Da StampaWeb 27/12/2005. PROTESTANO I CONSUMATORI PER LA CORSA DELLE TARIFFE

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ECONOMIA DI TASCA NOSTRA PROTESTANO I CONSUMATORI PER LA CORSA DELLE TARIFFE ENERGETICHE. ANCHE IL LATTE E’ SALITO PIÙ DEL RIFERIMENTO. IN DISCESA TELEFONIA E MEDICINALI Il carovita doppia l’inflazione Segnali positivi per super e diesel La pausa natalizia ha portato le prime caute limature dei listini 27/12/2005 di Marco Sodano Il Carovita ha "doppiato" l’inflazione Stangate in arrivo, stangate alle spalle. Luce, gas, carburante, istruzione, trasporti, affitto, acqua potabile: è stato un 2005 massacrante per il portafoglio delle famiglie italiane, si prospetta un 2006 analogo. I rincari hanno risparmiato pochissime voci - la pasta, i medicinali, il telefono - e si scopre che i presunti rimedi dell’ultimo decennio hanno rimediato poco davvero. Nel rapporto sui prezzi del Dipartimento del Tesoro e aggiornato ai primi di novembre spicca su tutti un dato: nell’anno che si sta concludendo i prezzi «liberalizzati» sono aumentati del 5,1%, ben oltre il doppio del tasso di inflazione (che ha viaggiato intorno al 2%). Alla faccia di chi cavalcò la tigre delle liberalizzazioni - dalla benzina alla luce al gas all’acqua - preannunciando risparmi per i consumatori. Nello stesso periodo i prezzi controllati (per esempio i trasporti ferroviari e marittimi, le autostrade e i tabacchi) sono rimasti in linea con l’inflazione: +2%. E invece la luce ha messo a segno un’impennata del 7,1%, il gas è arrivato a 11,9%, i prodotti petroliferi hanno viaggiato su una media del 14,5% (record assegnato al gasolio per riscaldamento: +17), mandare i figli a scuola costa il 6,1% in più se frequentano le superiori e il 3,6 se già studiano all’Università, l’acqua è rincarata quasi del 4%. Naturalmente, nell’anno petrolio alle stelle, è il settore energetico a tirare la volata: portandosi dietro anche i listini collegati più direttamente alle quotazioni dell’oro nero. Per esempio i costi dei viaggi in aeroplano sono cresciuti del 19%. Ma c’è anche il carovita spicciolo, quello con cui si lotta giorno per giorno. C’è il carocolazione: anche la bottiglia da un litro di latte ha superato l’inflazione, con un rincaro del 2,5%. Non è una novità il carocasa, con i canoni di affitto cresciuti del 2,2% (non rientra nel rapporto il prezzo degli immobili, protagonisti di una corsa al rialzo che per ora non accenna flessioni). Come l’affitto - +2,2% - è aumentata l’assicurazione auto (il calcolo è fatto sulla polizza Rc). Sono questi i tariffari che aspettano al varco lo stipendio: c’è poco da stupirsi se gli italiani tagliano le spese. I consumatori prendono la palla al balzo e picchiano soprattutto sulle tariffe, ovvero i famigerati «prezzi liberalizzati»: Intesaconsumatori ha sommato aumento su aumento ed è arrivata a un conto di 670 euro l’anno a famiglia. «Senza contare - aggiunge l’associazione - i servizi bancari aumentati del 9,2%». Più una stoccata per l’Istat, che sarebbe colpevole di «rappresentare una realtà edulcorata, lontana anni luce dalle sofferenze delle famiglie». Elio Lannutti, presidente Adusbef-Intesa: «I dati del Tesoro confermano il nostro allarme sul potere d’acquisto: non si rilanciano i consumi perché le famiglie non arrivano alla seconda settimana. Gli italiani non possono fare le rate per sbarcare il lunario. Chiediamo al governo di mettere sotto controllo prezzi e tariffe altrimenti questo paese continuerà a far crescere gli utili dei monopolisti mentre il 90% delle famiglie sopporta la congiuntura economica sfavorevole». Bisogna però dirla tutta: scorrendo le tabelle del Dipartimento del Tesoro, i volenterosi riescono anche a mettere insieme qualche buona notizia. Prezzi in calo nella telefonia, che nei primi dieci dell’anno hanno segnato -1,3% - una liberalizzazione che forse comincia a dare i primi timidi risultati -. Prezzi in calo anche per i medicinali del servizio sanitario nazionale, che hanno segnato -5,2%. Spulciando si trovano le altre voci della cabala del ribasso: -0,7% fa lo zucchero, -0,3 i medicinali di fascia C, -1 fa la pasta, la regina nazionalpopolare della tavola italiana. Sono rimasti «fermi» i servizi Bancoposta: è qualcosa. Chi punta al risparmio può continuare invece la caccia al distributore: i ribassi decisi dall’Eni sui carburanti Agip nella settimana precedente Natale (4 centesimi al litro) ha scatenato la corsa delle compagnie. Passato anche Santo Stefano, all’Agip è rimasto un ribasso di un centesimo, ma è rimasto in vigore anche il taglio - ben più appetitoso - deciso da Erg per i suoi self service: 6 centesimi al litro sulla benzina, 8 sul gasolio. La guerra dei prezzi si combatte in trincea, con qualche piccola sortita. Non basta a Riccardo Villari, responsabile Mezzogiorno della Margherita, che legge nei dati del Tesoro «la più netta smentita delle chiacchiere di Berlusconi sull’economia del Paese». Secondo Villari «quasi tutte le voci di spesa di una famiglia media italiana hanno conosciuto nel corso del 2005 una fiammata di aumenti, e il bilancio è ancora più pesante per chi vive al Sud». Inevitabile l’accenno alla conferenza di fine anno del premier. Ha raccontato, dice Villari «un paese che non esiste e che è totalmente diverso da quello reale». Se è appena trascorso un 2005 salato, l’anno che sta arrivando non sembra propizio per un cambiamento di registro, almeno a sentire gli istituti di ricerca economica più blasonati. Giusto pochi giorni fa il Ref ha pubblicato la sua stima dei prezzi: dice che la luce rincarerà ancora, del 4%, come il gas che però arriverà al 5,5%. Ogni famiglia, nel corso dell’anno, spenderà 60 euro in più. Un mese fa aveva fatto calcoli analoghi il Rie: risultato, 62 euro a famiglia di caroenergia. Va registrata l’opinione del ministro delle Attività produttive Claudio Scajola, che sostiene di non credere alle cifre del Ref e si aspetta invece aumenti «inferiori al tasso di inflazione». Potrebbe accadere, se l’Authority per l’energia (è nei suoi poteri) spalmasse il recupero dei costi su un arco di tempo più lungo. Italia da record nel ramo assicurazioni, e trattandosi di tariffe a pensar male si fa peccato ma si indovina. Il record è tutto negativo: nel periodo che va dal 1996 al 2004 i prezzi delle assicurazioni sono cresciuti del 108,6% contro il 22,7% della zona euro. Il dato è nell’ultimo rapporto sull’andamento dei prezzi elaborato dal Tesoro. La corsa del Belpaese in Europa è quasi solitaria: nello stesso periodo di tempo in Francia l’aumento dei costi di assicurazione si è contenuto in un modestissimo 8,6%, in Germania il rincaro ha raggiunto quota 17,1%. Più salati i conti per gli spagnoli, che hanno visto il listino gonfiarsi del 42,5% e gli inglesi, che pagano oggi il 65,3% in più di dieci anni fa. Anche nel caso delle assicurazioni, insomma, la liberalizzazione dei prezzi non ha portato sconti. E dire che il mercato è ricco di sorprese. L’ultima è il boom delle polizze più strampalate: quella per le liti condominiali, quella contro la perdita di punti della patente, quella per le vertenze di lavoro e quella per la tutela degli acquisti sono solo esempi dal «mercato di nicchia» che negli ultimi anni ha conosciuto un vero e proprio boom: +232%. Il calcolo è contenuto in una ricerca di settore commissionata dalle compagnie: che sono già pronte a investire nelle nicchie. In Sicilia e in Sardegna circolano gli autobus - rispettivamente - più caro e più economico della Penisola: a Palermo il biglietto costa 1 euro e 5 cents, a Sassari il prezzo scende a 57 centesimi. Anche a Palermo il biglietto vale un’ora, mentre a Sassari si paga solo la corsa semplice. Secondo le elaborazioni del Tesoro, in dieci anni l’aumento dei prezzi in Eurolandia alla voce «trasporto passeggeri su strada» è del 23%, in Italia del 21,3% (ben lontana dal Regno Unito dove si arriva al 40,7% ma altrettanto lontana dalla Francia con il 13,7%). Sempre in Italia, un palermitano che si abbona annualmente al trasporto pubblico paga 446 euro, quasi il doppio di un abitante di Roma (230) o di Napoli (240). Nel 2005 gli aumenti più sostenuti si sono verificati a Perugia (oggi il biglietto costa 1 euro, nel 2004 bastavano 80 centesimi), a Lecco (1 euro, nel 2004 83 centesimi) così come a Sondrio. Più in generale, una corsa in autobus costa 1 euro nei grandi centri come Milano, Roma, Napoli, Genova, Bologna. Fa eccezione Torino (dove sono sufficienti 90 centesimi). Si scende fino a 65 centesimi nelle città più piccole, come Viterbo, Benevento. Supereconomica - insieme con Sassari - anche Olbia: qui, corsa semplice a 57 centesimi.Vacanze sempre più care per gli italiani. Nel periodo che va dal 1996 al 2004 il prezzo dei pacchetti vacanza è cresciuto a ritmi da capogiro: il conto totale segna un aumento del 35,9%, contro il 24,1% registrato complessivamente nella zona euro. Il dato è contenuto nell’ultimo rapporto sull’andamento dei prezzi, elaborato dal ministero del Tesoro. Pesano senz’altro gli accadimenti del dopo 11 settembre, che ha visto una contrazione generalizzata degli spostamenti e diverse località turistiche colpite (da Bali a Sharm El Sheik), come pesa la cattiva congiuntura: le vacanze sono tra le prime voci a saltare quando il bilancio famigliare si fa bisognoso di tagli. E pesa - non poco - anche l’impennata del petrolio, che si fa sentire nel trasporto aereo - in crisi in tutto il mondo - e, più in generale, in tutte le attività. L’aumento dei prezzi conosce però alti e bassi anche molto significativi pure se si accostano paesi tra loro abbastanza simili. Ecco il dettaglio: nello stesso periodo l’incremento registrato in Francia è stato del 19,6%, in Germania del 12,6%, nel Regno Unito del 49,9%. Il Paese dove i pacchetti vacanza hanno conosciuto il rincaro più pesante è la Spagna, dove il costo di un periodo di relax ha sfiorato il raddoppio con un incremento del 94,1%.

28/12/2005

Documento n.5487

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