BANCHE: IL SISTEMA ZALESKI ! ALITALIA: 15 MILIONI A FANTOZZI ! LE SCANDALOSE RETRIBUZIONI DEI "MAGNAGER" !

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1 - UNICREDIT INCALZA ZALESKI: "SALVATAGGIO SENZA SCONTI"... Marigia Mangano per "Il Sole 24 Ore" L'accordo sulla ristrutturazione del debito della Carlo Tassara resta senza firma. Il colpo di scena è trapelato ieri, in tarda serata, dopo l'ennesima riunione fiume tra il finanziere Romain Zaleski e le banche coinvolte (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Mps, Ubi, Bpm). Il nodo su cui si sono arenate le trattative riguarda le garanzie: le banche chiedono alla Tassara, oltre ai pegni tradizionali, una adeguata partecipazione alle future plusvalenze derivanti dalla cessione del portafoglio partecipazioni, dove spiccano le quo-te in Intesa Sanpaolo ( 5%), Mediobanca (2%), Generali (2%), Ubi Banca (2%), Mps e Bpm (sotto il 2%), A2A (2,5%), Edison (10,2%) e Mittel (19%). Secondo quanto si apprende, la richiesta di "partecipazione" alle plusvalenze da parte delle banche sarebbe nell'ordine del 50%. Da parte sua Zaleski, come riferito da Radiocor - Il Sole 24 Ore, non intende cedere: i titoli contenuti nella cassaforte si stanno rivalutando, la Carlo Tassara non è insolvente ed è nella posizione di poter negoziare. La holding bresciana, secondo quanto si apprende, sarebbe disposta a concedere solo una partecipazione alle plusvalenze nell'ordine del 30%, forse qualcosa in meno. Proprio la resistenza del finanziere avrebbe sollevato malumori tra gli istituti coinvolti nell'operazione. Alcune fonti vicine alle trattative sottolineano che in questo momento la banca più «irritata » sarebbe UniCredit. L'istituto di piazza Cordusio, del resto, è anche quello meno coinvolto in termini di incroci finanziari-azionari. Zaleski non ha nessuna partecipazione nella banca guidata da Alessandro Profumo. Probabilmente anche per questo motivo, UniCredit ha fatto capire che sarebbe intenzionata a non cedere, dando nel corso delle ultime riunioni due precisi messaggi. Primo, la ristrutturazione del debito della Carlo Tassara è una operazione di mercato e come tale il rischio deve essere adeguatamente remunerata. Secondo, o l'accordo si fa in fretta o salta tutto. Nell'ambito del rifinanziamento del debito di 1,5 miliardi che la Tassara ha verso Rbs e Bnp Paribas, del resto, UniCredit dovrebbe partecipare alle nuove linee per il 20% (insieme a Intesa Sanpaolo le due banche copriranno l'80% degli 1,3 miliardi),ma se si considera il rientro delle linee alla Carlo tassara International,il saldo finale dell'esposizione della banca verso Zaleski dovrebbe scendere di 350 milioni rispetto agli 1,7 miliardi circa in essere al momento. Per ora, dell'iniziale schema dell'accordo messo a punto dagli advisor Banca Leonardo e lo studio Lombardi e Molinari, resta agli atti solo un primo passaggio: la ricapitalizzazione della Carlo Tassara. La società mercoledì ha varato un aumento di capitale di 200 milioni da offrire agli azionisti (Zaleski) o, in caso di rinuncia ai titolari dei bond convertibili (prestito 2007/2012 da 150 milioni; prestito 1998-2008 della Carlo Tassara stabilimenti Elettrosiderurgici). Il finanziere, insomma, fa la sua parte per sostenere la società in un momento difficile: il portafoglio "quotato" è di appena 3,6 miliardi a fronte di debiti per 5,4 miliardi. Certo, ci sono le partecipazioni non quotate, iscritte per 1,5 miliardi, ma di questi tempi qualsiasi valutazione, in previsione di cessioni, è suscettibile di «sconti». Fare cassa potrebbe significare anche svendere, soprattutto perché il progetto su cui si sta lavorando fissa tempi ben precisi: la valorizzazione deve avvenire nel giro di dodici mesi. Sullo sfondo non si placano le polemiche. Roberto Mazzotta, presidente di Bpm, sul tema Zaleski si è limitato a constatare che «obiettivamente non è una situazione che si configura in maniera brillante e se evitata sarebbe stata molto meglio». Al ministro dell'economia Giulio Tremonti, sono poi state presentate interrogazioni parlamentari. Il senatore dell'Italia dei Valori, Elio Lannutti, chiede lumi sul fatto che,in periodo di crisi, «i maggiori istituti di credito italiani» stiano erogando a Zaleski «che vive solo di finanza e non produce posti di lavoro, l'equivalente dello 0,7% del credito complessivo» alle imprese. La senatrice del Pd, Maria Leddi, chiede se le vicende della Tassara siano «circoscrivibili a un semplice rapporto tra privati». 2 - ZALESKI: LEDDI, "TROPPI DUBBI SU SOCCORSO BANCHE ITALIANE GOVERNO RISPONDA" Presentata interrogazione dalla senatrice del Pd, Maria Leddi "Il ministro Tremonti non ritiene che le operazioni finanziarie sviluppatesi intorno alla holding Carlo Tassara, che fa capo a Roman Zaleski, non siano più circoscrivibili a un semplice rapporto tra imprenditori privati?" Lo chiede la senatrice del Pd Maria Leddi in un'interrogazione rivolta al Ministro dell'economia e delle finanze. "In questi giorni - si legge nell'interrogazione - l'importante società finanziaria che fa capo a Roman Zaleski, nel cui portafoglio risultano quote rilevanti di banche, assicurazioni e imprese italiane, ha dichiarato un'esposizione nei confronti di due banche estere di circa 1,6 miliardi su un totale di esposizione debitoria di circa 6,2 miliardi di euro. Dai giornali si apprende che tali quote sarebbero state fornite alle banche estere quali garanzie per i suddetti prestiti. A fronte di richieste di rientro da parte delle banche estere, cinque banche italiane (cui farebbe capo una esposizione di 4,2 miliardi di euro nei confronti di tale società) stanno procedendo all'accollo del debito verso tali banche per 1.6 miliardi di euro rilevando i pegni azionari di cui sopra". "Da più parti - ricorda la senatrice Leddi - è stato rimarcato sia il 'groviglio' di ruolo che le banche ricoprono - essendo alcune, in questo contesto, nel contempo creditrici, titolari di pegno su azioni proprie e soggetti partecipati - sia che i prestiti alla società finanziaria di cui prima si configurerebbe pari allo 0,7 per cento dell'intero credito erogato dal sistema bancario al sistema produttivo". "Considerato l'intervento dello Stato a sostegno del sistema creditizio che ha quale fine ultimo assicurare credito alle imprese e tutelare conseguentemente posti di lavoro, chiedo al ministro Tremonti se non ritenga che le operazioni finanziarie menzionate siano ancora circoscrivibili a semplice rapporto tra imprenditori privati. Chiedo inoltre che provvedimenti intenda urgentemente assumere perché riparta effettivamente il mercato del credito alle imprese essendo evidente che il rallentamento del credito ha quale principale effetto il differimento degli investimenti cui consegue quale danno strutturale il pregiudizio della competitività e la ricaduta sull'occupazione. Chiedo poi al governo se interverrà sull'innalzamento delle garanzie minime per il finanziamento di partecipazioni e quale nuovo limite debbano rispettare questi finanziamenti in relazione al patrimonio di vigilanza delle banche. Infine - conclude la parlamentare del Pd - chiedo a Tremonti di rafforzare la trasparenza del sistema creditizio e finanziario italiano". 3 - SIGNOR 15 MILIONI... Vittorio Feltri per "Libero" Il professor Augusto Fantozzi è un fior di professionista. Col governo Lamberto Dini fu ministro delle Finanze e del Bilancio, e col governo Romano Prodi guidò il Bilancio. È titolare di un rinomato studio di commercialista in cui prestano opera parecchi dottori, presumo bravissimi. Dall'agosto scorso, da quando è stato dichiarato lo stato di insolvenza (anticamera del fallimento) di Alitalia, Fantozzi funge grazie al gabinetto Berlusconi da commissario straordinario dell'azienda dissestata. Dicono che in questo ruolo abbia lavorato benissimo e non abbiamo elementi per affermare il contrario. Ciò premesso comprendiamo un gruppo di esponenti del Partito democratico che ha presentato una interrogazione parlamentare per sapere se 15 milioni di euro non siano un compenso un po' eccessivo per un uomo pur di valore chiamato a gestire la salma della compagnia aerea. La voce sulle dimensioni del superstipendio girava da qualche tempo e la cosa più giusta da fare, in casi come questo, è chiedere precisazioni attraverso canali ufficiali. Ebbene non appena presentata l'interrogazione, rilanciata dalle agenzie di stampa, si è scatenato il finimondo. Ovvio, una simile cifra erogata in un momento in cui divampa la crisi finanziaria ed economica fa un certo effetto e suona quale insulto alla miseria cui molta gente si sente condannata. Immediatamente si è fatto vivo lo stesso Fantozzi con un comunicato molto tecnico per dire che lui non ha firmato alcun contratto, di conseguenza non si può parlare di 15 milioni di euro. Tuttavia ciò non significa che la somma destinata alle tasche del commissario non sia verosimile. Potrebbe addirittura essere superiore non per esosità dell'ex ministro, bensì calcolando la percentuale spettante ai commissari sulla massa dei passivi, degli attivi e dell'ammontare dei realizzi. Calcolo possibile soltanto alla chiusura dell'intera operazione. Comunque Alitalia, essendo stata una formidabile macchina produttrice di debiti, consentirà al commissario di assicurarsi un pacco di denaro. Vorrei sottolineare che Fantozzi non merita di essere messo sotto accusa per quanto incasserà, ci mancherebbe. Non è colpa sua se la legge prevede che i compensi per i commissari straordinari vengano parametrati sulla scorta di entrate ed uscite dell'impresa. Una legge che grida vendetta. Sarebbe interessante scoprire chi l'ha ideata e chi approvata. Soprattutto sarebbe opportuno modificarla secondo criteri più equi. Motivi di decenza impongono al governo di intervenire in maniera che in futuro non si creino situazioni offensive per milioni di italiani per i quali determinate cifre sono compatibili soltanto col superenalotto. In sintesi, apprendere che un'azienda decotta quale Alitalia, nella quale sono stati pompati fondi pubblici in quantità smisurata (e che nonostante ciò è saltata per aria lasciando in eredità ai cittadini una montagna di debiti da saldare), si permetta il lusso di coprire d'oro un signore incaricato di organizzare un funerale, beh, diciamocelo, fa venire i conati di vomito anche a chi abbia lo stomaco di ferro.D'accordo. Ormai su Fantozzi non si può tornare indietro. Sarebbe scorretto. Però ci auguriamo che la maggioranza si adoperi per evitare si ripetano episodi come questo. In fondo cambiare una norma non comporta spese paragonabili al parcellone del commissario straordinario. Il quale converrà con noi: se lui intasca dallo Stato 15 milioni di euro non si può dare torto ai piloti quando piangono sulla loro Cassa integrazione di 8 mila euro al mese per sette anni. 4 - IL GIALLO DELLO STIPENDIO DI FANTOZZI... Da "La Stampa" - È bastato un attimo per far esplodere la polemica sullo stipendio di Fantozzi, anzi un titolo di giornale. Ieri il quotidiano finanziario Mf ha scritto che il commissario riceverà 15 milioni. Apriti cielo: per prima è intervenuta Daniela Santanché, scandalizzata per il «breve» periodo da commissario. Poi i piccoli azionisti. Infine il diretto interessato, Augusto Fantozzi. Per dire che per ora non ha firmato nessun contratto ma che il compenso è stabilito dalla legge, non è frutto di un contratto, ed è proporzionale al valore della società commissariata e delle responsabilità civili che comporta l'incarico. Tutt'altro che breve, perché potrebbe durare 7 anni. Tra parentesi: per l'amministrazione controllata di Parmalat, durata circa 3 anni, Enrico Bondi ha preso 32 milioni. [28-11-2008]

28/11/2008

Documento n.7629

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