BANCHE: 2009 ANNO DELLA FENICE,CON AIUTI DI STATO PER SALVARLE DAL CRACK. SOLDI USATI PER PAGARE LAUTI BONUS,RICOMINCIANDO SPECULAZIONI COI DERIVATI

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2009-12-29 17:05 2009: PER BANCHE ANNO DELLA FENICE CON AIUTI STATO/ANSA EVITATO TRACOLLO GENERALE MA POLEMICHE SU BONUS, TIMORI SU 2010 ROMA (ANSA) - ROMA, 29 DIC - Dal baratro alla ripresa grazie al massiccio intervento pubblico e al fiume di liquidità a basso prezzo erogato dalle banche centrali. Il 2009 che si chiude fra poco è stato l'anno della fenice per le banche nel mondo dopo che, alla fine del 2008, la catena di perdite e fallimenti, primo fra tutti quello della Lehman Brothers, aveva fatto temere un completo tracollo del sistema bancario e finanziario. Con le spalle coperte da garanzie e fondi pubblici le banche, dopo un primo trimestre nero, riprendono così a rivedere i profitti, magari proprio nei settori della finanza e del trading azionario grazie all'abbondante liquidità a disposizione mentre sui crediti la politica di finanziamenti facili che aveva generato i subprime cambia e l'accesso per famiglie e imprese si fa più rigido. Con gli utili tornano anche i vecchi vizi e la volontà di riprendere i maxi bonus e gli incentivi ai dirigenti provocando la reazione risentita di governi e opinione pubblica. La ripresa dei bilanci, così come quella dell'economia reale, è pero basata secondo molti analisti su fondamenta di sabbia e 'drogata' dal supporto statale. In più, secondo la Bce, il prossimo anno si vedranno svalutazioni per altri 187 miliardi di euro nella sola Europa che faranno salire il conto della crisi a 533 miliardi. Nel Vecchio Continente i primi mesi del 2009 vedono cadere sotto l'ombrello della nazionalizzazione o della garanzia statale, come in un effetto domino, la Anglo Irish Bank, il gruppo Lloyds Banking, la Royal Bank of Scotland e poi l'olandese Ing, la Fortis in Belgio e la Hypo Bank in Germania, Interventi costosi che costringono gli Stati a indebitarsi e a far saltare i parametri di Maastricht nello sforzo di non interrompere il flusso di liquidità all'economia reale. In Italia nessuna banca ha la necessità del salvataggio statale e anzi i Tremonti Bond. destinati a sostenere la capitalizzazione delle banche e a non bloccare il flusso di crediti alle imprese, sono poco utilizzati innescando una polemica fra il ministro e il sistema. Le banche replicano sostenendo che gli strumenti, per il solo fatto di essere disponibili, hanno avuto una funzione preziosa di garanzia per rasserenare gli investitori nel pieno della crisi ma che ora è più conveniente per loro approvvigionarsi normalmente sui mercati. Nella decisione comunque, molti vedono una riluttanza a far tornare la presenza dello Stato in un settore privatizzato negli anni '90. Anche negli Stati Uniti, dove 245 miliardi dei fondi del programma Tarp da 700 miliardi pensato dall'amministrazione Bush e proseguito da quella Obama a inizio del 2009 sono stati destinati a salvare le banche acquisendo azioni degli istituti in difficoltà, questi iniziano quasi subito una corsa a ripagare gli aiuti statali. Una decisione dettata dalla volontà di liberarsi così dell'ingombrante ingerenza pubblica su bonus e vincoli all'attività creditizia, assolutamente inedita negli Usa e che si accompagna a una gogna mediatica e politica dei banchieri sull'uso dei fondi Tarp, sulle buonuscite principesche , sui 'paracadute d'orò e sull'acquisto di nuovi lussuosi jet. A fine anno così il 75% dei fondi investiti nel comparto dovrebbe essere ripagato allo Stato dalle banche. Dopo aver superato lo stress test imposto dalle autorità Usa e aver ripreso a macinare utili, anche grazie alla scomparsa di alcune rivali acquisite o fallite, nel mese di giugno 10 banche (Jp Morgan, Goldman Sachs, Morgan Stanley, American Express, State Street, Bank of New York Mellon, U.S.Bancorp, Capital One, BB&T e Northern Trust) ottengono il via libera dal Tesoro a ripagare gli aiuti. Una lista che, in queste settimane, ha visto aggiungersi anche Bank of America e Well Fargo. Sulla delicata questione dei bonus invece il confronto è ancora aperto. L'Fsb di Mario Draghi su mandato del G20 ha messo a punto a settembre le norme per legare le retribuzioni ai risultati a lungo termine ma sui bonus di fine anno diversi governi, fra cui quello britannico, hanno deciso di intervenire in maniera più incisiva per evitare abusi. (ANSA).

29/12/2009

Documento n.8379

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