aver stabilito un ottimo rapporto. Nello spazio di pochi giorni l'Authority ha sparato un paio di verdetti e di multe onerose. La prima è arrivata martedì scorso per 536mila euro provocati da violazioni della normativa a tutela dei consumatori. La scure di Calabrò è piombata anche sulla testa di Vodafone, British Telecom, Eutelia e Opitel. Ed è proprio quest'ultima (appartenente al gruppo Vodafone) la causa della seconda legnata di Calabrò sulla testa di Bernabè. Infatti sulla base di un ricorso di Opitel, il Giurì ha ritenuto che lo spot televisivo su "Alice Casa", interpretato da Diego Abatantuono ed Elena Sofia Ricci, sia stato ingannevole. La pubblicità in questione presentava la novità di Alice all'insegna della gratuità, come se il servizio fosse fornito senza obbligo di pagare comunque il canone mensile di telefonia fissa. Per Calabrò e i suoi scudieri dell'Authority lo spot di Abatantuono è da condannare. 3 - BERETTA NEL PALLONE - I REGALI DELLE LOBBY ALLA CASTA DEI GIORNALISTI Da quando Obama ha messo nel mirino le lobby di Washington, il tema è rimbalzato in Italia dove secondo un'inchiesta che appare oggi sul quotidiano "Repubblica" nel nostro paese ci sono almeno 1.000 professionisti che curano le relazioni istituzionali delle grandi aziende. La loro attività non è disciplinata e il loro potere - secondo "Repubblica" - è un potere opaco, comunque diverso da quello degli anni '70 quando gli ambasciatori di Iri, Fiat e Montedison sciamavano in Parlamento e riempivano di regali anche la casta dei giornalisti (sui quali l'inchiesta di "Repubblica" è priva di memoria). Tra le lobby che non sono affatto opache spicca la "lobby-continua" di Luchino di Montezemolo, Dieguito Della Valle, Luigino Abete e Maurizio Beretta, il parroco di campagna ex-direttore generale di Confindustria. Questi uomini sono cementati da rapporti di antica amicizia e costituiscono quella che Montezemolone definirebbe una vera e propria "squadra". Il centrocampista (ricco come Beckham e capace di lanci lunghi) è lo stesso Luchino, mentre gli attaccanti sono di volta in volta lo scarparo marchigiano Della Valle (proprietario della Fiorentina) e Luigino Abete, un calciatore sudato che saltella sul prato della finanza e dell'editoria alla ricerca del gol della vita. In difesa la squadra può contare su Maurizio Beretta, il 53enne giornalista milanese che secondo le notizie pubblicate sabato sui giornali dovrebbe diventare amministratore delegato della Lega Calcio.L'idea è tutt'altro che fessa e se ne parlerà venerdì prossimo nell'Assemblea dei presidenti della Lega che cercano un supermanager da piazzare accanto al vecchio Matarrese. Il supermanager dovrà trattare il miliardo di euro dei diritti televisivi e altri business succulenti come la privatizzazione degli stadi e il merchandising delle magliette. Se l'operazione di portare il parroco di campagna avrà successo si potrà assistere a una clamorosa "convergenza di interessi" tra Luchino di Montezemolo (presidente di Fiat, proprietaria della Juventus), Dieguito Della Valle (titolare della Fiorentina) e Luigino Abete che ha un fratello, Giancarlo, presidente dall'aprile 2007 della Figc (Federazione Giuoco Calcio). La candidatura di Beretta, un personaggio "opaco" che dopo la Confindustria sembrava ripiegare su attività lobbistiche di modesto profilo, è stata messa in orbita con molto rilievo ed è data per scontata, ma molti presidenti di squadre meno famose stanno già alzando le barricate. 4 - il tandem Alemanno-Augello: defrancesizzare l'acea Lo spoil-system è di casa al Campidoglio dove Gianni Alemanno, il sindaco dalle scarpe ortopediche e la croce celtica, si sta costruendo il trampolino per sfottere Gianfranco Fini. La testa pensante che in poche settimane ha epurato i vertici delle aziende controllate dal Comune, è Andrea Augello, il 48enne piemontese che dopo il Fronte della Gioventù è entrato nel direttivo di Alleanza Nazionale e nel 2006 è stato eletto senatore. È lui l'uomo "nero" che sta tagliando tutti i rami della gestione Veltroni ed è lui che in questi giorni ha dato il benservito all'amministratore delegato di Acea, Andrea Mangoni. La notizia era stata anticipata lunedì scorso da Dagospia e trova adesso conferma in un balletto di candidature che vedrebbero al vertice dell'utility almeno due candidati. Il primo è Marco Staderini, l'ingegnere romano già consigliere della Rai e storico portaborsette di Pierfurby Casini. Secondo alcuni giornali (primo fra tutti il "Corriere della Sera"), questo manager longilineo sarebbe gradito all'imprenditore Caltagirone che è il secondo azionista di Acea. Lo zampino del Calta si era già visto nella nomina del presidente di Acea, Lorenzo Cremonesi, un uomo proveniente dall'associazione dei costruttori che ha preso il posto dell'Etrusco Fabiano Fabiani. Il secondo candidato per la poltrona di amministratore delegato è Massimo Romano, che attualmente guida Sogin. In suo favore gioca l'ostilità che questo manager ha sempre avuto nei confronti dei francesi che la gestione veltroniana ha portato dentro Acea. Qualcuno infatti ricorda che nel marzo 2008 a Genova si tenne un vertice segreto nella sede di Ansaldo Nucleare durante il quale Massimo Romano pare che abbia tradito la sua allergia per i francesi. E sono proprio i francesi quelli che il tandem Alemanno-Augello vuole contenere nella municipalizzata romana. 5 - IL MOCCAGATTA DI BAZOLI Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che il presidente di BancaIntesa, Abramo-Bazoli, si sta impegnando con tutte le sue forze per portare la Banca Popolare Italiana (BPI) sotto la giurisdizione di UBI Banca. Per facilitare le operazioni Bazoli ha suggerito ai due istituti di avvalersi del comunicatore Vittorio Moccagatta, uno storico personaggio delle relazioni esterne che insieme al suo socio dell'Opus Dei, Vittorio Pogliani, cura da dieci anni l'immagine del mistico Bazoli con cui è anche imparentato". 6 - E MIELI BACIò LA PANTOFOLA DI BAZOLI Avviso ai navigati: "Si avvisano i signori navigati che Paolino Mieli ci tiene eccome alla prima poltrona di via Solferino. La scorsa settimana, il direttore del Corriere della Sera si è recato da Giovanni Bazoli (che lo vede come il fumo agli occhi) per baciargli la pantofolina".

02/03/2009

Documento n.7785

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