Da Repubblica (26-5-06) La lettera di Lehman Brothers sulla fiat "operazione concordata con Ifil"

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La lettera di Lehman sulla fiat "operazione concordata con ifil" Giovanni Pons Il documento al centro del duello Cusani-Gabetti sull'equity swap: non si parla mai di "spezzatino" La lettera di Lehman sulla Fiat "Operazione concordata con Ifil" GIOVANNI PONS MILANO - Al centro dello scontro tra Gianluigi Gabetti, presidente di Giovanni Agnelli & C., Ifi, Ifil ed Exor, e Sergio Cusani della Banca della Solidarietà, c'è la lettera inviata il 22 aprile 2005 dalla Lehman Brothers alle banche del convertendo. Per i vertici delle finanziarie a monte del gruppo Fiat dietro quella lettera si celava un'operazione misteriosa e destabilizzante che avrebbe portato il gruppo Fiat a essere venduto a pezzi ("spezzatino"). Per Cusani e Lannutti (Adusbef), invece, quella lettera era ininfluente ed è stata utilizzata strumentalmente dai vertici Ifil ed Exor per giustificare il ricorso al contestato equity swap. Operazione che peraltro, secondo la ricostruzione Consob, risale perlomeno al 6 aprile, data in cui viene programmata la prima riunione per analizzare il contratto. Guardando in dettaglio il contenuto della lettera, di cui Repubblica è venuta in possesso, si chiariscono alcune cose. Nella missiva non si parla mai di "spezzatino" ma di un'operazione che non può prescindere dal consenso di Ifil e quindi della famiglia Agnelli. "Una Newco promossa da Lehman Brothers e capitalizzata interamente con equity, con due categorie di azioni (A e B), acquisterebbe per cassa l'intero convertendo ad un prezzo del 20-25% superiore al suo valore di mercato". In quel periodo il titolo Fiat sta scendendo in Borsa anche per il fatto che l'assemblea è stata rinviata senza una spiegazione valida. "In particolare un gruppo di investitori privati, italiani ed esteri, sottoscriverebbe le azioni di categoria A, pari a circa 2/3 dell'equity complessivo, e le banche coinvolte nel convertendo sottoscriverebbero le azioni B, per 1/3 circa". Quindi anche le banche del convertendo avrebbero dovuto rimanere in Fiat facendo però spazio a nuovi investitori privati. Chi si celava dietro questa operazione, si domanda Gabetti? La lettera lo dice. "Abbiamo la ragionevole convinzione di poter strutturare l'operazione in un breve lasso di tempo avendo già lavorato in passato su un'ipotesi simile con Roberto Colaninno. Il gruppo di investitori sarebbe costituito da primarie case di private equity italiane ed estere, famiglie italiane con vocazione industriale e investitori istituzionali. Come saprai, recentemente abbiamo rappresentato cinque private equity di primario standing nell'offerta Wind e conosciamo a fondo il loro interesse per opportunità come questa. Anche Lehman Brothers contemplerebbe la possibilità di partecipare". Non sembra un'operazione ostile anche se il richiamo a Colaninno può aver fatto tornare in mente la scalata alla Telecom del 1998. "L'operazione sarebbe concordata con Ifil, con cui Newco stipulerebbe un patto preventivo di joint governance di Fiat, con l'obbiettivo di massimizzare il valore nel medio/lungo periodo (5/7 anni). L'accordo tra NewCo e Ifil coinvolgerebbe circa il 50% del capitale di Fiat, ma senza dar luogo a un'Opa obbligatoria". E sul punto cruciale del controllo la lettera chiude: "Non prevediamo che alcun singolo investitore possa esercitare il controllo su NewCo, ma gli investitori esprimeranno un forte indirizzo gestionale su Fiat nell'ambito del patto stipulato con Ifil". Ieri, intanto, Virgilio Marrone, uno dei dirigenti indagati nel caso dell'equity swap Fiat, è stato nominato amministratore delegato dell'Ifi, la holding degli Agnelli che controlla Ifil. Nel cda è entrato Andrea Agnelli.

26/05/2006

Documento n.6003

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