Da il Manifesto del 9 febbraio ’05: H3G cede rete e lavoratori. Ieri otto ore di sciopero

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da il Manifesto del 9 febbraio ’05: H3G cede rete e lavoratori. Ieri otto ore di sciopero E’ il sogno di tutte le aziende: solo il marchio, niente lavoratori. H3G, compagnia di telefonia mobile licenziataria del servizio Umts, intende realizzarlo. Ha deciso di affittare per cinque anni la rete a Ericsson Network Service Italia (Ensi), cedendo a quest’ultima 759 lavoratori. Tecnici, ingegneri, personale specializzato. Questa volta l’outsourcing non investe il call center, ma il core business. «E’ come se un’azienda automobilistica esternalizzasse i motori», osserva Bernardo Cucuzzo della Slc Cgil di Bologna. Una pessima novità nel settore già devastato delle telecomunicazioni, dice da Roma Gianfranco Valente, pure lui della Cgil: Vodafone, Tim, Wind e gli altri gestori seguiranno l’esempio di H3G? Ieri i 3 mila dipendenti di H3G hanno scioperato contro la decisione dell’azienda, controllata dalla cinese Hutchison Wampoa. Due i presidi, a Milano per il Nord, a Roma per il Centro Sud. A Genova, dove è nata la società operativa di H3G, i lavoratori sono stati ricevuti in Regione. Lo slogan più gridato a Milano - «Vogliamo il pane oltre che la frutta» - necessita di una spiegazione. Con la promessa di cesti di frutta, massaggi, lavanderia e addirittura di un «direttore della felicità» nel 2001 H3G aveva strappato personale qualificato alla concorrenza. Ora si libera di una bella fetta per ripianare i conti e andare in Borsa. I cinesi hanno speso una barca di soldi per la licenza Umts e hanno venduto videofonini a prezzi stracciati per penetrare nel mercato. Per «rientrare», danno in affitto la rete e cedono un quarto di lavoratori alla svedese Ericsson. «Che non è il salumiere sotto casa», ammette Valente, «ha in mente di gestire diverse reti con il co-siting, installando più antenne nello stesso posto». Ma non c’è certezza che la cosa funzionerà. Cosa succederà dei 759 lavoratori allo scadere del contratto d’affitto o nel caso venga sciolto in anticipo? H3G si impegna a riprenderli indietro per un periodo di 30 mesi, ma cinque anni sono il doppio. Per questo sindacati e lavoratori non si fidano. In prima battuta il loro obiettivo è di stoppare in blocco lo smembramento che avrà un effetto a valanga. Già si vocifera di esternalizzare il call center in Romania o in Albania (dove è più facile reperire persone in grado di imparare velocemente l’italiano). Se H3G tirerà dritto, dice Cucuzzo, «vogliamo la garanzia che i lavoratori ceduti non subiranno licenziamenti collettivi». Timori infondati, replica H3G, la cessione sarà «una cosa indolore» per i lavoratori. Anzi, «quelli che passeranno alla Ericsson saranno ancora più tutelati di quelli che restano in H3G», sostiene il direttore delle relazioni esterne. H3G, Ericsson e sindacati si incontreranno vederdì presso l’Unione industriali di Roma. Il Ds Graziano Mazzarello chiede al governo un intervento urgente perché H3G garantisca l’occupazione.

16/02/2006

Documento n.5692

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